E’ stato arrestato questa mattina in Italia Vitaliy Markiv, cittadino ucraino con cittadinanza italiana, accusato dell’omicidio del giornalista Andrea Rocchelli avvenuto il 24 maggio del 2014 nei pressi si Sloviansk. Markiv è accusato di omicidio aggravato dalla crudeltà in concorso con altre persone.

Nel dispositivo notificato si legge “assiepatosi in cima alla collina denominata Carachun volontariamente cagionava la morte del cittadino italiano Andrea Rocchelli indirizzando contro quest’ultimo (e contro coloro con i quali tale fotoreporter italiano stava effettuando un servizio fotografico) dapprima varie raffiche di colpi esplosi da plurime armi da fuoco e successivamente – dopo che la persona offesa si era rifugiata in un fosso ne tentativo di salvarsi la vita – circa venti colpi di mortaio

StopFake si è più volte occupata della vicenda producendo anche evidenze oggettive e mettendole a disposizione della Procura di Pavia (anche se nessuno ancora ha dimostrato interesse). In tali evidenze emergeva che dalla cima della collina era impossibile colpire l’auto di Rocchelli per la distanza superiore a 1,6 km. Anche il vice Procuratore Capo dell’Ucraina, Eugene enin, aveva rilasciato un’intervista a StopFake sulla vicenda assicurando che la Procura ucraina stava collaborando con le autorità italiane. Oggi in un post su Facebook Enin si è detto sorpreso della decisione italiana di arrestare Markiv in quanto una serie di indizi portavano invece su un’altra pista. Ovviamente i canali diplomatici di sono messi in moto in quello che potrebbe diventare un caso se le prove a supporto dell’ordinanza non si dimostrassero ferree.

E’ chiaro che se la Procura italiana ha agito significa che è in possesso di gravi indizi di reato che vanno aldilà delle cose scritte nell’ordinanza e che al momento sono coperte da segreto istruttorio, pertanto prima di trarre conclusioni affrettate sarà necessario leggere gli atti ed attendere l’interrogatorio di garanzia.

Detto questo però alcune considerazioni sono legittime.

Se come sembra la Procura è in possesso di prove schiaccianti che dimostrano la volontà del Markiv ad uccidere Andrea Rocchelli in quanto giornalista italiano, allora è giusto che prenda l’ergastolo come prevede la legge.

Una cosa però salta agli occhi e cioè che nell’unico atto al momento a disposizione si legge “assiepatosi in cima alla collina denominata Carachun” evidenzia il fatto che Markiv si trovava a più di 1,6 km di distanza e quindi fuori dal tiro utile massimo di un AK47 che è 400 metri. Tale frangente avvalora quanto scritto da noi in precedenza e cioè che il terreno non permetteva delle sortite in quanto si trattava di campo aperto.

Secondo, in una situazione di guerra non è facile riconoscere a tale distanza un reporter e distinguerlo da un miliziano armato, entrambi portano casco e giubbotto anti proiettile. In questo caso non ci sarebbe alcuna volontarietà ad uccidere un giornalista straniero ma solo una normale dinamica di guerra e cioè chi è addetto al monitoraggio del terreno assediato vede persone alla base della collina territorio nemico) che si avvicinano ed apre il fuoco.

Terzo sembra strano che chi è addetto a fuoco di sbarramento con armi automatiche lasci la postazione per portarsi nelle retrovie ed iniziare un fuoco mirato con i mortai. Il fuoco dei mortai c’è stato ma normalmente chi è addetto alla postazione mortai ha un ruolo differente rispetto chi fa ricognizione.

Emerge anche che avevamo ragione noi quando denunciavamo i fake di diversi giornali che riportavano che la Procura ucraina non voleva collaborare. Se fosse stato così avrebbero detto al Markiv di non andare mai in Italia perchè avrebbe corso il rischio di essere arrestato. Tra l’altro sembrerebbe che il Markiv collaborasse attivamente con l’Ambasciata italiana a Kyiv in qualità di traduttore estemporaneo.

Sicuramente la Procura nelle prossime ore dipanerà questi interrogativi ed esporrà le prove che dimostrano che il Markiv ha agito con dolo e consapevolezza, cosciente che si era concentrato su un civile in una azione di guerra. In caso contrario il Markiv sarà liberato in quanto non è possibile accusare di omicidio un soldato in una zona di guerra per ovvi motivi.