L’8 aprile, il portavoce del sedicente Ministero della Difesa della Repubblica Popolare di Donetsk, Eduard Basurin, ha fatto un’affermazione straordinaria: una “brigata islamica”, con ben 500 combattenti era stata schierata nel porto della città ucraina di Mariupol e stava collaborando con la 36 ° brigata di fanteria navale.

Ancora più scioccante, secondo Basurin, che questa brigata controllava il porto di Mariupol per facilitare il traffico illecito di armi chimiche da e verso paesi del Medio Oriente non identificati.

“Abbiamo scoperto l’arrivo di un battaglione islamico con ben 500 persone a Mariupol. Questo battaglione sarà operativo nella zona di competenza della 36° brigata di fanteria navale [dell’Ucraina]. Il battaglione ha il compito di assicurare la sicurezza sui magazzini di armi contenenti proiettili per l’artiglieria e anche di prendere il controllo del porto di Mariupol, che è diventato un punto di transito per il commercio illegale di armi, comprese le armi chimiche, con i paesi del Medio Oriente. Il battaglione viene dislocato sulla via Bakhchivandzhi. Il responsabile del battaglione è un comandante di una compagnia della Guardia Nazionale ucraina, maggiore Karpenko.”- Eduard Basurin (8 aprile 2017)

Le reazioni dei locali

La maggior parte dei locali in Mariupol hanno reagito all’annuncio in lacrime, ma lacrime dovute alle risate. Da un gruppo di VK locale, le prime tre risposte a un post su commenti di Basurin sono state: “Oh, ridicolo,” “Oh daaaaaaang, come posso nemmeno uscire di casa ora” e un commento prendendo in giro l’idea di un “maggiore? Karpenko”- con un nome molto ucraino dal suono – diventato il comandante di questo cosiddetto battaglione islamico

Più avanti nel thread tra i commenti, alcuni utenti hanno tentato di difendere la validità della notizia che un battaglione islamico avrebbe potuto improvvisamente apparire nella loro città.

L’affermazione di Basurin è composta da due affermazioni principali, una specifica e l’altra generale. L’affermazione specifica riguarda lo stazionamento di un “battaglione islamico” in una strada a Mariupol; l’affermazione generale riguarda il commercio di armi chimiche.

L’affermazione specifica ha provocato rapidamente scetticismo. Alcuni abitanti locali di Mariupol hanno iniziato col domandarsi circa la logistica così come presentata da Basurin: dove c’è una base sulla via Bakhchivandzhi abbastanza grande per 500 persone per muoversi e iniziare a operare ?.

Su tale via vi è infatti una base per unità militari sulla via Bakhchivandzhi, anche se è difficile immaginare che ulteriori 500 persone potrebbero essere basate in questa posizione.

Base dell’unità militare 3057 in Mariupol, locata a 47°5’34″N, 37°31’46″E. Source: Google Earth/Digital Globe

Nessun abitante locale ha fatto menzione di questo cosiddetto battaglione islamico su alcun social media come Vkontakte, come ci si aspetterebbe dopo la dichiarazione del funzionario separatista. Data la mancanza di prove e la mancanza di strutture sufficienti per ospitare una grande unità, la dichiarazione di Basurin sembra essere un falso. Allora, da dove nasce la storia?

Origini di un Fake

Come la maggior parte dei fake, la storia di Basurin del battaglione islamico che opera con la brigata di fanteria di marina a Mariupol, è una falsa dichiarazione costruita su un piccolo granello di verità. Nel mese di febbraio 2017, Mustafa Abdülcemil Qırımoğlu, un ucraino deputato e leader ampiamente riconosciuto dai Tatari di Crimea, ha detto che era in vigore un accordo con il Ministero della Difesa ucraino per creare un’unità di fanteria di marina composta da 250 uomini del battaglione Asker, un controverso gruppo di volontari Tatari.

Il battaglione ha attirato critiche da parte della società sia russa che ucraina per il suo ruolo nella cosiddetta blokada al confine con la Crimea dopo che la penisola è stata illegalmente annessa alla Russia. Dalla sua costituzione nel 2016, questo gruppo di volontari Tatari di Crimea ha organizzato un blocco lungo il confine della Crimea ed è stato coinvolto in scontri con la polizia ucraina.

Nonostante l’annuncio di febbraio, l’8 aprile, Lenur Islyamov, un uomo d’affari della Crimea e organizzatore del blocco Civile di Crimea, ha detto che il battaglione non era ancora stato integrato nelle forze di fanteria navali ucraine.

Il motivo del ritardo è dovuto  alla rigidità di alcuni funzionari militari che prendono tali decisioni. Ancora oggi credono ai miti negativi sui Tatari della Crimea. (…) A differenza di alcuni politici ucraini e funzionari militari, penso che sia necessario creare un’unità militare tra le fila ucraine in cui vi è la possibilità di riconoscere le esigenze di base in materia di simboli religiosi dei soldati.”-Lenur Islyamov, 8 APRILE 2017.

Nonostante Basurin non ha mai fatto riferimento esplicito ai Tatari della Crimea o al battaglione Asker, sembra molto probabile che egli alludesse proprio a tale battaglione il quale sarebbe dovuto essere integrato con la 36° brigata di fanteria navale attualmente dispiegata all’interno e nei pressi di Mariupol. Tuttavia per qualche ragione Basurin ha raddoppiato la dimensione prevista del gruppo ancora da formare portandolo da circa 250 a 500 volontari.

L’affermazione di Basurin è inequivocabilmente falsa, il granello di verità sta nei piani, anche se a quanto pare ora in attesa, di integrare un battaglione di volontari a maggioranza musulmana nei ranghi della fanteria navale ucraina. I dettagli rimanenti invece, sono pura fantasia: la dimensione del battaglione, lo stato del gruppo di volontari ancora da integrare, e la posizione dei “500” nuovi combattenti.

Una storia di islamofobia

Questo non è il primo caso di notizie false che collega gruppi di musulmani e jihadisti ai militari ucraini e con i battaglioni di volontari integrati con essi. L’esempio più famoso è emerso nei primi mesi del 2016. In questo caso un gruppo di hacker apparentemente indipendenti Cyber Berkut “faceva trapelare” una serie di fotografie presumibilmente scattate da un combattente del famigerato Battaglione Azov. Cyber Berkut eveva fabbricato prove che dimostravano che i combattenti di Azov indossavano abiti con i simboli dell’ISIS.

Tuttavia, queste fotografie non sono state scattate in una base del Battaglione Azov, ma in un centro d’arte abbandonata a Donetsk, cuore del territorio separatista. In un’indagine esaustiva, della BBC Soshnikov aveva geolocalizzato queste fotografie e scoperto “l’arte del falso”, dove descrive come il centro d’arte a Donetsk sia diventata una “base ISIS”.

Screenshot da Andrey Soshnikov’s BBC investigation. a sinistra : “Izolyatsiya” Art Center nel 2012,  a destra :  “ISIS base” nel 2015
Screenshot da Andrey Soshnikov’s BBC investigation mostra gli stessi mobili . sinistra :  “Izolyatsiya” Art Center nel 2012, a destra:  “ISIS base” nel 2015
Screenshot da Andrey Soshnikov’s BBC investigation mobili identici. 

Chiaramente, la storia di Cyber Berkut relativa a un gruppo ibrido ISIS-Azov era una pura invenzione.

Tuttavia, possiamo osservare come altre storie simili al “Battaglione islamico” di Mariupol, iniziano con un granello di verità per poi crescere in grandi cospirazioni radicate nella islamofobia.

Ad esempio, nel 2015 più report ben documentati, tra cui dal New York Times e Intercept, descrivevano come gruppi di volontari soprattutto musulmani alcuni con legami con organizzazioni estremiste, hanno partecipato ai combattimenti nel Donbas. A loro volta, altri siti web pubblicavano storie con titoli senza alcun fondamento nella realtà, come ad esempio “Kiev – fornitura di armi ai terroristi Gruppo ISIS!”, “ISIS campi di addestramento concentrati nel sud dell’Ucraina,” e “L’Ucraina importa dall’ISIS il petrolio attraverso il Porto di Odessa”.

L’affermazione di Basurin l’arrivo di un “battaglione islamico” non ha nessun fondamento nella realtà, e probabilmente è nata da un’esagerazione dell’integrazione di un gruppo di volontari dei Tatari di Crimea nei ranghi della fanteria navale ucraina.

L’affermazione infondata del traffico di armi chimiche è ancor meno convincente, poggia esclusivamente sulla parola di Basurin. Tuttavia, è interessante leggerla alla luce del raid aereo americano contro la Siria, raid causato proprio dall’uso di armi chimiche a Khan Sheikhoun.

I “paesi del Medio Oriente” in cui l’Ucraina starebbe esportando armi chimiche non sono stati nominati, e la narrazione vorrebbe condurre alla tesi russa che i gruppi di opposizione siriana che erano in possesso di armi chimiche erano stati riforniti dall’Ucraina