La disinformazione utilizzata come arma nella guerra ibrida può causare danni quasi equiparabili ad una guerra convenzionale almeno sul piano economico. Questo è quanto sta accadendo nel Regno Unito dove dopo due anni i cittadini di sua Maestà si sono accorti che hanno votato un referendum basato su menzogne e falsità. Una volta vinto il referendum, coloro che l’avevano sostenuto si sono presto eclissati e i cittadini sono rimasti con il cerino in mano. Cosa fare adesso?

E’ uscito anche un film intitolato “Brexit, the uncivil war” dove sono descritte le varie tecniche che da anni descriviamo accuratamente su queste pagine. Viene descritto come sono state profilati e manipolati milioni di elettori.

https://www.youtube.com/watch?v=h-YM8FnWZAU

La campagna della Brexit si è fondata su tre principali linee guida, con delle keywords poi utilizzate successivamente anche nelle presidenziali francesi e nelle elezioni politiche italiane.

Gli stessi paesi che hanno supportato la Brexit come l’attuale governo italiano temono “l’Hard Brexit” che avrà effetti devastanti sull’economia e renderà i 600.000 italiani residenti nel Regno Unito degli immigrati indesiderati. Praticamente in GB vi sarà un Salvini britannico che pronuncierà “Prima gli inglesi” e cercherà di espellere 600.000 migranti economici rimandandoli in Italia.

“Let’s take back control”

Riprendiamoci il controllo dei nostri destini… quante volte abbiamo sentito questa frase da rappresentanti populisti in ogni angolo del mondo, ma manca un pezzo, nessuno ha mai fatto cenno dei costi che questa scelta comporta.

Le tre principali narrative della Brexit sono state :

1. “Diamo al nostro NHS (servizio sanitario nazionale)  i 350 milioni di sterline che l’UE prende ogni settimana”
Questa promessa è stata così fondamentale per la campagna della Brexit che Boris Johnson e Michael Gove sono apparsi in campagna elettorale ripetutamente con questa promessa come sfondo principale, era anche dipinta sui lati del famoso “battlebus” che ha girato tutta la Gran Bretagna.

il BattleBus della Brexit

Il fake è stato utilizzato per la prima volta dalla parlamentare laburista e copresidente di “Vote Leave”, Gisela Stuart, all’inizio della campagna: “Ogni settimana inviamo 350 milioni di sterline a Bruxelles. Preferirei che controllassimo come spendere quei soldi, e se avessi quel controllo le spenderei per il servizio sanitario nazionale “.

La cifra di 350 milioni di sterline è stata immediatamente oggetto di controversia. È stato sottolineato che era la cifra lorda del contributo del Regno Unito. Lo sconto di £ 74 milioni a settimana del Regno Unito negoziato da Margaret Thatcher non viene mai inviato a Bruxelles, il che porta la cifra a 276 milioni di sterline a settimana.

Questa cifra di 276 milioni di sterline comprende 115 milioni di sterline spesi per cose come il sostegno agli agricoltori, i pagamenti degli aiuti alle regioni britanniche e la ricerca a università e aziende britanniche.

2. Il voto per il leave taglierà drasticamente l’immigrazione

3. “Entro il 2030 cinque milioni di migranti potrebbero entrare in Gran Bretagna se la Turchia e altri quattro paesi candidati aderiranno all’UE”

A queste narrative si erano aggiunte altre narrative presenti anche nei dibattiti italiani quali :

  • La Brexit sarà più semplice e veloce di quanto immaginate
  • I nuovi accordi saranno approvati in parallelo con le procedure di uscita
  • Le nuove dogane saranno implementate velocemente

Cosa succederà adesso è difficile da prevedere e non è certo compito di StopFake fare analisi economiche. Certamente tutti dovrebbero riflettere sui danni che una campagna disinformativa utilizzata all’interno di uno scenario di guerra ibrida può provocare a decine di milioni di persone. Nonostante le evidenze di questi anni, a partire dalla guerra in Ucraina iniziata nel 2014, in Europa ancora pochi sembrano credere che quanto sta succedendo sia figlio di un preciso piano che ha come un’unico obiettivo quello di far collassare l’Unione Europea, unica istituzione a livello mondiale che ha garantito la pace negli ultimi settanta anni.