Fonte : La Stampa

Il mistero dell’account twitter di Trump, cresciuto di cinque milioni di follower in meno di tre giorni

Gli analisti: “Qualcuno lo sta aiutando, è chiaro che è imminente un’operazione”. Malcolm Nance: “C’è il supporto della cyberguerra della Russia? La maggioranza sono bot”

Se succedesse in Italia, chi potrebbe farlo? L’account twitter di Donald Trump ha guadagnato, in meno di tre giorni, cinque milioni di follower, e defollowato a valanga gli autori di tweet anche solo lievemente critici. Cosa sta succedendo nella rete ingegnerizzata pro Trump, chi ci sta lavorando sopra, e per fare cosa? Si prepara una gigantesca operazione di distrazione di massa, connessa magari ai guai del Russiagate del presidente che potrebbero – in prospettiva – travolgere la Casa Bianca?

Sono in molti gli osservatori più attenti (e una nuova figura di cyberwarriors per la democrazia, che in America sta nascendo) che si stanno facendo queste domande in queste ore. Negli Stati Uniti ma anche nella parte di mondo politico europeo più consapevole. Chi muove questa operazione? E, appunto, di che tipo di operazione si tratta, per caso di una information operation? Si prepara una distorsione dei fatti, o una distrazione di massa?

Anne Applebaum, editorialista del Washington Post, usa un’immagine suggestiva, «i bot nelle reti automatizzate sono le camicie brune del ventunesimo secolo». Le analisi sull’account di Trump suggerivano, già prima di questo episodio, che una cifra variabile di suoi follower fossero automatizzati (una cifra tra il 25 e il 50%). Ora Malcolm Nance, trentacinque anni nell’intelligence americana, autore di un libro molto bello, The Plot to Hack America, domanda: «Il supporto della cyber guerra russa sta incrementando la crescita di Trump su twitter? Si tratta di un indicatore chiave, nell’intelligence, che dice di un’imminente, grandiosa azione politica». Uno dei primi ad accorgersi che c’era un’operazione in corso è stato The Jester – un hacktivist (o cyberwarrior) inserito da Time nella classifica delle trenta persone più influenti al mondo dell’ultimo anno. Bene: The Jester ritiene senza esitazioni che se fa questo, «Trump si sta preparando a qualcosa». Altri commentatori (per esempio Sarah Kendzior) ricordano che sta succedendo qualcosa di molto strano proprio come all’indomani dell’inaugurazione della presidenza Trump, cioè che «anche tantissimi utenti reali vengono forzati, a loro insaputa, a seguire l’account di Trump».

Racconta una nostra fonte che nella rete social pro Trump, dopo le elezioni vittoriose, c’è stata una discussione di fondo tra chi voleva (almeno momentaneamente) frenare (se non altro le pratiche più spregiudicate) e chi invece spinge per accelerare. Jeff Giesea potrebbe appartenere ai primi, mentre non è stato mai dichiarato ufficialmente il ruolo giocato da una società – la Vizsense – nella campagna web trumpiana. Quella società, ha raccontato ilWashington Post, è gestita da Jon Iadonisi, ex socio del generale Flynn, e ex Navy Seals. Iadonisi in passato si è occupato di guerriglia social in ambiti militari (in guerra, propriamente). La domanda che viene di fronte a queste dinamiche – del tutto simili a quanto avvenuto in Inghilterra nella campagna per la Brexit, ma non così dissimili, nel design matematico, da una rete italiana – mette paura: si stanno applicando sempre più massicciamente – tra l’altro, da attori spesso non dichiarati – tecniche di provenienza militare alla politica delle democrazie in tempi civili?