l’incompetenza viene spesso vissuta come un insulto ma invece è una condizione facilmente dimostrabile così come è facilmente dimostrabile l’incompetenza di un elettricista in una sala operatoria o di un ragioniere nella cabina di pilotaggio di un Boeing 747.

Le elezioni ucraine sono state regolari per il basso numero di segnalazioni pervenute al ufficio centrale elettorale e simili nella dinamica a quelle italiane dove gli elettori hanno deciso di dare un importante mandato a una persona che ha dimostrato di non avere alcuna competenza. L’elettore ha scelto il messaggio anti sistema, quello semplice che arriva direttamente al cuore ma che non passa per la testa.

Siete stanchi della guerra? Tranquilli ci parlo io con Putin e una soluzione la troviamo.

Oltre questo messaggio l’elettore non è andato, non ha chiesto quale tipo di soluzione, non ha chiesto a quale prezzo, non ha chiesto cosa succede se la soluzione non la trovano etc.

Sarebbe però fuorviante pensare che gli elettori ucraini siano degli stupidi o dei senza cervello perché hanno votato come loro capo supremo dell’esercito un comico. Gli elettori ucraini sono come tutti gli elettori del mondo persone che hanno un proprio bias di conferma e come tutte le persone sottostanno a certe dinamiche psicologiche che il moderno warfare conosce molto bene ed utilizza ancor meglio.

Va detto innanzitutto che queste elezioni sono state la vittoria della democrazia. I candidati si sono confrontati regolarmente, i giornalisti hanno fatto il loro lavoro liberamente e l’elettore è stato libero di recarsi ai seggi senza alcuna intimidazione (non c’erano omini verdi con il balaklava vicino le urne come accaduto nelle “libere” elezioni in Crimea). Poroshenko è stato così nazista (come viene spesso dipinto dalla stampa italiana) da aver creato in questi cinque anni una democrazia dove anche un comico può diventare Presidente.

Analizzando i dati del voto della diaspora ucraina all’estero si nota come il presidente uscente Petro Poroshenko ha ottenuto il 38% contro il 26 di Zelensky, ma va anche detto che la percentuale di ucraini che si è recata al voto pur vivendo all’estero è stata risibile. Di certo gli ucraini che vivono all’estero sono stati meno esposti alla comunicazione interna.

In Ucraina le regioni “piu’ nazionaliste” sono quelle che sono andate meno al voto mentre le regioni dell’est hanno registrato incrementi del 10% di votanti. Anche questo dato impone comunque una riflessione.

A Dnipro, città del vero nuovo presidente Kolomoisky, mister ZE ha sfiorato il 50% dei consensi.

Uno dei dati che salta di più all’occhio è quel quasi 16% che prendono insieme i due candidati di Putin in Ucraina, ovvero Boyko e Vilkul. A Lughansk insieme hanno la maggioranza mentre nella regione di Donestk sono intorno il 42%. Ancora più sorprendente è il dato dei soldati ucraini che hanno votato nei seggi allestiti al fronte, 689 di loro (su circa 28.000 votanti) ovvero il 2,5% ha votato per Boyko, il candidato di Putin.

Infine un dato che può solo sorprendere chi intende il giornalismo come megafono della propaganda russa è il dato dei candidati di estrema destra che uniti raggiungono a malapena l’1,8%. Nonostante questa ennesima dimostrazione di come l’estremismo di destra in ucraina sia un fenomeno marginale, spesso finanziato proprio da chi vuole destabilizzare il paese, tra qualche settimana riprenderà la retorica dell’Ucraina stato nazista, perché è un fake che funziona sempre e attecchisce in coloro che non hanno alcuna conoscenza della società ucraina.

Dati questi primi numeri ancora parziali (ma già di un certo interesse), il voto ci dice diverse cose.

Primo il fallimento parziale di Poroshenko a livello comunicativo. Il Presidente non è riuscito in questi cinque anni a “far sentire la guerra” a chi non abita in Donbas. A Kyiv si vive come in qualsiasi altra città europea e la guerra è una cosa lontana che sembra interessare a pochi. Un piccolo esperimento sociologico (senza alcuna base scientifica) l’ho fatto circa due settimane fa, pubblicando un annuncio di lavoro a Kyiv nel quale chiedevo ai candidati che avevano risposto di descrivermi come si vedevano loro all’interno del conflitto russo-ucraino, se filorussi, neutrali o patriottici. Bene il 100% delle risposte è stato che non gli importava nulla di quanto accadeva in Donbas e che loro erano concentrati sulla realizzazione di loro stessi.

I due emissari di Putin che insieme raggiungono il 16% rappresentano che quasi un ucraino su cinque parteggia per le truppe di occupazione. Tale dato può dare nuova forza ai filorussi in quanto uno dei motivi per cui ad un certo punto la Russia ha deciso di mollare parzialmente la presa sulle regioni dell’est, era stato proprio il fatto che la popolazione ucraina appariva come un monolite patriottico che avrebbe inflitto gravi perdite al nemico. Ora il monolite si è frantumato ed anche Zelensky (che porta in dote un altro 30%) si può aggiungere a quel 16%, di fatto portando a quasi il 50% il totale degli ucraini che in fondo non vedono male un ritorno all’egemonia russa.

Vi erano dei dubbi su come i soldati ucraini avrebbero reagito ad un presidente come Zelensky, un comico come capo supremo delle forze armate che si è detto pronto “ad andare a inginocchiarsi a Mosca” pur di raggiungere la pace. Ebbene nei seggi allestiti per i militari nelle regioni in cui vi è la guerra, Zelensky ha preso la stessa percentuale di Poroshenko, poco più del 40%.

Tutti questi dati ci descrivono una nazione stanca della guerra (perlomeno quelli che la guerra l’hanno vissuta in casa con un proprio familiare impegnato al fronte), alle prese con una crisi economica ed un sistema economico politico ancora legato alle oligarchie. Gli ucraini, come tutti i popoli, si auspicano un Messia che con poteri taumaturgici possa risolvere da solo tutti i problemi. Zelenky è colui che è riuscito ad incarnare questa esigenza. Un prodotto mediatico che ha fornito risposte semplici a problemi complessi, risposte che sono andate diritte al bias di conferma della popolazione. Volete la pace? Vi  darò la pace, volete progresso economico? Con me diventerete finalmente ricchi, volete liberarvi dagli oligarchi? Votate me che sono un servo del popolo e non ho mai fatto politica.

Si tratta dello stesso modello utilizzato in Italia, con l’unica differenza che l’Italia può permettersi anche di sbandare e entrare in recessione mentre l’Ucraina è un paese in guerra e il comandante in capo non potrà liquidare un bombardamento con una battuta.

Come ha costruito la sua fortuna elettorale Zelensky?

Per rispondere a questa domanda bisogna conoscere la fortunata serie televisiva (giunta alla terza edizione) da lui interpretata e finanziata da Kolomoisky, il servo del popolo, nella quale Zelensky interpreta Holoborodko, un incorruttibile presidente.

Un semplice insegnante, la cui denuncia  contro la corruzione viene filmata da uno studente e diventa virale, Holoborodko viene così catapulto alla presidenza.

Nella vita reale, Zelensky ha mantenuto la sua campagna elettorale al minimo, ha lasciato che Holoborodko facesse il lavoro per lui, il che potrebbe significare che l’unico modo per comprendere le sue idee politiche potrebbe essere quello di prendere sul serio quello falso.

Come Zelensky, che non ha mai mostrato molto interesse per il governo fino a quando non ha deciso che gli piacerebbe gestirne uno, Holoborodko conosce poco della politica, dell’economia o degli affari internazionali. Nella fiction, mette da parte il toccante discorso inaugurale che i suoi spin doctor hanno scritto per dichiarare che non farà promesse perché sarebbe “disonesto e non lo sono abbastanza”. Assicura al pubblico, tuttavia, che lui “agirà in modo tale che non mi vergognerò a guardare i bambini negli occhi”. Le sue giornate sono contrassegnate da una serie di divertenti confronti con una burocrazia intrattabile, consiglieri viscidi e corruttori in abbondanza.

Se la fiction è anche il programma politico del probabile prossimo presidente allora i suoi sostenitori dovrebbero essere un po’ preoccupati. Nella migliore delle ipotesi, non possono aspettarsi altro che battute d’arresto per due anni. Nel peggiore dei casi, potrebbero vedere il loro paese dissolversi e il loro leader andare in prigione.

Alla fine della seconda stagione, gli sforzi di Holoborodko gli fanno guadagnare abbastanza nemici da perdere delle elezioni truccate. Nella terza stagione, folle di nazionalisti ucraini (con lo slogan “Libertà, Identità, Paese”) mettono in scena un colpo di stato che porta al suo arresto.

Quando arriva l’ultimo episodio della terza stagione, il paese si divide in circa 30 staterelli. Nel lontano ovest c’è il Regno di Galizia; nell’estremo oriente, la SSSR, che rappresenta l’Unione delle Repubbliche libere e autosufficienti, ma è anche la versione latinizzata della sigla cirillica dell’URSS. Nel mezzo, c’è persino uno stato ebraico centrato sulla città di Uman, la patria del chassidismo. Fortunatamente per l’Ucraina, Holoborodko torna in scena, viene rieletto presidente, nomina un nuovo gabinetto di riformatori e ha un tale successo che gli staterelli separatisti vengono persuasi a ricongiungersi alla nazione. L’economia esplode, le start-up decollano, i migranti tornano a casa e l’Ucraina intraprende persino in un programma spaziale.

Ahimè, due staterelli si rifiutano di tornare a casa: la Galizia e la SSSR, le cui élite insistono sul fatto che non possono coesistere in un’Ucraina unificata. Scoppia un incendio nella miniera di Leopoli, minacciando la vita dei minatori intrappolati nei pozzi. La leadership della SSSR rifiuta di aiutare, ma una truppa di soccorritori russofoni del Donbass si precipita a Leopoli e salva i loro compagni di lingua ucraina. Entrambe le regioni si ricongiungono alla nazione, e l’Ucraina è di nuovo integra.

Ma Holoborodko non ha finito. Partecipa ad una riunione dei paesi occidentali a Bruxelles, dove gli occidentali ammoniscono l’Ucraina per sfidare il loro primato economico e politico. Holoborodko esce con orgoglio. Tornato in Ucraina, racconta a una classe di diplomati che li invidia per poter vivere in questa nuova Ucraina. Ma c’è un enorme problema che colpirà loro e i loro figli per i decenni a venire: l’Ucraina ha ancora $ 163 miliardi di debiti. Chiama gli ucraini a restituirli “in modo che non saremo mai più persone di seconda categoria”. La scena finale dell’episodio (e, a seconda delle fortune politiche di Zelensky, probabilmente della serie) mostra la piazza Maidan, il sito delle rivoluzioni arancione ed Euromaidan del 2004 e del 2014. Lo spettacolo termina con un messaggio di campagna elettorale di votare per Zelensky come presidente.

Da non tralasciare il fatto che nello show la Russia è assente e che il presidente russo Vladimir Putin è mai citato. Nel suo universo alternativo, la Crimea e il Donbas non sono occupati. Non c’è guerra Non ci sono morti. Non si fa menzione dei tentativi russi di annullare l’indipendenza ucraina dal 1991. Questa strana assenza suggerisce che Zelensky, che fa da produttore esecutivo dello show, non ha idea di come affrontare una vera minaccia esistenziale per l’Ucraina o, peggio ancora, quella non crede che ci sia. Nella migliore delle ipotesi, un presidente Zelensky sarebbe incline a gravi errori nei suoi rapporti con Putin; nel peggiore dei casi, potrebbe essere disposto a fare concessioni che svuoterebbero la sovranità ucraina.

L’assenza della Russia di Putin ha un’altra implicazione. È impossibile comprendere la guerra dell’Ucraina nella regione del Donbas orientale nello show, senza rappresentare  l’invasione di Putin e l’annessione della Crimea, il suo sostegno ai separatisti nel sudest dell’Ucraina, lo stazionamento di decine di migliaia di truppe russe, carri armati e unità di artiglieria lungo il confine dell’Ucraina, il blocco dei porti dell’Ucraina sul Mar d’Azov.

Ignorando tutti questi fatti, lo spettacolo adotta la narrativa di Putin, che ha iniziato ad esporre anni fa e poi perfezionato durante la rivoluzione di Euromaidan. La Russia è stata costretta ad occupare la Crimea e invadere l’Ucraina sud-orientale, insiste, per salvare il paese dalla giunta presunta fascista che aveva allontanato il presidente filo-russo Viktor Yanukovych, ha minacciato la vita dei russofoni ucraini e ha fatto piani per unirsi agli Stati Uniti. alleanza imperialista nota come NATO. Lo spettacolo dice efficacemente che i russi non devono essere incolpati di nessuno dei problemi del paese; accusano gli ucraini, in particolare i patrioti ucraini che pensano di poter contare sull’Occidente.

Durante i suoi cinque anni in carica, Poroshenko pur con i suoi limiti, ha coerentemente respinto la linea di Putin e si è sforzato di rendere l’Ucraina una nazione vera. In larga misura, ci è riuscito. L’Ucraina ha un forte esercito che ha combattuto contro i russi e i loro sostenitori del Donbas. Il paese è sempre più integrato nelle istituzioni occidentali e sta espandendo i suoi legami con il resto del mondo. L’amministrazione di Poroshenko ha adottato una serie di riforme positive a livello politico, economico, sociale e culturale e ha effettivamente lasciato la sfera di influenza russa.

Al contrario, se “Servant of the People” è una guida, Zelensky potrebbe ben ripiegare su questi risultati e riportare efficacemente l’Ucraina nel cosiddetto mondo russo. La principale forza di Zelensky, che è identificata con Holoborodko, è anche la sua principale debolezza. Non si nasconde il fatto che non ha esperienza in politica. I sostenitori di Zelensky sperano che i suoi consiglieri, in particolare i sedicenti riformatori che hanno prestato servizio sotto Poroshenko, compenseranno la sua ignoranza, ma è improbabile. Zelensky potrebbe ritrovarsi completamente da solo, o completamente dipendente da sostenitori di oligarchi. Da solo, fallirà come riformatore. Qualunque sia il risultato, un presidente debole sarebbe proprio quello che l’élite corrotta dell’Ucraina e Putin vogliono.

La scelta degli ucraini non potrebbe essere più decisiva. Nel 2004, hanno votato contro Yanukovich. Il governo che seguì fallì nella riforma ma riuscì a mantenere viva l’Ucraina. Nel 2010 hanno votato per Yanukovich. Il suo governo ha ignorato le riforme, promosso un’agenda pro-Putin, minacciato l’esistenza dell’Ucraina e ha scatenato la rivoluzione Euromaidan. Nel 2014 hanno votato per Poroshenko, che è riuscito a creare un’Ucraina così libera da poter prendere seriamente in considerazione l’idea di eleggere un presidente finto.

La domanda è: gli ucraini optano per la fantasia o decideranno che la realtà attuale è meglio della finzione?

Comunque vada vincerà (per adesso) la democrazia.