Microsoft unisce le sue azioni a quelle già intraprese da Facebook e Google nella lotta contro le false notizie. Al via il fact check che caratterizzerà alcuni dei risultati riportati nel motore di ricerca di Redmond

Bing ha annunciato l’introduzione di una nuova funzione che permetterà ai propri utenti di individuare immediatamente le cosiddette “fake news”.


La novità sarà introdotta direttamente tra i risultati offerti dalla sua ricerca, per mezzo di un’etichetta che accompagnerà le preview degli articoli interessati.

La mossa risponde naturalmente a una delle grandi emergenze della Rete: il proliferare di false notizie che finiscono anche per influenzare la politica internazionale.

Sulla stessa linea anti-fake news si sono anche per questo già mossi giganti come Facebooke Google: Bing sembra ricalcare proprio i passi di Mountain View, collaborando da un lato con terzi “fact checker” e incentivando l’adozione di alcune modifiche al codice delle pagine Web da mostrare tra i suoi risultati.

Per contrassegnare una notizia come falsa, il team di Bing si appoggerà ai servizi di verifica delle storie di Snope e PolitiFact. Trattandosi di fatto di un lavoro redazionale, non tutte le notizie saranno verificate, così come non tutte le fonti: come per Google, l’etichetta del fact cecking è legata ad una linea di codice che i siti possono incastonare nelle proprie immagini per consentire ai motori di ricerca di prendere le informazioni necessarie alla verifica delle informazioni da parte di terzi.

In pratica, tutti possono adottare l’etichetta del fact checking se rispettano alcuni canoni controllati poi dal motore di ricerca: analisi trasparente delle fonti e dei metodi con i quali sono stati analizzati, dati e fatti identificabili e pertanto verificabili, collegamento con istituti terzi di fact checking. Se tali standard saranno riscontrati, un determinato contenuto potrà avere il contrassegno ClaimReview dello Schema.org. Nelle sue verifiche Bing terrà inoltre conto della reputazione dei siti rispetto ai precedenti casi di verifica dei contenuti condivisi.

In questo modo, il motore di ricerca di Microsoft spera di creare un effetto positivo che si possa ripercuotere sui contenuti online attraverso la possibile influenza del comportamento degli utenti, cui sarà possibile con minor sforzo destreggiarsi tra le bufale e le reali informazioni presenti in Rete.

Claudio Tamburrino