Il caso è noto, Arkady Babchenko viene dato per morto ucciso da sicari. 24 ore dopo in una conferenza stampa riappare Babchenko al fianco del capo dei servizi di sicurezza ucraini e del Procuratore Capo. Spiegano che è stata una messa in scena per catturare coloro che avevano architettato di ucciderlo e acquisire fonti di prova sui mandanti. L’operazione ha avuto successo e ha evidenziato una volta di più come ci sia sempre la Russia dietro gli omicidi di giornalisti.

Questi i fatti che ovviamente hanno mandato su tutte le furie i “rosiconi” italiani da sempre schierati dalla parte del regime di Mosca.

L’accusa che circola sui social è che se anche i servizi ucraini si mettono a diffondere fakenews nessuno gli crederà più.

Peccato che chi lancia questa accusa non ha alcun minimo rudimento di cosa siano le fakenews e di quale sia il loro scopo. Basta infatti dire che nessuna fakenews viene smentita da chi l’ha creata ventiquattro ore prima. Le fakenews hanno lo scopo di manipolare le masse e non di trarre in inganno un gruppo criminale, magari in gergo questa si chiamare “esca”.

Sostenere che i servizi ucraini hanno perso di credibilità è come dire che se si usano agenti sotto copertura per operazioni anti droga o anti mafia fanno perdere di credibilità alla Polizia. Sono chiaramente argomenti senza alcuna base logica che vengono utilizzati per schiumare rabbia. Nessuno considera che l’Ucraina è un paese in guerra con la Russia e questa circostanza richiede metodi “non convenzionali” per combatterla. Andassero a vedere quante operazioni non convenzionali sono state eseguite durante la seconda guerra mondiale da una parte e dall’altra e forse comprenderebbero (se non fossero offuscati dall’odio verso l’Ucraina) quanto è avvenuto a Kyiv nell’arco di 24 ore.

Il metodo putin

Oggi su Repubblica si è anche scatenato Paolo Garimberti, ex corrispondente a Mosca e già Presidente RAI. Un articolo sconclusionato che sembra il copia e incolla degli stereotipi che la propaganda attribuisce all’Ucraina. Ho fatto veramente fatica a dare un senso a quell’articolo perchè parla di temi che non hanno legami tra di loro e non spiegano nulla. Però va notata una cosa, il titolo e il virgolettato in evidenza, “il finto assassinio del giornalista e la convinzione che gli avversari del Cremlino diventino bersaglio” cioè una chiara allusione che non è vero che siano stati assassinati decine di giornalisti da quando Putin è al potere, non è vero che Anna Politkovskaya è morta, non è vero insomma che in Russia c’è un problema di stampa libera, ci sarebbe invece (secondo Garimberti) in Ucraina, paese nel quale forse manca da decenni cioè da quando gli inviati dei giornali erano mantenuti a caviale e champagne dal regime sovietico.