In queste ultime due settimane siamo stati testimoni di uno tsunami di disinformazione. Era una cosa ampiamente prevista in vista delle elezioni presidenziali del 31 marzo ed è forse questa consapevolezza che invece di aiutare i sistemi di sicurezza ucraini li ha forse penalizzati. La sindrome da accerchiamento ha portato a commettere errori che potevano essere evitati, non certo cose gravi ma che hanno avuto una risonanza mediatica molto grande.

Si sapeva che il Cremlino avrebbe fatto di tutto per mettere in cattiva luce l’attuale Presidente Petro Poroshenko, Presidente che per stessa ammissione di Putin è il più grande nemico della Russia, e si sapeva che l’investimento economico nelle elezioni ucraine da parte della Russia sarebbe stato ingente.

Così siamo passati da una querelle all’altra, alcune autoprovocate come quella di Albano, Cutugno e Innaro, all’ultima di Prozov orchestrata in maniera un po’ goffa dalla FSB.

Tralasciando la sciatteria di un ex cantante come Toto Cutugno,  che si è permesso di prendere in giro in televisione milioni di ucraini deridendoli (dopo aver incassato i soldi del concerto a Kyiv) da Mosca, quella di Mark Innaro è stato invece un autogol mal gestito. Uno zelante funzionario delle dogane, che aveva il compito di controllare con molta attenzione le persone provenienti da Minsk in vista delle elezioni presidenziali, ha bloccato un giornalista a lui sconosciuto ed ha così combinato un casino.

Oltre vicende italiane, è invece interessante il caso “Prozorov”, presentato ai media quattro giorni prima delle elezioni. Si tratta di un ex ufficiale dell’SBU (servizi di sicurezza ucraini) che dopo essere stato licenziato per alcolismo ha deciso di prestare la sua figura al nemico, ovvero si è venduto all’FSB russa la quale ha organizzato una conferenza stampa nella quale lo stesso Prozov ha accusato ovviamente il Presidente Poroshenko e incolpato l’SBU di tutti i crimini inventati dalla disinformazione russa nei cinque anni precedenti. Abbattimento volo MH17, Carlos, cecchini, “Guantanamo ucraina”, strage di Odessa etc. Manca all’appello il ragazzo di Sloviansk crocifisso. Ovviamente Prozov a supporto di tutte queste storie non ha portato alcuna prova verificabile. Per esempio di tutte le persone torturate e uccise, di cui lui sarebbe a conoscenza,  “nella prigione dell’aeroporto” non si ricorda nemmeno un nome nonostante il suo ruolo.

Altra cosa interessante è la simultanea condivisione della notizia da parte degli outlet del Cremlino in Italia mentre la notizia è stata ampiamente trascurata da quasi tutti i grandi quotidiani nazionali. Se ci pensate è abbastanza curioso che una persona che rivela elementi nuovi sui maggiori casi internazionali degli ultimi anni non sia presa in considerazione dalla quasi totalità della stampa.

Invece quasi in concomitanza e con le stesse narrative sono usciti gli articoli de L’Antidiplomatico, Controinformazione, Contropiano, Aurora, Megachip.

Gli articoli degli outlet italiani mi hanno fatto tornare alla memoria una storia.

Durante il regno del secondo imperatore della dinastia Qin, il primo ministro Zhao Gao temeva che l’imperatore lo ritenesse responsabile delle crescenti rivolte e così decise di rovesciare il trono. Zhao Gao però non sapeva su quanti dei ministri di corte avrebbe potuto fare affidamento nel caso in cui avesse tentato un colpo di stato.

Per scoprirlo allora si inventò uno stratagemma. Fece portare a corte un cervo e disse all’imperatore: «Sua maestà, ho portato questo splendido cavallo apposta per lei».

L’imperatore sorpreso rispose: «ma questo non è un cavallo!»

Allora Zhao Gao disse: «Certo che lo è, è un cavallo che può correre mille li». L’imperatore pensò che Zhao Gao stesse scherzando e rimase sospettoso.

«Come hanno fatto a crescergli le corna a questo cavallo?» chiese l’imperatore.
«Le assicuro che si tratta di un cavallo» rispose Zhao Gao, «può chiederlo ai suoi ministri».

I ministri vedevano chiaramente che si trattava di un cervo e non di un cavallo, ma quelli di loro che erano fedeli a Zhao Gao capirono quali erano le sue intenzioni e confermaro all’imperatore che quello era proprio uno splendido cavallo in grado di correre mille li in un giorno.

In seguito, dopo aver spinto al suicidio l’imperatore, Zhao Gao fece uccidere tutti i ministri che non avevano appoggiato il suo gioco.

La Russia non avendo possibilità di vincere la guerra militarmente ha intrapreso da tempo la strada politica, quella stessa strada che da tempo sta percorrendo in Europa. Il tentativo di instaurare un presidente fantoccio come fece già con Yanukovich e di controllare quindi il paese senza dover sparare un colpo. Comunque andranno queste elezioni lo scenario che sembra ripresentarsi è quello del dopo rivoluzione arancione con Yushenko. E’ infatti probabile che vi sarà un Presidente eletto con un Parlamento in opposizione, condizione che creerà instabilità in quanto il sistema ucraino è ibrido, perché si tratta di un sistema che non è ne presidenziale pieno ne parlamentare pieno.

A chi accusa l’attuale presidente di essere un golpista spregiudicato va ricordato che forse un’altro presidente sotto elezioni non avrebbe bloccato un attentato alla metropolitana di Kharkov e forse avrebbe utilizzato in maniera cinica un po’ di morti arrestando poche ore dopo l’attentatore che avevano già individuato.

Il voto del 31 marzo ed il successivo ballottaggio disegneranno il futuro dell’Ucraina che si trova di fronte ad un bivio, continuare nel percorso di europeizzazione o tornare al passato. Fortunatamente essendo oggi l’Ucraina una democrazia, sarà il popolo a scegliere la strada e i perdenti dovranno rispettare la volontà della maggioranza. Il dubbio che tutti gli analisti oggi si pongono è capire se le centinaia di migliaia di soldati che in questi cinque anni hanno vissuto nelle fangose trincee del Donbas e i tanti ucraini che hanno conosciuto lutti e sofferenze accetteranno democraticamente un’inversione verso un ritorno al passato. Il loro voto vale quanto quello di chi pochi giorni fa a Kyiv si spellava le mani per applaudire un cantante che si faceva beffa dei tredicimila morti dell’ultimo lustro, ma piaccia o no questa è la democrazia.

Tra poche settimane sapremo se il cervo si è trasformato in cavallo oppure no.