La campagna russa di concedere la cittadinanza ai popoli dei territori conquistati, ricorda vagamente la “Constitutio Antoniniana”, quando con il celebre editto del 212 DC l’Imperatore Caracalla concesse la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell’Impero. Molti storici sostengono che l’editto servì per “trovare” nuovi contribuenti per le tasse di Roma, ma anche come un calmante sociale contro la crisi economica del secondo secolo in quanto sanciva un’utopica uguaglianza tra tutti i cittadini, incidendo materialmente sulle condizioni della loro esistenza.

Come è noto negli ultimi anni, la Russia di Putin, ha dapprima concesso i passaporti russi agli abitanti della Crimea occupata e nelle ultime settimane ha iniziato la distribuzione di passaporti russi agli abitanti del Donbas occupato.

Se da una parte con questa direttiva implicitamente riconosce che le due Repubbliche autoproclamate, di DNR e LNR, sono una pagliacciata (così come i passaporti emessi dalle organizzazioni terroristiche che non hanno alcun valore legale), dall’altro è evidente il tentativo di destabilizzare ulteriormente la nascente democrazia ucraina. Così facendo la Russia si riconosce ufficialmente come parte in causa nel conflitto e riconosce le sue responsabilità di “paese invasore”, così come Roma concedeva la cittadinanza alle popolazioni conquistate. Si passa quindi di un passaggio da “non siamo qui” a “siamo qui”.

Come sempre la Russia ha cercato di salvare le apparenze, presentando un atto illegale (passaporti russi ai cittadini delle zone occupate) come un’operazione umanitaria, sostenendo di procedere “allo scopo di proteggere i diritti e le libertà dell’uomo e del cittadino all’interno dei principi e delle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute”. Tale affermazione è palesemente falsa in quanto viola alla radice lo Statuto delle Nazioni Unite e la risoluzione del Consiglio di Sicurezza 2201 (del 2015) sull’approvazione di una serie di misure per l’attuazione degli accordi di Minsk votati anche dalla Russia. Inoltre il decreto viola anche l’articolo 47 della Convenzione di Ginevra in quanto priva i cittadini ucraini che vivono nei territori occupati della loro cittadinanza.

L’Ucraina ha informato ufficialmente il Consiglio d’Europa, esortando la comunità internazionale a rafforzare le sanzioni contro la Federazione Russa, ma la reazione dei funzionari europei si è rivelata purtroppo abbastanza tiepida.

L’ovvio obiettivo del rilascio passaporti è la sotto intesa minaccia di poter usare “ufficialmente” l’esercito della federazione contro l’Ucraina. La legislazione russa infatti consente l’uso delle forze armate del paese per proteggere i cittadini russi all’estero. Se invece osserviamo sul lungo periodo, il Cremino tenta con questa azione di cambiare il percorso filo-occidentale dell’Ucraina tramite l’inserimento nella società ucraina di molteplici soggetti con passaporto russo che psicologicamente introdurrebbe il concetto di “doppia fedeltà”.

La Russia in questi cinque anni di guerra non ha mai smesso di attuare la sua politica aggressiva nei confronti dell’Ucraina, ha soltanto periodicamente cambiato tattica e narrativa. Attualmente siamo nella fase “meno militare” e “più politica”, applicando in pieno quella che è conosciuta come “dottrina Gerasimov”. Spostando l’azione da militare a politica, la Russia tenta di accreditarsi anche in Europa come forza democratica, una forza democratica con cui si può dialogare. Esempi di questa nuova campagna sono stati i recenti viaggi di Putin in Italia e Francia.

L’occidente deve rendersi conto e comprendere in pieno che tali mosse fanno tutte parte di un medesimo disegno criminale volto ad indebolire il vecchio continente. La sostituzione dell’attuale sistema europeo con un progetto neo imperialista russo è chiaramente ciò per cui si sta svenando la Federazione Russa. Anche la “certificazione” di una popolazione di un altro stato è semplicemente una differente arma della guerra ibrida. Oggi tocca all’Ucraina ma domani potrebbe interessare i Paesi Baltici o qualche altro paese europeo. L’Italia qualche mese fa ha dovuto subire lo stesso tentativo di attacco da parte dell’Austria quando questi hanno proposto di dare la cittadinanza austriaca ai cittadini italiani dell’Alto Adige, proprio quell’Austria politicamente fortemente infiltrata dalla Russia. In questi giorni in Italia è scoppiata una polemica di senso opposto, ma con radici ideologiche comuni, ovvero la richiesta di “togliere” la cittadinanza italiana (cosa tra l’altro non prevista dal nostro ordinamento) al politico Gozi reo di collaborare con la Francia. E’ chiaro che laddove la Russia riesce in qualche modo ad interagire con la politica locale, lo fa puntando molto sulle narrative che oggi vanno di moda, e quindi la cittadinanza come spartiacque tra chi è degno e chi no di appartenere ad una comunità di eletti.

La questione ucraina rimane ancora centrale per il futuro dell’Europa. Non ci potrà essere un’Europa migliore se non si dimostrerà forte e coesa sulla questione ucraina e non si farà portavoce di una missione di pace della Nazioni Unite nel Donbas occupato, una missione che depotenzierebbe di molto le politiche aggressive ed espansionistiche del Cremino.