Il Parlamento europeo ha bocciato la proposta di istituire una commissione speciale per far luce sulle «ingerenze elettorali straniere e sulla disinformazione». Nella votazione l’Aula si è spaccata quasi a metà, con una leggera prevalenza dei contrari: 320 contro 306. Ago della bilancia il Movimento Cinque Stelle: tutta la pattuglia grillina (13 i presenti al voto) si è schierata con gli ex alleati della Lega. Il partito di Matteo Salvini ha criticato la risoluzione parlamentare in cui vengono citati espressamente la Russia e il caso Savoini.

L’idea di istituire una commissione ad hoc è stata invece sostenuta dal Partito Democratico: lo stesso David Sassoli, presidente del Parlamento, a pochi giorni dal suo insediamento aveva anticipato questa iniziativa. Ma un emendamento presentato dai Conservatori ha chiesto di depennare dalla risoluzione votata ieri il paragrafo sulla commissione d’inchiesta. «Senza una saldatura tra Lega e M5S, a quanto pare ancora molto forte, questo emendamento non sarebbe mai passato» attacca Carlo Calenda, eurodeputato di Siamo Europei. L’ex ministro dello Sviluppo economico è stato il primo ad affondare il colpo sui grillini per questo episodio che imbarazza anche gli alleati di governo del Pd: «E meno male che erano i nuovi europeisti e i solidi democratici, complimenti!».

Interpellati sulla questione, gli eurodeputati del Movimento si trincerano dietro un «no comment». Non spiegano le ragioni del loro «no» e nemmeno dell’astensione alla risoluzione finale. Un testo che condanna duramente le ingerenze straniere nelle elezioni in Europa e punta il dito contro i presunti legami tra Lega e Cremlino. C’è infatti un esplicito riferimento alla trattativa del Metropol di Mosca che secondo le indagini della magistratura sarebbe stata condotta da Gianluca Savoini. Fonti M5S si limitano a far sapere di essersi astenuti su questo punto perché l’accusa al Carroccio «non si basa su fonti ufficiali, ma solo su fonti giornalistiche».

Rivendicano il loro «no» alla commissione i Fratelli d’Italia, che fanno parte del gruppo dei Conservatori: «Per noi è una materia di competenza degli Stati nazionali – spiega il capo-delegazione Carlo Fidanza -. Non vogliamo organi sovranazionali che rischiano di essere anch’essi strumentalizzati politicamente». Forza Italia invece ha deciso di astenersi. Tra i contrari figurano i Verdi e parte dei liberali, ma la loro motivazione è più di tipo procedurale: chiedono che a occuparsi di questa vicenda sia la commissione Libertà Civili.

E infatti i due gruppi hanno appoggiato il testo finale, approvato con 469 voti a favore (143 i contrari e 47 gli astenuti). La risoluzione considera «le ingerenze elettorali straniere una minaccia per le democrazie europee» e aggiunge che «gli unici a beneficiarne sono i movimenti anti-Ue e le forze estremiste e populiste». L’attività del Cremlino viene citata esplicitamente. Un capitolo è dedicato ai finanziamenti illeciti ai partiti politici: «Nonostante la maggioranza dei Paesi Ue abbia vietato, del tutto o in parte, le donazioni estere ai partiti politici e ai candidati – spiega il Parlamento -, alcuni attori stranieri riescono a eludere le leggi e a offrire sostegno ai propri alleati». È qui che vengono elencati, oltre al caso-Savoini, anche il maxi-prestito al Front National, lo scandalo che ha travolto il Partito della Libertà austriaco e la campagna «Leave.Eu» per la Brexit.

La risoluzione considera poi «la propaganda russa» come «la principale fonte di disinformazione in Europa». Il Parlamento chiede di potenziare la task force East StratCom, incaricata di smascherare le fake news, e di «elaborare un quadro giuridico per mettere fine alle minacce ibride» come attacchi informatici e disinformazione.

Fonte : La Stampa