Per comprendere i legami politico affaristici esistenti tra Italia e Russia non basta limitarsi al fatto che Berlusconi e Putin abbiano una amicizia personale che dura da un ventennio. E’ fatto conosciuto che in quel mondo le amicizie disinteressate non esistono e quindi bisogna indagare il perché si sia formata questa amicizia e su quali basi.

Tali domande ci aiutano anche a capire come mai in Italia più che in ogni altro paese dell’Europa vi sia una presenza massiccia della propaganda russa, un bombardamento alimentato dai politici, dalle TV, dai media tradizionali, dai social network e da tutto un corollario di associazioni sparse sul territorio.

Andando ad analizzare il fenomeno a ritroso ci permette di comprendere meglio perché la cosiddetta “destra italiana” abbia scavalcato la sinistra per quanto concerne le vedute sull’ex URSS.

Dobbiamo tornare indietro di alcuni anni e rileggere i rapporti top secret dell’ambasciatore Usa quando il Cavaliere  Silvio Berlusconi era al governo, rapporti svelati da Wikileaks già nel 2010, e pubblicati integralmente in un saggio di Mimmo Franzinelli e Alessandro Giacone («La Provincia e l’Impero»; Feltrinelli). In quei documenti, firmati dall’allora ambasciatore Usa, Ronald Spogli, erano indicate con grande chiarezza le ragioni per cui gli americani tenevano sotto controllo Berlusconi. Ragioni riconducibili in primo luogo ai suoi rapporti personali con Vladimir Putin, considerato un amico dal Cavaliere, ma un pericoloso nemico da contrastare per gli americani, e le strane decisioni dell’Italia circa la sua programmazione della politica energetica.

I rapporti tra Berlusconi e Putin sono rapporti di finanza legata al business dell’energia, ma anche un costante interessamento da parte dello Zar sull’utilizzazione del Know How di Berlusconi per quanto concerne il controllo della comunicazione.

Già nel 2010 si delineano i player di parte italiana di questa partita, quelli che vengono definiti i “Tre Cosacchi”. Uno e trino. Il misterioso shadowy (ombroso) mediatore, fra il premier italiano Silvio Berlusconi e il suo omologo e amico russo Vladimir Putin, uscito dai file di Wikileaks, ha almeno tre facce. Sono quelle di Valentino Valentini, Antonio Fallico e Angelo Codignoni. I “tre moschettieri” di Russia, ognuno con un legame più o meno concreto con il Paese degli oligarchi, ognuno con un  rapporto particolare con il presidente del Consiglio.

Valentino Valentini deputato del Popolo della Libertà (Pdl) e tra gli uomini più vicini a Berlusconi. Laureato in lingue, con un master in business a Publitalia e un’esperienza da interprete al Parlamento europeo Valentini è stato l’unico ad accompagnare il Cavaliere nella sua trasferta russa, dall’8 al 10 ottobre del 2010. Motivo ufficiale del viaggio erano i festeggiamenti del compleanno di Putin; obiettivo ufficioso, sondare le offerte di potenziali soci russi per un ingresso in Mediaset. Bolognese, classe 1962, Valentini è soprattutto capo dell’ufficio del premier, consigliere speciale per le relazioni estere e tutor delle imprese italiane all’estero. Il fatto che parli russo lo accredita come possibile uomo ombra degli interessi economici italiani nell’area ex sovietica. Ma la sua padronanza della lingua non sembra certa.

valentino-valentini-e-berlusconi-all-uscita-del-san-raffaele

Cosa fa in Parlamento Valentini ? In dieci anni ha presentato un solo disegno di legge “Ratifica ed esecuzione dell’Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Tagikistan” 

Tornando ai giorni nostri ritroviamo Valentino Valentini, quando Berlusconi viene dimesso dall’Ospedale San Raffaele di Milano. All’uscita Berlusconi dirà di Valentini “è il sacerdote della riservatezza”

Antonio Fallico (attuale presidente di Banca Intesa a Mosca, presidente di Conoscere Eurasia, Console Onorario della Federazione Russa a Verona) . Siciliano di Bronte (vicino Catania), nel 2003 Fallico è nominato direttore di Zao Intesa Sanpaolo, filiale russa dell’omonimo colosso bancario italiano Scrittore provetto, il suo primo romanzo, Prospettiva Lenin è uscito nel 2009 in russo con lo pseudonimo di Anton .

I media russi ne hanno parlato come del “moschettiere del re Berlusconi”, conosciuto negli anni ’80 tramite un amico comune, Marcello Dell’Utri. Fallico, 65 anni, vive a Mosca dal 1974, da quando cioè la Banca Cattolica del Veneto, che oggi fa parte del gruppo Intesa-San Paolo, gli ha chiesto una mano per sbarcare in Urss.

Antonio Fallico, una volta comunista, dal 1974 a Mosca dove lo chiamano “il professore” (titolo non usurpato, ha insegnato Letteratura barocca all’Università di Verona), anch’egli onorato il 21 aprile del 2008 da Putin con l'”Ordine dell’Amicizia dei Popoli”, la più alta decorazione statale russa riservata ai cittadini stranieri.

Fallico può essere raccontato in modo speculare a Valentini. Se Valentini è l’uomo di Berlusconi a Mosca, Fallico è l’uomo di Putin in Italia. Cura gli interessi economici della Russia e quindi soprattutto gli affari energetici che rappresentano il 70% delle esportazioni verso l’Italia. La Zao Banca Intesa, che presiede, ha il mandato di advisory della Gazprom, il colosso energetico controllato direttamente dallo Stato, per tutta l’attività italiana, dalla vendita di gas al progetto di metanodotto South Stream. “Il professore” aveva rapporti diretti con il Cremlino, con il premierato di Putin, con la presidenza di Dmitri Medvedev. E’ console onorario della Russia a Verona (gli è stata concessa anche la possibilità di rilasciare visti). A Verona ha voluto che fosse inaugurata presto la sede della rappresentanza italiana della Gazprom. E’ l’italiano più potente di Mosca. Fallico ha avuto un ruolo centrale in molti degli accordi economici siglati da Berlusconi con l’amico Vlad. A partire dal business più grande, quello del gasdotto South Stream, che tanto ha fatto infuriare gli americani stando alle rivelazioni di Wikileaks perché aumenta la “dipendenza” europea dalle forniture energetiche provenienti dalla Federazione

Intervista a Fallico

Angelo Codignoni è da considerarsi tra gli agent vlijanija, gli “influenzatori” del presidente del Consiglio in Russia..
Ex presidente di Eurosport, ex direttore generale della berlusconiana La Cinq ed ex segretario generale di Forza Italia. Codignoni è legato alla holding russa Mediagroup nazionale (Nmg), guidata da Jurij Kovalcuk, comproprietario della banca Rossija e a sua volta legato a Vladimir Putin. Il gruppo detiene asset di alcuni segmenti chiave del mercato dei media in Russia come le emittenti Ren Tv PeterburgPjatyj Kanal (Pietroburgo-Canale 5) oltre al quotidiano nazionale Izvestja.
In qualità di esperto d’affari esteri, Codignoni siede all’interno del Public Council del Nmg, di cui fanno parte diversi esponenti del mondo della cultura e del business come il regista Andron Konchalovskij e il pianista Denis Macuev.
Un ruolo di rilievo sarebbe stato ricoperto anche dalla sorella di Angelo, Luana Codignoni. Un passato nell’Eni (guarda a caso) come Investors relations, events planning and coordination manager, hanno messa la signora Codignoni Noé, questo il cognome da sposata, in contatto con molti nomi che contano: ambasciatori, imprenditori e politici dall’Asia centrale, al Medio Oriente fino alla Libia.

Moscow, Russia – December 15, 2011 – CTC Media, Inc. (“CTC Media” or the “Company”) (NASDAQ: CTCM), Russia’s leading independent media company, today announced that Angelo Codignoni has been elected as Co-Chairman of the Board of Directors and that Dmitry Lebedev has been appointed as a new member of the Board. Mr. Lebedev takes the Board seat held by Peter Aven, who has stepped down fr om the Board. In addition, Anton Kudryashov has stepped down as Chief Executive Officer effective as of December 15, 2011, based on mutual agreement. He has been replaced on an interim basis by the Company’s Chief Financial Officer, Boris Podolsky, until a permanent replacement is appointed.”

Yuri Kovalchuk, amico personale di Putin ed ex vicesindaco di San Pietroburgo, è un ex membro della cooperativa Ozero Dacha Condominium, società di sviluppo immobiliare di lusso – soprannominata la “Versailles sul Mar Nero” – fondata nel 1996 dall’ex Kgb assieme a un gruppo di oligarchi nella Regione di Leningrado. In seguito all’ascesa di Putin, gli Ozero boys, tra cui il boss delle ferrovie Vladimir Yakunin, sono diventati azionisti forti della Rossyia Bank. L’istituto di San Pietroburgo, di cui Kovalchuk detiene il 30%, è stato preso di mira da Obama nel nuovo round di provvedimenti contro il cerchio magico del presidente russo, in seguito alle quali i circuiti internazionali Visa e Mastercard hanno interrotto senza preavviso i servizi forniti ai clienti della banca.

putin berlusconi

La fortuna di Kovalchuk, stimata da Forbes in 1,4 miliardi di dollari, non è legata soltanto a banche, assicurazioni (Sogas e SK Transneft) e fondi pensione (Leader, quello dei dipendenti Gazprom). Lo paragonano infatti a Rupert Murdoch: non solo è tra gli azionisti rilevanti di sei canali televisivi federali, ma possiede il 50% di Tele2 Russia, quarto operatore mobile del Paese. Il rimanente 50% è in mano al boss dell’acciaieria Severstal, Alexei Mordashov. La pietra angolare dell’impero mediatico di Kovalchuk, scrive il quotidiano Novaya Gazeta, viene posata nel 2005, quando rileva la rete locale Trk per 30 milioni di dollari salvo poi vincere un’asta per l’assegnazione delle frequenze in 43 regioni e ottenere così lo status di “tv panarussa” da Putin, con un conseguente finanziamento pubblico da 40 milioni di dollari annui. Nel 2006 è stata la volta di REN Tv, del gruppo editoriale Izvestia e due anni dopo di NTV, simbolo della rinascita televisiva del Paese dopo lo scioglimento dell’Urss.

È qui che entra in gioco l’ex presidente del Consiglio. I cablo di Wikileaks svelano che i servizi segreti russi ritenevano probabile, nel 2008, un’offerta da parte di Kovalchuck a Berlusconi per entrare al 20% di Ntv. Un affare che non andò mai in porto. Ciò nonostante, i legami tra la famiglia Berlusconi e Kovalchuk sono rimasti forti. A dimostrarlo, nel 2011, l’ingresso di Angelo Codignoni nel consiglio d’amministrazione di CTC Media, altro circuito di proprietà dell’oligarca. Curiosità: all’interno del cda di CTC da un anno siede un altro italiano, il banchiere di Goldman Sachs Lorenzo Grabau. Nel frattempo, Codignoni è diventato co-presidente di CTC e, scrive il quotidiano Kommersant,è considerato l’ufficiale di collegamento tra Berlusconi e il Cremlino.

Ntv, storica tv del dissenso dopo la fine dell’Urss, fu strappata per poche lire dall’ente di Stato “Gazprom Media” all’oligarca Vladimir Gussinsnskij, arrestato per reati mai provati e costretto a fuggire a Londra. Ntv adesso è specializzata in documentari contro i nemici di Putin, da un sindaco ribelle ai contestatori di piazza.

Sotto questa ottica deve essere letta la lunga amicizia interessata tra Putin e Berlusconi, un mutuo scambio di vantaggi e conoscenze dove i due attori ne hanno tratto il massimo vantaggio. Oggi dove la propaganda destabilizza intere nazioni e influisce sulle votazioni di Paesi terzi è molto importante avere chiaro di come è stato costruito il “Grande Fratello” e da chi. Nulla in ambito internazionale nasce per caso ed in breve tempo, per estensione va quindi compreso che i recenti avvicinamenti tra Lega Nord e Russia, Movimento 5 Stelle e potere moscovita non sono frutto di una recente scelta strategica ma al contrario un progetto che viene da lontano, studiato a tavolino nei palazzi del potere. Di per se queste strategie sono pericolose per le democrazie, lo sono ancor di più quando vengono architettate da regimi che con la democrazia hanno nulla a che vedere.

Mauro Voerzio