Il giorno del 1 febbraio del 2016 il canale televisivo francese Canal+ ha trasmesso in serata il film inchiesta di Paul Moreira intitolato “Ukraine, les masques de la révolution”.

È stato trasmesso nonostante le critiche degli altri giornalisti francesi, esperti dell’Ucraina, i quali hanno evidenziato che il film contiene gli stampi propagandistici, le manipolazioni e i fatti falsificati. In particolare, la Rivoluzione della Dignità è stata rappresentata come inscenata dagli USA, che il paese è stato preso sotto controllo dei raggruppamenti neonazisti sostenuti da Washington, che la popolazione prevalentemente russa della Crimea ha deciso di unirsi alla Russia, mentre gli eventi del 2 maggio del 2014 a Odessa sono stati spiegati come “assassini dei 45 russi da parte dei neonazisti”.

Nel giorno della messa in onda del film l’Ambasciata Ucraina a Parigi lo ha definito “disinformazione” e ha chiesto alla direzione del Canal+ di non trasmetterlo. Tuttavia, la richiesta dei diplomatici ucraini non è stata accolta. I colleghi di Moreira hanno guardato il reportage ancora prima della sua messa in onda e tutti all’unisono lo hanno criticato.

Una dozzina di giornalisti francesi che hanno lavorato in Ucraina hanno negato l’autenticità del materiale presentato in questa “inchiesta”. Tra di loro c’è il giornalista di Libération Sébastien Gobert, il quale scrive che Moreira parla pochissimo dell’annessione della Crimea, e la maggior parte del suo servizio lo dedica a soli tre partecipanti degli eventi nell’Ucraina – al battaglione volontario Azov, al partito nazionalistico Svoboda e al partito dell’estrema destra Pravyi Sektor. Proprio queste organizzazioni, secondo Moreira, componevano la forza politica principale della rivoluzione ucraina, e proprio loro hanno il ruolo chiave nella costruzione della “nuova Ucraina”, non affrontando invece il fatto che i partiti nazionalistici e quelli che vengono definiti di destra tutti insieme hanno 6 parlamentari su un totale di 450 .

Come ben sappiamo questi sono anche le argomentazioni principali promosse dai media propagandistici russi.

Paul Gogo è arrivato in Ucraina nel 2012, ha lavorato a Kyiv e Donetsk come freelancer per Ouest France e Libération. Nella sua intervista rilasciata a DW Gogo dice che è rimasto sorpreso guardando il film di Moreira, afferma che per la propaganda russa lo scopo principale è di manipolare quelle persone le quali sono inclini a credere alle varie teorie dei complotti, il principio del film “inchiesta” è “tutti i media mentono, mentre io vi racconto la verità”.

Benoît Vitkine ha scritto nel giornale Le Monde che nella trasmissione del Canal+ Paul Moreira “presenta un quadro distorto del conflitto ucraino”, e non parla quasi mai dell’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina.

Galia Ackerman, scrittrice, giornalista, storico e il direttore del bureau russo della rivista Politique Internationale, nella sua intervista al giornale ucraino Den’ evidenzia che Paul Moreira non è mai andato in Ucraina durante il periodo degli anni 2013-2015, di ciò dice lui stesso all’inizio del film affermando di aver seguito il Maidan davanti al televisore. “E a differenza degli altri giornalisti francesi che frequentavano e continuano a frequentare l’Ucraina lui non è abbastanza competente in questione. È interessante che nei titoli del film non c’è nulla dei consulenti locali, delle persone che gli hanno aiutato in Ucraina. Secondo me non è un caso. So che una parte della traduzione ha eseguito la giornalista Anna Jaillard Chesanovska, ma lei è stata sfruttata alla cieca perché le hanno consegnato in mano solo i pezzi delle interviste. Secondo Anna Jaillard Chesanovska tra quei pezzi c’erano le opinioni assolutamente normali, dalle quale poi hanno estratto solo alcune frasi. È interessante che il suo nome hanno lasciato nei titoli come una specie di alibi. Mentre le persone che hanno accompagnato Moreira in Ucraina sono rimasti fuori. Mosiichuk e Biletskyi nel film parlano in lingua russa, perché, secondo Moreira, l’interprete locale non conosceva la lingua ucraina! Chissà dove l’ha trovata?…”

Secondo l’opinione di Galia Ackerman, si tratta di una classica operazione speciale adoperata spesso nel periodo sovietico utilizzando i giornalisti occidentali. Un discorso se il film producesse un canale televisivo russo, e un altro effetto fa un lavoro prodotto da parte di un canale occidentale tipo Canal+, spiega lei. Ackerman afferma che “il film in generale rispecchia gli umori della società francese, si tratta del ricostruire l’amicizia con la Russia e togliere le sanzioni, le idee promosse dalle organizzazioni politiche di destra e da tanti imprenditori. Quindi il film in parte ha raggiunto il suo scopo nutrendo queste idee”.

Lo stesso Moreira dopo una valanga di critiche nei confronti della sua “inchiesta” da parte dei colleghi francesi e attivisti ucraini, nel suo blog del giornale Mediapart ha scritto che “nessuno oltre lui parla dei 45 morti durante l’incendio a Odesa provocato dai Molotov dei nazionalisti ucraini”. “Dopo una breve ricerca ho capito che quel che è successo a Odessa è stato autocensurato, cioè degli eventi si parlava ma nessun altro giornalista ha mai indagato sull’accaduto. Come se qualcosa gli impedisse di farlo, probabilmente il fatto che le vittime erano i russi”, – ha risposto Moreira alla critica nei suoi confronti.

Ma è davvero così? Subito dopo gli eventi a Odessa del 2 maggio del 2014 un gruppo di giornalisti, attivisti, e scienziati si sono radunati nel “Gruppo del 2 maggio”. Hanno svolto un’indagine indipendente, e basandosi sulle testimonianze da entrambi le parti del conflitto, sui materiali foto e video (nel giorno della tragedia diversi attivisti e giornalisti trasmettevano in diretta streaming), hanno ricostruito la cronologia di quegli eventi minuto per minuto (vedi traduzione in italiano http://ucraina-ucraini-in-italia.webnode.com.ua/news/cronologia-degli-eventi-a-odesa-del-2-maggio-2014-parte-i/ )

Chi altro avrebbe potuto raccontare meglio quel che è successo il 2 maggio a Odessa se non i membri di questo gruppo. Ed in effetti, Moreira si è rivolto ed ha intervistato una delle coordinatrici di tale gruppo, la giornalista di Odessa, Tetiana Herasymova. Ecco cosa ha raccontato Herasymova in un suo post di Facebook:

“Non riesco a calcolare quanti giornalisti della stampa e media più influenti dell’Europa ho incontrato negli ultimi due anni. Ognuno di loro mi ha lasciato i ricordi più belli. Percepivo l’interesse sincero nel ricevere l’informazione obbiettiva riguardo alla tragedia e al lavoro del nostro gruppo così variegato. Fornivo i numeri di telefono dei partecipanti agli eventi da entrambe le parti, dei parenti delle vittime. La stessa cosa fanno anche i mei colleghi del “Gruppo del 2 maggio”. Con il giornalista austriaco Christian Ferdinand Wehrschütz abbiamo misurato con i propri passi il percorso dalla caserma dei pompieri fino alla piazza Kulykove pole, per confermare che il ritardo dei pompieri di 40 minuti era ingiustificato. I giornalisti della televisione pubblica svedese hanno chiesto di rilasciare l’intervista in merito agli eventi nel centro di Odesa, vicino a quel luogo dove il cosiddetto Botsman sparava sulla folla. Sempre lì, nel giardino comunale, tra le persone passeggianti, accompagnati dal jazz di strada abbiamo parlato con il capo del reparto russo della radio e TV slovena Vlasta Jeseničnik… The Guardian, Le Monde, Novaia Gazeta, la stampa norvegese con i nomi difficili, impossibile ricordare tutti. Ma nessuno dei giornalisti si è permesso di trattare gli eventi del 2 maggio a Odessa con tale disprezzo, come ha fatto il direttore della compagnia Premier Lignes francese Paul Moreira. Anche se all’inizio tutto sembrava andar bene. La giornalista di questa compagnia Tetiana Pryimachuk mi ha scritto all’inizio di settembre: “Buon giorno, Tetiana! Stiamo preparando un documentario sull’Ucraina per il canale francese Canal+ e vogliamo dedicare un po’ di tempo agli eventi del 2 maggio dei quali i media francesi hanno parlato poco. Perciò, ci interessa il vostro gruppo che svolge il lavoro molto accurato. Possiamo parlare al telefono?” Ovviamente, ho dato subito l’ok. Dal primo giorno del lavoro del Gruppo noi abbiamo stabilito una regola non scritta di incontrare tutti i rappresentanti di stampa e media, esclusi quelli più odiosi del tipo NTV, per raccontare la verità della tragedia ad un pubblico più vasto. In questo caso ci ha contattato il canale francese serio, che prima non ha usato le manipolazioni nei loro servizi.

Sono stata invitata in un hotel privato nel centro città. Paul mi ha chiesto di sedermi davanti al computer portatile e commentare le immagini del video. Se mi ricordo bene si trattava dello stream del canale Primo comunale. Moreira mi mostrava principalmente le immagini con gli attivisti di Euromaidan, quando loro si sono impossessati dell’autopompa dei pompieri, mi chiedeva i nomi di alcuni di loro. Per qualche motivo lo ha interessato molto Mark Hordiienko. Ho avuto un pensiero lampo: perché non chiede nulla degli spari effettuati da Botsman nel vicolo di Vice ammiraglio Zhukov da dietro le schiene dei miliziani? Perché non chiede di commentare le immagini, dove la Ronda di Odessa cammina in città scandendo “Mai-down ad impalare!”. E poi, io potevo raccontargli tante cose importanti del ruolo della milizia, e dei pompieri, e della storia antecedente alla tragedia. E anche di tutto quello che sta succedendo oggi nel tribunale, quel che succede con l’indagine, e di tutta Odessa in generale. Perché senza questo contesto è assolutamente impossibile raccontare la tragedia del 2 maggio! Però non è di mia abitudine dare i consigli ai colleghi riguardo a cosa e come filmare. Ho pensato che forse il giornalista stava mettendo insieme un puzzle, come lo facciamo di solito noi: qualcosa dice una persona, qualcosa un’altra. Forse aveva già incontrato qualcuno del Gruppo…

Non mi ha fatto neanche le domande riguardo al Gruppo e alla nostra visione delle cause e conseguenze della tragedia. È rimasto indifferente davanti all’informazione in merito al film che abbiamo prodotto basandoci sui materiali della nostra indagine. Solo dopo aver visto qualche giorno fa la pubblicità del film “Le maschere della rivoluzione” ho capito, che Moreira in realtà non era interessato né nel conoscere i fatti veri della tragedia, né nel nostro lavoro. Lui aveva già un concetto prestabilito che a Odessa i colpevoli sono i “nazisti”, e lui aveva bisogno solo di materiale per costruire questa idea. Lui era talmente disinteressato ai fatti che nella pubblicità del film si è permesso di travisare la quantità delle vittime nel Palazzo dei Sindacati….”

Ecco, questa testimonianza di Tetiana Herasymova dimostra con quale intenzione è andato in Ucraina Paul Moreira, e come ha sfruttato gli attivisti, giornalisti ed esperti ucraini a loro insaputa, per costruire il suo film propagandistico nel vero stile dei canali televisivi russi tipo Russia Today o LifeNews.

In Italia questo film “inchiesta” non è ancora uscito, forse non uscirà mai. Ma conoscendo i propagandisti filoputiniani locali e leggendo i commenti estasiati nei confronti di Moreira da parte della stampa e media russi, secondo me, la messa in onda di questa “inchiesta” giornalistica in Italia è solo una questione di tempo.

Di Dana Kuchmash