La celebre frase di Mussolini al Lirico di Milano riecheggia per certi versi oggi al Cremlino. La caccia ai traditori interni ed esterni è iniziata. Le purghe interne sono già state avvite, diversi alti ufficiali dell’FSB sono stati arrestati mentre il Ministro della difesa Shoigu non appare in pubblico da più di 10 giorni e Peskov si è limitato a dire che “è molto impegnato”.

Ma le purghe non saranno solo rivolte ai russi, ma anche a tutto il variegato mondo di collaborazionisti che negli anni è stato costruito un po’ in tutta Europa.

L’Italia sarà il paese più colpito da tali purghe, il messaggio del portavoce alla difesa russa Igor Konashenkov è stato illuminante e chiaro, non era rivolto all’Italia in quanto paese. Si è trattato di un messaggio mafioso che doveva (ed ha raggiunto pienamente il suo scopo) raggiungere tutti quei politici e opinion leader italiani che in questi anni hanno beneficiato delle prebende del Cremlino.

Tale circostanza è facilmente verificabile in quanto mentre in tutta Europa cresce il supporto all’Ucraina, in Italia si offrono sempre più ampi spazi, nelle TV private e pubbliche, ai sostenitori del “putinismo” e nella casa delle istituzioni italiane, il Parlamento, ben 48 membri hanno disertato il discorso di Zelenskyi.

L’ex presidente del Consiglio Conte prima del messaggio di Konashenkov aveva votato senza incertezze per l’invio di armi in Ucraina, ma dopo la missiva russa ha dichiarato che al secondo passaggio voterà contro. Cosa è successo in questi pochi giorni che separano le due votazioni?

Nulla se non la minaccia russa, una minaccia personale, un monito a tenersi lontano dalle finestre dei piani alti e ad evitare cappuccino o the durante la colazione se fatta in un luogo pubblico.

Salvini che più volte si è fatto ritrarre mentre maneggiava armi ha dichiarato che “Quando si parla di armi non sono mai felice”. Quando lo ha detto? Dopo il messaggio di Konashenkov.

La tradizione di Kompromat da parte russa è famosa e consolidata, nessuno sa cosa fece Salvini quella notte quando si trovava a Mosca in visita in qualità di Ministro degli Interni italiano, quando scomparve dai radar anche dal suo stesso team di sicurezza.

Ora è di queste ore l’hackeraggio da parte di Anonymous dei dati della Banca Centrale di Russia, materiale che verrà reso pubblico nelle prossime 48 ore. Chissà se da questi dati emergerà qualche pistola fumante? 

La pistola fumante sembra essere la cosa più importante, perché in questi anni in Italia nonostante gli indizi fossero molteplici, la politica ha sempre fatto finta di nulla. Ogni volta che si tentava di spiegare il pericolo interno che si andava costruendo veniva sempre contrapposta la domanda “Ha delle prove di quanto afferma?”. 

Non bastava che il segretario del secondo partito in Italia si facesse fotografare a Mosca con la maglia di Putin o che dichiarasse che per lui era il miglior leader al mondo o che ancora il suo partito aprisse una miriade di associazioni sul territorio italiano volte a favorire la destabilizzazione russa in Italia. Non bastava che frequentasse Aleksandr Dugin, uno che va in questi giorni teorizzando che l’Europa deve essere nuclearizzata e che da anni passa il tempo in Italia a spiegare come l’unica via da seguire è il neoimperialismo di Putin. Non bastava che il nostro ex (per fortuna) presidente del Consiglio prendesse accordi con Putin lasciando all’oscuro il Ministero della Difesa per una operazione di intelligence russa nel nostro paese, unico paese della NATO ad aver permesso ad una colonna militare russa di scorrazzare in lungo e in largo per le nostre strade.

Tutto questo non bastava perché molti, troppi, in fondo ci guadagnavano da questa accondiscendenza con il satrapo di Mosca.

La magra consolazione è che saranno proprio i loro amici a porre fine alle loro insulse carriere. Se saranno fortunati questo avverrà con l’esposizione dei kompromat che i russi detengono, se saranno meno fortunati incontreranno un giorno sotto casa un turista russo che li delizierà di “eau de novichok”, sia che Putin sarà ancora al potere sia che ci sarà qualcun altro, perché per i servizi russi questo è un dogma, “chi ha tradito deve ricevere la giusta punizione”.

Il resto del ciarpame che ha invaso l’informazione italiana, beh quello si auto estinguerà a breve senza bisogno di alcun intervento degli organi di sicurezza. La chiusura dei flussi finanziari da Mosca, l’impossibilità di consegnare valigette piene di dollari, segnerà la fine del putinismo in Italia e troveranno qualche altro argomento da cavalcare, in una forma di riciclo perpetuo.

Questa però si è rivelata la vera debolezza della Russia, l’aver fondato la propria forza su un sistema di corruzione con un esercito di mercenari e non su una base ideologica di valori condivisi. Lo si vede sul campo di battaglia in Ucraina, lo si vedrà presto in Italia quando i topi tenteranno di abbandonare la nave che affonda.