Intervista e traduzione a cura di Nataliya Kudryk del 7 dicembre 2018, pubblicata il 10 dic. 2018

 

-Nell’inverno di 5 anni fa, quando in Ucraina avveniva la Rivoluzione della dignità, Lei era a capo della diplomazia italiana e da Bruxelles ha annunciato le sanzioni contro i governatori ucraini responsabili della violenza a Kyiv. Come ricorda quel periodo e quali erano le sue impressioni?

-Quello che mi impressionò all’epoca fu che tutti i ministri si precipitarono in piazza Maidan per esprimere il loro sostegno per gli occupanti della piazza, e ciò per cui si stavano ribellando. Io ero un po’ più perplessa, non perché dissentirsi ovviamente, ma semplicemente perché non avevo chiaro se questi segni di solidarietà erano una fotografia (per farsi vedere) o un vero progetto politico di sostegno. Ero più scettica perchè l’Europa era sicuramente divisa sul tema ucraina, a parte le dichiarazioni ufficiali. Non mi pareva che ci fossero dati concreti di sostegno vero, per non parlare degli americani. Pur condividendo evidentemente la rivolta ucraina avrei auspicato dall’Europa un atteggiamento più concreto invece di un’esibizione abbastanza vuota di solidarietà. In effetti, parlo dal punto di vista europeo, è evidente che allora come oggi l’Europa era abbastanza divisa su questo tema. Tutti esprimevano la solidarietà , ma esprimere la solidarietà a parole è facile , farne seguire dei fatti è abbastanza complicato.

-Lei aveva subito capito che cosa stava succedendo? Era una  lotta degli ucraini per il loro futuro in Europa, una tentazione di salire sull’ultima carrozza dell’UE oppure nasceva un conflitto civile in Ucraina?

-Io non sono abbastanza a conoscenza dell’Ucraina come dossier, non mi azzarderei ad entrare in questi dettagli. So che molti analisti avevano opinioni diverse su che cosa davvero stava succedendo. Le ambizioni russe mi parevano evidenti come lo sono adesso. Quello che dubitavo, e continuo a farlo, è  che l’Europa, o i cosi detti amici della rivoluzione ucraina fossero veramente serie e convinti di quello che stavano facendo.

-Alla fine del 2014 in una intervista lei parlava della superficialità degli europei e loro impreparazione nel reagire con la Russia. Cosa era sbagliato?

-Secondo me siamo stati un po’ superficiali prima di firmare l’Accordo di associazione dell’Ucraina all’UE senza avere grande consapevolezza di quale sarebbero state conseguenze, perchè era evidente che la Russia in qualche modo avrebbe reagito. A me preoccupava che non ci fosse chiarezza in merito a questa eventuale mossa russa che sarebbe avvenuta, e noi cosa avremmo fatto a quel punto? Questa domanda non aveva risposta. Come sempre abbiamo fatto politica giorno per giorno senza avere ne un piano B, ne un piano C.

La risposta è stata trovata introducendo le sanzioni economiche contro Mosca. Lei che ne pensa dell’utilità di questo strumento per contrastare Putin?

-E’ uno degli strumenti che normalmente si usano, ma anche chi li dichiara non sempre li rispetta, l’efficacia dipende dai casi.

– L’attuale governo italiano in modo categorico chiede la cancellazione delle sanzioni anti russe. In Ucraina pensano che l’Italia è il principale paese che mina l’unità dell’UE su questo  tema. Lei cosa ne pensa sul ruolo dell’Italia?

-O Dio, per rovinare l’unità europea ci sono molti, ci sono tanti altri paesi che aihmè più o meno hanno la stessa posizione dell’Italia. Tant’ è vero che sempre minacciano di togliere le sanzioni e poi non lo fanno mai. Di fatto se guardiamo i numeri, noi esportiamo molto di più in Europa che non in Russia. Anche dal punto di vista economico tutto questo danno come ci raccontano non c’e. Ora anche l’Italia si rende conto che non può rompere con la posizione europea perché i nostri interscambi interni con l’UE sono molto più importanti degli interscambi con la Russia.

-Come ha reagito l’UE all’ultima escalation nel Mar Nero del 25 novembre secondo lei?

-Certamente nessuno vuole fare la guerra alla Russia. Spero che si trovi qualche accordo. Certamente se il passo successivo  dovesse essere una difesa militare dell’Ucraina io non ci scommetterei. Spero non ci sarà la guerra aperta.

-L’Europa non aiuterà a fermare Putin?

-No, io non  capisco neanche perché vi sorprendete? Non vi fate illusioni! L’Europa non ha una politica estera comune, ogni paese sostanzialmente fa un po’ quello che vuole, non c’è una politica di difesa comune. Siria, Libia pure chiedono il sostegno. L’Europa oramai è un gigante economico e un nano politico. Ma è questa l’Europa che abbiamo. Io la  vorrei più politica , più integrata, più federalista, più, più … ma l’Europa che abbiamo è un gigante economico, culturalmente un po’ troppo ripiegata su se stessa. Una volta un ministro belga definiva l’Europa “un gigante economico, un nano politico e un verme militare”.

-Parecchi politici ed imprenditori italiani visitano la Crimea illegalmente annessa dalla Russia per fare business con l’aiuto dell’autorità locale che è sotto il controllo di Mosca. Così i media russi scrivono che in Europa parzialmente già “riconoscono la Crimea russa”. Perché in Italia si chiudono gli occhi davanti ad atti del genere?

-L’ho appena detto. Fare una dichiarazione alla fine di un consiglio d’affari generali dei ministri degli esteri è più o meno semplice, essere un po’ più seri non è possibile. E’ la stessa cosa del nostro rapporto con la Turchia, o con  l’Egitto, non ne parliamo. Se l’Unione europea continua  su questa strada di non avere una politica estera, né una politica di difesa comune rimarremo un gigante economico. Io non amo raccontare le bufale.

-Una grande esperta nelle battaglie per i diritti umani come Lei ha provato, insieme con il Partito radicale, a fare una mossa concreta per aiutare a liberare le decine di prigionieri politici ucraini in Russia?

-Noi riteniamo che debba essere l’Europa a farlo. E quindi tutti le azioni o pressioni che noi facciamo è per spingere l’Europa in quanto tale a pronunciarsi in modo un po’ più serio. Io sono assolutamente convinta che andando avanti con le iniziative bilaterali non si va da nessuna parte.

-Lei ha provato a definire cosa sta succedendo in Ucraina? E’ una crisi bilaterale, un conflitto civile, la battaglia per l’Europa, una guerra?

-Non lo so, come ho detto non sono un’esperta dell’Ucraina. Capisco molto di più la politica russa che è una politica espansionista, debolissima all’interno sul piano economico, che Putin esalta ed evidentemente funziona come il ritorno alla “Grande Russia”. Io non approvo questa politica , ma la vedo bene. Quali siano i riflessi sulla società ucraina non li so leggere bene.

-Ma lei legge bene il contesto europeo ed internazionale, quindi dove secondo lei  quale dovrebbe essere il posto dell’Ucraina nel prossimo futuro?

-Io non ho la palla di vetro, questo non lo so. So che in questo momento l’UE in quanto tale attraversa una crisi abbastanza evidente e che non c’è per il momento nessuna spinta ad un’ulteriore allargamento, questo vale per i paesi Balcanici, non parliamo dell’Ucraina. Non so neanche se resisterà l’Unione Europea per i colpi nazionalisti dei vari paesi. Sono preoccupatissima, perché tutto è molto fragile, anche l’integrazione dei paesi europei mi pare in un momento molto molto critico: il declino della Merkel o la sua uscita, Macron è in difficolta. Sul governo italiano non parliamo. Mi sembra che tutto lo sforzo che noi facciamo con +Europa è mantenere quello che già c’è.