Come era prevedibile la Russia sta esercitando il massimo sforzo in vista della discussione europea circa le sanzioni. Nonostante la retorica del Cremlino che vorrebbe le sanzioni ininfluenti per la propria economia, ma che anzi secondo alcuni membri del Governo russo avrebbero permesso il rilancio della produzione interna, i fatti dimostrano che due anni di sanzioni hanno provocato ragguardevoli tensioni all’interno del circolo magico di Putin.

Va ricordato che le sanzioni sono relative solo a settore energetico, finanziario e di tipo individuale per persone pienamente compromesse con la guerra in Ucraina. Sono state invece le “contro sanzioni” di Putin a colpire il ceto medio basso del proprio paese e di conseguenza alcuni settori dell’export europeo.

Va anche ricordato che se domani le sanzioni verranno rimosse ne beneficeranno solo gli oligarchi russi e alcune lobby europee legate alla finanza ed al settore energetico. Per dirla con altre parole, il piccolo produttore di Kiwi non avrà alcun beneficio così come gli albergatori italiani anche perché la situazione economica della Russia è radicalmente cambiata a causa della svalutazione del rublo dovuto al crollo dei prezzi di gas e petrolio.

Fatta questa premessa si possono analizzare le varie mosse del Cremlino in ambito internazionale per poter arrivare se non alla cancellazione almeno ad un alleggerimento delle sanzioni. Putin personaggio iper narcisista non sopporta di stare a margine dei tavoli che contano a livello internazionale e pur di tornare alla ribalta sarebbe disponibile ad apparire meno intransigente sulla questione Ucraina bluffando per un ennesima volta salvo poi sparigliare nuovamente le carte quando il momento sarà più opportuno.

E’ interessante notare come proprio in questo periodo il Giornale di Berlusconi stia effettuando una nuova “missione” giornalistica nel Donbass dopo due anni di quasi assoluto silenzio. Viene più di un dubbio che sia un reportage “commissionato”, specie vedendo i nomi dei “reporter” nel video di presentazione mostrato nella pagina di CrowFunding creata ad hoc.

Propaganda russa in Italia

Se la missione ha lo scopo di creare una base di consenso in Italia per l’allentamento delle sanzioni in modo tale da fare pressioni sul Governo Italiano per operare in tal senso, è facilmente intuibile quali ne saranno i contenuti.

Volendo fare un esercizio divinatorio, mettendomi nei panni di un novello Tiresia, provo ad enunciare alcuni punti topici di questo “scoop” giornalistico che verrà fatto nei prossimi giorni in Donbass.

Questo servizio si baserà quasi esclusivamente sulle ragioni dei “separatisti”, “indipendentisti”, “ribelli” facendo bene attenzione ad utilizzare termini romantici e che non richiamino nozioni negative verso questi personaggi, l’uso delle parole è stato attentamente studiato dalla propaganda. Definire un criminale come Givi un “ribelle” evoca l’immagine di james Dean piuttosto che quella di Himmler.

Ci saranno delle interviste fatte a qualche capo di queste milizie tipo Zakharchenko o appunto Givi visto che Motorola ora si trova a San Pietroburgo mentre Girkin è a Mosca (ma non erano tutti eroi Ucraini indipendentisti ?). In tali interviste non verrà mai posto l’accento sul fatto che su questi personaggi si sta indagando per crimini di guerra o che quasi tutti sono russi e non ucraini, ma si riporteranno le loro dichiarazioni incentrate sul fatto che nel Donbass vi è stata una insurrezione popolare di minatori e trattoristi che non possono accettare che il loro paese sia governato da una orda di neonazisti sanguinari.

E’ probabile qualche accenno a qualche nuova strampalata teoria circa l’abbattimento del volo Malesyan Airline MH17 visto che ad ottobre ci sarà la chiusura dell’indagine durata più di due anni che porterà all’indiscutibile verità che il volo fu abbattuto dai russi.

Sicuramente si dimostrerà che gli accordi di Minsk non vengono rispettati da parte Ucraina e che ogni notte i poveri civili di Donetsk sono sottoposti a continui bombardamenti effettuati da milizie neonaziste ucraine.

Non troverete alcuna testimonianza della presenza di unità regolari russe ne tanto meno di mezzi corazzati e di tecnologia avanzata per il warfare elettronico. Gli unici russi che saranno intervistati saranno i “volontari” giunti qui a rischiare la propria vita per fermare il virus nazista che si è acceso in Europa.

La popolazione civile sarà all’unisono per la riannessione con la Russia e difficilmente si farà cenno al progetto di Novorossia abbandonato ufficialmente dalla Russia stessa. Potrebbe rientrare anche qualche testimonianza di “attrici” russe già ampiamente sputtanate sui siti di mezza Europa, attrici che di volta in volta rivestono ruoli differenti quali profugo, mamma di soldato, donna violentata, casa distrutta etc. etc.

attrice russa in donbass

Caso mai ci fosse spazio per qualche frammento di parte Ucraina sicuramente ci sarebbero interviste ad elementi di Pravji Sektor e comunque a soldati che odiano il Presidente Poroshenko e che mettano in cattiva luce l’Ucraina del post Maidan.

Con questa deontologia professionale non c’è da meravigliarsi se il Governo Ucraino intenda cautelarsi verso i giornalisti stranieri non concedendogli il permesso di soggiornare nelle zone di guerra.

La guerra di propaganda vede in netto vantaggio la Russia anche perché ha un budget 1000 volte superiore quello dell’Ucraina e la possibilità di finanziare persone e progetti anche in Stati Europei. Le sanzioni contro la Russia sono destinate ad essere affievolite per mantenerne solo una velata parvenza quale giustificazione politica, alla faccia del diritto internazionale che cede il passo agli interessi delle grandi lobby. Ciò che ieri era un crimine internazionale (l’invasione della Crimea e la persecuzione della minoranza Tatara) oggi diventa un’opportunità di business come anche testimoniato dal voto del Consiglio Regionale Veneto.

In questo quadro geopolitco l’Ucraina deve cominciare a elaborare un piano B. Una Russia a cui vengono revocate le sanzioni significa un paese che non ha più alcun freno alle sue mire espansionistiche, un paese che potrebbe auto convincersi che è finalmente arrivato il momento di mettere in atto il progetto euro asiatico e porre rimedio alla Babilonia Europea oramai corrotta nel profondo.

Il Piano B ucraino non deve aver nulla a che vedere con gli accordi di Minsk, anche perché come ricorda Victor Shishkin, giudice della Corte Costituzionale Ucraina, questi accordi non hanno alcun fondamento giuridico e pertanto sono nulli.

L’analisi di Victor Shishkin è supportata dal fatto che questi accordi sono stati firmati da tre parti, Zakharchenko, Plotnitskiy che non hanno alcun riconoscimento giuridico internazionale, poi da un ex Presidente dell’Ucraina che in quanto tale anch’esso non ha alcun riconoscimento giuridico e dall’Ambasciatore della federazione Russa Zurabov che come sostenuto da Putin in questa faccenda non centra nulla.

Probabilmente solo il proseguimento delle sanzioni potrebbero scongiurare una escalation militare in Ucraina, una escalation che si potrebbe rivelare molto pericolosa per l’intera Europa. Le esercitazioni NATO che si stanno svolgendo nei Paesi Baltici lo stanno a testimoniare, sono le più grandi mai concepite da quando c’è l’alleanza. Così assistiamo alla sclerotica decisione da una parte di finanziare queste esercitazioni da parte degli Stati europei e dall’altra i vari Governi che tentano di ammorbidire la loro posizione nei confronti della Russia nella speranza che questa non si senta autorizzata a spingere poi sull’accelleratore dell’opzione militare che tanto spaventa gli stessi europei.

Gli antichi dicevano Si vis pacem, para bellum, se vuoi la pace preparati alla guerra, ma forse i politici moderni non hanno la stessa lungimiranza dei nostri avi.

di Mauro Voerzio