Come si sospetta sia avvenuto nelle ultime elezioni presidenziali americane e francesi, ci potrebbero essere interferenze da parte della Russia nelle elezioni tedesche?

«La nostra analisi indica che questi profili e pagine erano collegati tra loro e probabilmente gestiti fuori dalla Russia» con queste parole il responsabile della sicurezza di Facebook, Alex Stamos, ha commentato le rivelazioni fatte in queste ore da Facebook che ha fatto sapere di aver rilevato delle spese sospette effettuate (100mila dollari) tra il giugno 2015 e il maggio 2017 da un network di pagine e di profili falsi creati per fare propaganda e dunque interferire, sebbene in maniera indiretta, nelle elezioni presidenziali statunitensi del 2016 conclusesi con la vittoria di Donald Trump. Gli account scovati da Facebook, ora disattivati, erano, secondo gli analisti, riconducibili ad all’ Agenzia per la ricerca su Internet, organizzazione già nota per le sue attività e sospettata di stretti legami con il governo di Mosca. Le spese erano finalizzate alla promozione di ben 3mila post legati a 470 account fasulli.

Nonostante fossero assenti delle inserzioni pubblicitarie inneggianti a questo o a quel candidato, i post contenevano fake news e commenti tali da alimentare polemiche su alcuni temi delicati, oggetto anche della campagna elettorale, come per esempio l’ immigrazione, la questione dei muri, la sicurezza. Dalla sua elezione, Trump non è sfuggito ai sospetti che sono confluiti nel cosiddetto “Russiagate” che, comprendente gli ipotizzati rapporti tra il suo staff (addirittura un figlio) e il Cremlino, ha portato alla defenestrazione del direttore del FBI, James Comey.

Facebook non ha reso pubbliche altre informazioni sui 470 account fasulli: non sappiamo quindi quante persone abbiano visto i loro annunci, sulla base di quali criteri siano state selezionate né che cosa ci fosse scritto di preciso. Nelle sue analisi, Facebook ha inoltre identificato altri 2.200 contenuti sponsorizzati – costati 50mila dollari – per i quali è più difficile trovare un legame certo con la Russia. Dai dati raccolti finora, si sa che furono acquistati attraverso computer che risultavano essere negli Stati Uniti: non si può escludere che i collegamenti avvenissero comunque dalla Russia e che la loro provenienza fosse mascherata per apparire dagli Stati Uniti.

Come ammesso dallo stesso Trump in visita due mesi fa a Varsavia, la Russia ha interferito nelle elezioni e anche per questo sono state approvate dal Congresso americano delle nuove sanzioni nei confronti di Mosca. Sanzioni che l’ inquilino della Casa Bianca non ha visto di buon occhio dato il divieto impostogli dal Congresso di modificare o eliminare le misure. Pur essendo una limitazione, come ha sostenuto il Presidente, del potere esecutivo, costituiscono, tuttavia, uno strumento per denunciare l’ illecita condotta russa.

Sebbene non ci sia ancora nulla di definito circa l’ attività di interferenza russa nelle elezioni americane, il campanello d’ allarme suona soprattutto se, tra poco meno di venti giorni, sono chiamati alle urne i cittadini di un’ altra potente nazione, la Germania. Anche nel corso della campagna elettorale francese, un “incidente” informatico aveva riguardato il partito del Presidente Macron, En Marche.

Stando a quanto riportato dal giornale Die Welt, l’intelligence tedesca si attenderebbe attività simili anche nelle prossime elezioni. A spiegare questa preoccupazione dei servizi segreti di Berlino, vi sarebbero alcuni attacchi hacker messi a segno due anni fa, nel 2015, ai danni del Bundestag, grazie ai quali Mosca si sarebbe impadronita di informazioni top-secret. Del Parlamento tedesco, vittima dell’ attacco, sarebbero stati colpiti i server di posta elettronica di 16 persone, tra cui alcuni membri della maggioranza di governo. Quei dati, circa 16 gigabyte di mail e altri file; altri attacchi hacker furono diretti contro alcuni centri studi legati al partito della Cancelliera Merkel, la CDU, e contro il Partito socialdemocratico, anch’ esso parte della coalizione. Il timore è che gli hacker, forse di nazionalità russa, p usare le informazioni sottratte in vista delle elezioni per indebolire la candidatura di Merkel e dei suoi alleati, favorendo invece quella di altre forze politiche meno ostili alla Russia.

A detta di Hans-Georg Maasen, Direttore dell’Ufficio federale per la protezione della Costituzione, la Russia sarebbe in grado di lanciare una campagna di disinformazione nel corso delle elezioni per il Bundestag. Del resto Angela Merkel è una delle più grandi sostenitrici delle sanzioni contro la Russia, tenendo in considerazione quanto ancora avviene in Ucraina. Secondo Maasen, «i servizi speciali russi continuano a svolgere attività di intelligence attiva in Germania».

Dopo l’ accettazione da parte del Cancelliere Schroder di entrare a far parte del board di Rosneft, il “fantasma” russo sembra riconquistare la scena, rimettendo al centro delle riflessioni sulle democrazie occidentali la minaccia cyber.

Fonte l’Indro