Superare i conflitti, vincere l’odio con il bene, per fare dell’Ucraina un Paese libero ed europeo. È questo l’obiettivo che si deve porre la Chiesa in Ucraina, nelle parole di padre Oleksandr Khalayim, uno dei sette testimoni che, nel padiglione di Aiuto alla Chiesa che Soffre al Meeting di Rimini, hanno raccontato come si vive da cristiani perseguitati. Una esperienza peculiare, quella dei cristiani in Ucraina, che scompaiono spesso dagli occhi del mondo nonostante il conflitto sia sempre lì, ormai da anni, creando una emergenza umanitaria dura a morire.

Lei al Meeting si trova in uno stand molto particolare, in cui viene raccontata la persecuzione dei cristiani nel mondo. L’Ucraina però sembra vivere una situazione diversa, i cristiani sono stati protagonisti del cosiddetto “Maidan”, la Chiesa greco-cattolica ci ha tenuto a far sapere di essere stata sempre vicina alla popolazione, pur non avendo mai voluto prendere una posizione politica. In che modo, allora, i cristiani sono perseguitati in Ucraina?

La persecuzione della Chiesa in Ucraina è durata per tutto il periodo dell’Unione Sovietica, quando il regime voleva eliminare ogni segno di cristianesimo. Oggi, la Chiesa in Ucraina ha grande autorità, anche se vive alcuni problemi nella zona del conflitto e in Crimea. Vero, al Maidan erano presenti le Chiese cristiane: non solo i greco cattolici, ma anche i cattolici romani e ortodossi di Kiev, e anche comunità di ebrei e musulmani. Piazza Maidan, nei giorni della Rivoluzione della Dignità, era davvero il posto del vero ecumenismo e della vera fraternità. Le persone sono scese in piazza unite per difendere i valori fondamentali della libertà dell’essere umano, di non entrare in una nuova schiavitù uscendo dalla vecchia.

Quale è stato allora il ruolo della Chiese nella Rivoluzione della Dignità?

In questo duro periodo, sacerdoti, pastori e laici di ogni confessione hanno portato avanti la loro missione, collaborando gli uni gli altri in una atmosfera di solidarietà, fratellanza e amicizia. Cercavano così di abbattere il sistema di corruzione e di sfruttamento delle persone e di costruire una nuova strada, una nuova Ucraina con nuovi valori. La Chiesa presente a Maidan è sempre stata pronta a condividere il destino del suo gregge. È rimasta vicina a tutti, infondendo con la preghiera la forza di resistere.

Quello che avviene in Ucraina è un conflitto ormai dimenticato, nonostante l’attenzione che anche Papa Francesco ha voluto dare sul tema con la Colletta straordinaria per l’Ucraina. Quale è dunque la situazione attuale in Ucraina? 

La domanda da fare è: perché i mass media non parlano quasi di quello che sta succedendo in Ucraina? Per diversi motivi: politici, economici, manipolazione dell’informazione. Ma tra poco arriverà l’inverno, e allora ci si ricorderà di nuovo dell’Ucraina, perché la Russia ricomincerà a manipolare l’opinione pubblica con la questione del gas.

Avete alcune cifre della crisi che si vive in Ucraina?

Il conflitto nel territorio est dell’Ucraina ha già portato via più di 9500 persone, e quasi 800 mila vivono nelle zone delle operazioni di guerra o comunque nelle vicinanze. Ci sono quasi 2 milioni di persone costrette a lasciare le loro case. E purtroppo negli ultimi tempi la situazione è peggiorata: i separatisti muovono ogni giorno attacchi e bombardamenti, gli accordi di Minsk sul cessate il fuoco non sono rispettati. Si vive ogni giorno la tensione di una possibile nuova guerra, e nello stesso tempo cresce la povertà. Eppure, nonostante la crisi, il Paese si sta lentamente risollevando.

Come si sta attualmente muovendo la Chiesa in Ucraina?

Come le ho detto, si può dire che la Chiesa respira con il popolo. Con tutte le sue forze, la Chiesa in Ucraina porta aiuto a poveri e rifugiati nella zona di conflitto, e tra pochi giorni c’è la speranza che partano altri aiuti umanitari, dato che finalmente l’ONU è riuscita ad entrare nella zona del conflitto dopo cinque mesi di tentativi. Alla fine di questo mese dovrebbero partire anche gli aiuti scaturiti dalla colletta straordinaria proclamata da Papa Francesco. Ci sono molti sacerdoti che prestano il loro servizio come cappellani e danno forza e speranza ai giovani soldati di resistere in questa guerra senza senso, che vede ogni giorno la morte o il ferimento di soldati e volontari. Nelle città, ci sono continui incontri di preghiera per la pace, con tutte le confessioni. I volontari dall’Ucraina e da tutto il mondo stanno facendo un grande lavoro, ci sono centri di accoglienza per le vittime della guerra.

Come vanno i rapporti con il mondo ortodosso, e in particolare con il Patriarcato di Mosca? Questi rapporti rischiano di trasformarsi in un ulteriore conflitto?

Purtroppo i rapporti con la Chiesa ortodossa di Mosca sono molto tesi, perché da diverse persone è considerata come la Chiesa dell’aggressore. In questi anni il Patriarcato di Mosca si è tenuto da parte, spesso né i suoi preti né i suoi fedeli partecipano agli eventi comuni. Ci sono voci, a volte, che i sacerdoti ortodossi rifiutino di pregare per quanti sono orti in difesa dell’Ucraina, e per questo molti loro parrocchiani lasciano il Patriarcato di Mosca e passano al Patriarcato autocefalo di Kiev. Più che un conflitto, questo atteggiamento può portare ad un isolamento della comunità ecclesiale. E questo non a causa della fedeltà ai comandamenti di Dio, ma a causa delle tendenze politiche.

Papa Francesco, riferendosi al conflitto in Ucraina, una volta ha parlato di “guerra fratricida”, espressione rigettata da Sua Beatitudine Shevchuk. Come si può definire il conflitto in Ucraina? 

Il conflitto in Ucraina può essere chiaramente definito come la nuova guerra ibrida. La Russia ha negato la sua presenza in zona di conflitto. Per diversi mesi, la Russia ha negato la sua presenza in Crimea, e poi è entrata con il suo esercito in Crimea. Un richiamo non solo per l’Ucraina, ma per tutto il mondo. Non è stata una guerra proclamata. È stata però una guerra preparata da diversi anni, a partire dalla comunicazione. Così preparata che subito sono cresciute le nuove repubbliche. Non si tratta di una guerra fratricida, ma della realizzazione del piano del Cremlino di far ricostruire un nuovo Impero Russo, il cosiddetto mondo russo. E su questo mondo russo sta il Cremlino, sia con la base politica che con un braccio purtroppo ecclesiastico. Era un piano programmato negli ultimi dieci anni.

E cosa è questa guerra secondo l’Ucraina?

È una guerra di difesa dall’aggressione dello Stato confinante. Vero, c’è differenza tra Oriente e Occidente dell’Ucraina, che è simile alla differenza tra Nord e Sud Italia. Ma è chiaro che senza l’intervento della Russia non ci sarebbe mai stato il conflitto militare. Come mai un giorno i minatori diventati cosi bravi soldati? In quale supermercato hanno comprato i carri armati? Come è stato possibile utilizzare i trattori secondo moderne tecniche di guerra? Chi ha insegnato loro il mestiere militare? Da dove proviene questa enorme quantità di munizioni e attrezzature militari? Da dove viene tutto questo denaro impiegato dalla guerra? Nonostante tutto questo, la Russia nega la sua presenza nel conflitto. Davvero il mondo ci crede?

Si tratta di un conflitto che viene da lontano…

Guardando la storia, non si può dire che siamo popoli fraterni. Diceva il Cardinal Husar: come possono essere per me fratelli lo zar Ivan Terribile, Caterina II, Pietro I? Proprio loro che volevano sterminare tutto ciò che era ucraino – cultura, tradizione, lingua e la Chiesa. Eravamo vicini, sì, ma non fratelli. Fratelli è una parola troppo impegnativo. E con il suo comportamento, la Russia ha mostrato di non voler essere un popolo fraterno, ma un popolo dominante.

La popolazione ucraina è composta per la maggioranza di cristiani, di varie confessioni. Quali sono i rischi che le confessioni cristiane vivono maggiormente nell’attuale situazione? 

Viviamo una situazione così difficile che quello che ci unisce è più di quello che ci separa. Il dolore e la sofferenza hanno unito il popolo, e adesso veramente si può parlare di un popolo Ucraino, cha ha Patria e sente la responsabilità per essa. Il compito della Chiesa, di ogni Chiesa, è di formare la società della pace dove non ci sarà più posto per la violenza che adesso è molto forte. Noi come cristiani dobbiamo perdonare per tutti. Ma perdonare non significa accettare che la dignità umana sia calpestata.

Ci sono altre iniziative in programma?

C’è una grande iniziativa di unione delle Chiese ortodosse in Ucraina, ma ci sono diversi ostacoli da parte del Patriarcato di Mosca. L’Ucraina ha appena festeggiato 25 anni di indipendenza, e lo abbiamo festeggiato con lacrime e sorrisi allo stesso tempo. Questa indipendenza non ci è stata regalata, ma l’abbiamo conquistata con sudore, sangue e le vite di diversi eroi. L’Ucraina ora deve risorgere dalla paura e dalla violenza e così potrà essere un Paese di pace e vera fraternità. Un Paese davvero europeo. Per questo motivo più di 100 giovani sono stati fucilati nella piazza Maidan: perché lottavano per una Ucraina europea e libera.