L’11 giugno è sicuramente una data che entrerà nei libri di storia ucraini, una vittoria personale per il criticato Presidente Petro Poroshenko e una indubbia vittoria nella guerra informativa che da anni si trascina con la Russia. La giornata di oggi vale mille articoli di Sputnik e Russia Today messi insieme, una debacle per la propaganda russa che in questi tre anni ha fatto di tutto per impedire l’arrivo di questa giornata.

Sono trascorsi più di settanta anni e se agli occhi di un occidentale potrebbe sembrare un evento di scarsa rilevanza, per il popolo ucraino si è trattato di un traguardo storico. Solo chi ha patito per generazioni di vivere all’interno di una grande prigione può comprendere la portata storica di questo evento.

Se si può usare un’immagine metaforica per questo undici giugno viene in mente la scena in cui l’Apollo per rientrare sulla terra decide di non allunare  con gli astronauti che guardano dall’oblò allontanarsi per sempre quel sogno che li aveva accompagnati durante una vita. Oggi il popolo ucraino ha visto allontanarsi per sempre quel mondo sicuramente con anche un pò di ansia, perchè il futuro non è senza insidie, ma consci di aver intrapreso la strada del progresso, quella che permetterà ai loro figli di vivere in una società migliore.

Un percorso iniziato sulle barricate di Maidan, nel freddo delle tende che ospitavano tutta quell’umanità sognante. Oggi festeggiano anche i ragazzi della centuria celeste, i primi a cadere sotto i colpi di un regime venuto dal passato che cercava in tutti i modi di sbarrare la strada al progresso, arroccati sulle loro posizioni che ci riportano alla mente le immagini in bianco e nero di Nikita Kruscev che sbatteva la scarpa alle Nazioni Unite. Immagino Serghey Nyhoyan leggere i versi di Kavkaz e insieme agli altri ragazzi battersi il cinque per la realizzazione di un sogno che hanno pagato in prima persona. Così come tutti i ragazzi morti al fronte il cui sacrificio ha oggi un senso maggiore se è possibile trovare un senso di una guerra scatenata da un dittatore per pura follia.

La Russia si è resa conto di aver perso per sempre la guerra culturale con l’Ucraina e ieri sera ha parlato la sola lingua che conosce bombardando le posizioni ucraine e provocando quattro morti e molti feriti. La Russia è sempre più il regno di Mordor in cui le leve per mantenere il potere rimangono le privazioni di libertà e la repressione del dissenso, un mondo sempre più chiuso su se stesso nel quale cominciano a sentirsi i primi scricchiolii dovuti ai tanti giovani che stanno cominciando a chiedersi se veramente vivono nel migliore dei mondi possibili.

L’Ucraina ha fatto la sua scelta definitiva e solo tra le persone più anziane si trovano ancora alcuni nostalgici dell’Unione Sovietica, un pò come successe nell’Italia post bellica per i seguaci di Mussolini e del Fascismo. “Si stava meglio quando si stava peggio” e altre espressioni simili sorreggono ancora l’ideologia del mondo che fu, ma se si frequentano i Pub o le Università si scoprirà un universo completamente europeo i cui valori fondamentali sono differenti da quelli insegnati nelle scuole sovietiche. Un universo che è ben presente anche in Russia specie tra i giovani, che al momento non si può ancora esprimere, ma che alimenta i peggiori incubi di Putin.

Maidan è stato molto di più di una rivoluzione per ribaltare il potere politico, Maidan è stata una rivoluzione culturale ed insieme una presa di coscienza di un popolo che ha deciso dopo quasi un secolo di riprendersi il proprio destino per creare una nazione migliore per i propri figli.

La libertà non è mai gratuita e come nel caso dell’Ucraina il prezzo da pagare sono morti e lacrime. A differenza dei loro commilitoni russi gli ucraini sanno bene per cosa stanno combattendo, sono motivati e consci che il loro sacrificio darà un futuro migliore alle nuove generazioni. Probabilmente tra venti anni anche in Ucraina sarà una cosa ovvia viaggiare senza visti e i giovani non comprenderanno appieno quale grande risultato si sia ottenuto oggi, proprio come succede ai millenials italiani che hanno sempre vissuto in un mondo senza muri e senza confini.

Le bombe che arrivano da Mordor non saranno certo le ultime, il regime diventerà ancora più violento perchè è l’unica strada che ha per mantenere in piedi un sistema vetusto e antistorico. Ci saranno altri morti ed altre lacrime ma l’unica cosa sicura è che l’Ucraina non tornerà più indietro e ogni giorno che trascorrerà renderà sempre più profondo il solco che separa ora i giovani di Kyiv con quelli di Mosca. Arriverà comunque anche il momento che i giovani di Mosca cercheranno di saltare quel fossato come facevano i loro nonni che rischiavano la vita per oltrepassare il muro di Berlino, come stanno facendo gli ucraini al fronte.

Dopo il muro di Berlino oggi è caduto un altro muro, l’Ucraina è sempre più Europa, la Russia sempre più isolata, sempre più Mordor.