Come abbiamo scritto alcune settimane fa la questione religiosa sta venendo alla ribalta in quanto utilizzata da Mosca come formidabile arma di destabilizzazione. Laddove l’esercito russo non riesce si tenta di utilizzare il credo religioso per dividere la società ucraina. Sempre più spesso vengono pubblicate notizie fake a sfondo religioso, una pratica poco utilizzata in questi primi quattro anni di guerra.

Riportiamo qui un interessante articolo a firma di Gianni Valente de La Stampa.

Non calano le contese intra ortodosse sul possibile riconoscimento di una Chiesa ortodossa ucraina indipendente. I patriarcati di Mosca e Costantinopoli espongono le loro ragioni. Mentre per il Papa le Chiese cattoliche «non devono immischiarsi nelle cose interne della Chiesa russa, neppure nelle cose politiche»

In Ucraina «scorrerà il sangue», se in quel Paese verrà legittimata canonicamente la creazione di una Chiesa ortodossa nazionale, fuori dal controllo del Patriarcato di Mosca, e gli “scismatici” proveranno a impossessarsi dei santuari-simbolo della memoria ortodossa ucraina, come il Monastero delle Grotte di Kiev. A lanciare l’infausta profezia è il metropolita russo Hilarion Alfeyev, portavoce del Patriarcato di Mosca sulla scena internazionale. L’ha piazzata in un’intervista all’agenzia d’informazione ecclesiale Romfea, un website greco ortodosso considerato in linea con il Patriarcato di Mosca.

Il messaggio shock rappresenta solo il passaggio più a effetto delle tante cose di rilievo contenute nell’intervista. Attraverso l’agenzia greca “amica”, l’influente rappresentante dell’Ortodossia russa non ha lesinato dettagli e informazioni riservate per far conoscere soprattutto agli ortodossi di lingua greca la visione del Patriarcato di Mosca sulla “questione ucraina”, che sta complicando i rapporti nella famiglia delle Chiese greco-ortodosse.

Dietro il tentativo di creare una Chiesa ortodossa ucraina indipendente dal Patriarcato di Mosca – ha sostenuto Hilarion – ci sono «tre forze»: l’attuale leadership politica ucraina, gli ortodossi “scismatici” dell’auto-proclamato Patriarca Filarete di Kiev e gli “uniati” della Chiesa greco-cattolica ucraina. Ciascuna di queste realtà – ha affermato Hilarion – agisce «per proprio tornaconto». A detta del Capo del dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, i leader politici ucraini cercano un argomento che li aiuti a vincere alle elezioni, cosa che al gerarca russo ortodosso appare al momento improbabile, «visto il basso gradimento delle forze al potere». Invece i seguaci dell’auto-proclamato Patriarcato ortodosso di Kiev – non riconosciuto canonicamente da nessuna delle Chiese ortodosse – vogliono «legittimare tutto quello ce hanno compiuto negli ultimi 25 anni». Mentre i greco cattolici ucraini punterebbero a «indebolire l’Ortodossia», poiché per loro la nuova Chiesa nazionale ucraina «dovrebbe essere unita al Successore di Pietro» e diventare «non più ortodossa, ma cattolica».

Hilarion si sofferma anche sulla recente visita compiuta al Fanar, sede del Patriarcato di Costantinopoli, dai rappresentanti della Chiesa ortodossa ucraina ancora collegata col Patriarcato di Mosca. Di quell’incontro il metropolita russo offre un resoconto calibrato per smentire che da parte del patriarca Bartolomeo ci sia la volontà di offrire appoggio canonico al progetto di una Chiesa nazionale ucraina indipendente. Hilarion contesta le ricostruzioni storiche – attribuite al metropolita Ioannis di Pergamo, teologo autorevole del Patriarcato di Costantinopoli – secondo cui l’incorporazione sotto il Patriarcato di Mosca della metropolia di Kiev, prima soggetta alla Chiesa di Costantinopoli, era stata canonicamente disposta nel 1685 solo come misura temporanea e quindi revocabile. In ogni caso, insiste Hilarion, nei colloqui con la delegazione ucraina lo stesso patriarca Bartolomeo «ha sottolineato che per lui uno scisma è uno scisma, e lui vede Filerete Denisenko (l’autoproclamato «Patriarca» di Kiev, ndr) come iniziatore dello scisma». A detta dello stesso Hilarion, il patriarca Bartolomeo avrebbe anche definito come «nemici del Patriarcato di Costantinopoli» coloro che diffondono voci false su un presunto documento di concessione dell’autocefalia della Chiesa ucraina già predisposto dallo stesso Patriarcato ecumenico.

Le preoccupazioni ecclesiali di Bartolomeo 

In realtà, la “questione ortodossa” ucraina è tutt’altro che chiusa. Il patriarca Bartolomeo, lo scorso 11 giugno, in un messaggio diffuso dal Patriarcato ecumenico ha ricordato il dovere della Chiesa di Costantinopoli di cercare delle soluzioni alla questione ucraina, per «riportare tutti nella verità e nella canonicità della Chiesa». In quell’occasione, Bartolomeo ha ricordato che. «Quando un fratello viene definito come scismatico o eretico, e tanto più quando un intero popolo viene definito come tale, e quindi viene a trovarsi fuori dalla canonicità della Chiesa, siamo allora tutti chiamati, senza alcuna riserva, a metterci spiritualmente in allerta». Per questo una delegazione del Patriarcato di Costantinopoli sta facendo un tour tra le Chiese ortodosse autocefale (in questi giorni il metropolita Emmanuel si è recato in visita al Patriarcato greco ortodosso di Alessandria), con l’intento di sondare i singoli pareri sulla possibilità di concedere l’autocefalia a una Chiesa ortodossa nazionale ucraina. Il prossimo 9 luglio, ha riferito Hilarion, la delegazione del Patriarcato ecumenico visiterà anche il Patriarcato di Mosca.

L’aggrovigliarsi della situazione rende ancora più evidente l’errore compiuto dal Patriarcato di Mosca quando nel 2016 ha deciso di boicottare il Concilio panortodosso di Creta, snobbando quell’assise conciliare dove avrebbero potuto essere affrontati anche i malanni ortodossi concentrati intorno alla questione Ucraina. Adesso, Hilarion riconosce che «la cosa più importante» è iniziare un dialogo appropriato tra Patriarcato ecumenico e Patriarcato di Mosca, evitando scambi di opinioni «attraverso i mass media» e «entrando nel negoziato» con la consapevolezza che «la Chiesa ortodossa russa è interessata non meno della Chiesa di Costantinopoli a riportare gli scismatici dalla parte della Chiesa». Nello stesso tempo, il metropolita russo non rinuncia a dare una stoccata al metropolita Ioannis di Pergamo, attribuendogli una visione della questione ucraina basata su una «lettura faziosa» di fonti risalenti a 300 anni fa.

Appuntamento a Bari 

Fonti russe accreditano come «molto probabile» la presenza di Hilarion all’incontro coi Patriarchi e i capi delle Chiese del Medio Oriente convocato da Papa Francesco a Bari, il prossimo 7 luglio. Ma le contese intraortodosse sulla questione ucraina non dovrebbero proiettare le loro ombre sul raduno voluto per pregare e affrontare insieme le emergenze dei cristiani in Medio Oriente. All’ordine del giorno ci sono i problemi vitali e i rischi concreti affrontati dalle Chiese sofferenti dei Paesi mediorientali, che fanno apparire secondarie le contese giurisdizionali interne all’Ortodossia. Lo stesso Papa Francesco prova a neutralizzare le tentazioni dei capi ortodossi di utilizzare la Chiesa cattolica come “sponda” per far prevalere la propria posizione nelle contrapposizioni interne al capo ortodosso: «La Chiesa cattolica, le Chiese cattoliche» ha scandito il Vescovo di Roma già lo scorso 30 maggio, davanti a una delegazione russa ortodossa guidata proprio dal Hilarion «non devono immischiarsi nelle cose interne della Chiesa ortodossa russa, neppure nelle cose politiche». Nello stessa occasione, con riferimento indiretto alle richieste della Chiesa greco cattolica ucraina di essere riconosciuta come Patriarcato, ha anche ribadito che «la Chiesa cattolica mai permetterà che dai suoi nasca un atteggiamento di divisione. Noi mai ci permetteremo di fare questo, non lo voglio. A Mosca – in Russia – c’è un solo Patriarcato: il vostro. Noi non ne avremo un altro».