Fonte La Stampa, Anna Zafesova

Il portavoce di Putin: “Una campagna orchestrata per oscurare i successi del nostro governo a Palmira, siamo il bersaglio principale”

Oligarchi, governatori, deputati, ministri, musicisti e sportivi: nei Panama Papers figura non solo tutto il mondo, ma anche mezza Russia. Ma il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov – la cui consorte, l’ex pattinatrice Tatiana Navka, appare nei files con una società offshore intestata a lei – è convinto che «il bersaglio principale di questo attacco sono il nostro Paese e il nostro presidente». E potrebbe non avere tutti i torti. Non nel senso che le accuse a calciatori, presidenti e parenti di reali siano solo una cortina fumogena per colpire Vladimir Putin e oscurare il suo successo con la liberazione di Palmira dalle mani dell’Isis, come sostiene il suo addetto stampa. Ma sicuramente il presidente russo è il personaggio più in vista tra quelli messi alla berlina dai Panama Papers, e quello che potenzialmente potrebbe rimetterci di più. Anche perché l’indagine non si limita a evidenziare conti e affari sospetti, ma getta luce sul sistema di relazioni della famiglia putiniana, quella che il sottosegretario al Tesoro Usa Adam Szubin già un paio di mesi fa aveva accusato di aver «accumulato ricchezze immense».

Gli amici dello zar  

Lui, Putin, non viene mai menzionato, non appare in nessun documento e ovviamente non firma nessuna carta. Ma ci sono diversi suoi amici. Come i fratelli Rotenberg, Arkady e Boris, che da allenatore di judo di Putin ragazzo sono diventati i leader della classifica dei vincitori di appalti statali, dalle Olimpiadi di Sochi al ponte con la Crimea strappata all’Ucraina ai gasdotti di Gazprom. O il violoncellista Serghey Rodulghin, amico del presidente dai tempi dell’università, la cui Sandalwood Continental ha fatto girare negli offshore dal 2011 almeno due miliardi di dollari. Uno schema intricato di compravendita di attivi russi, prestiti e opzioni, che porta le società del noto musicista a guadagnare milioni di dollari. Con un fiuto per gli affari straordinario: gli offshore di Rodulghin acquistano pacchetti azionari di società russe, che rivendono il giorno dopo con plusvalenze di centinaia di migliaia di dollari. O il professore di musica ha una capacità di prevedere i rimbalzi in borsa che farebbe invidia a George Soros, oppure – come sostengono gli esperti antiriciclaggio – si tratta di affari retrodatati per giustificare il passaggio di somme la cui origine altrimenti è imbarazzante da rivelare.

Il trucco delle penali milionarie  

Come, per esempio, “donazioni” da parte di oligarchi russi. Diverse gole profonde, come Serghey Kolesnikov, ex partner di affari pietroburghese degli amici di Putin, che ora si nasconde nel Regno Unito, sostengono che magnati come il re dell’acciaio Alexey Mordashov e il petroliere Suleiman Kerimovavessero versato fondi a beneficio della cerchia di Putin. Gli offshore del violoncellista recano tracce di queste operazioni, nella forma di prestiti – fatti da altri offshore riconducibili a grosse società di Mosca – ricevuti senza una giustificazione specifica, e poi cancellati dopo un paio di mesi con una penale di 1 (uno) dollaro Usa. Senza contare il trucco più ovvio: contratti di consulenza stipulati e rotti il giorno dopo, con penali milionarie. Nessuno faceva troppe domande: quasi tutti i protagonisti degli “affari” sono società offshore, e quasi tutte avevano i conti nelle controllate estere di banche russe. Una di queste, la cipriota RCB (controllata dalla banca statale russa Vtb), ha erogato alle scatole di Roldughin 650 milioni di dollari di prestiti, a condizioni talmente di favore cheperfino i consulenti della Mossack Fonseca – la società panamense che gestiva gli offshore – avevano sconsigliato l’affare come dubbio.

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Ekaterina Tikhonova, figlia di Putin, vicerettore dell’Università di Mosca a 29 anni

La figlia di Putin  

Ma non si tratta solo di incassare: le società nelle British Virgin Islands investono, e bene. Anche perché spesso, sempre con il trucco della cessione dei debiti dietro penale di 1 dollaro, si ritrovano proprietarie di cospicui pacchetti azionari di importanti società russe, come la Video International, leader del mercato pubblicitario (il suo fondatore, ed ex ministro dell’Informazione, Mikhail Lesin, nel novembre del 2015 è stato trovato morto in un albergo di Washington, in circostanze più che sospette), o il produttore di camion Kamaz. Ma ci sono anche investimenti diretti, con prestiti per 20 anni all’1-2% annuo a società russe che acquisiscono lussuosi hotel e resort vicino a Pietroburgo. Per coincidenza, è proprio in uno di questi resort che la figlia di Putin, Ekaterina Tikhonova, nel febbraio 2013 celebra il suo matrimonio top secret. E la proprietà di tutti questi alberghi è riconducibile a Yuri Kovalchuk, e alla sua banca Rossia, messa nel 2014 sotto sanzioni Usa come «cassa di Putin», insieme a Timchenko, i Rotenberg e Kovalchuk, tutti accomunati dall’amicizia con il futuro presidente ai tempi di Pietroburgo, quando insieme fondarono la cooperativa di dacie “Ozero” (lago), diventata il nucleo del sistema di potere russo.

Il cerchio magico  

Ekaterina – che a 29 anni è vicerettore dell’università di Mosca, responsabile per suo conto di progetti di edilizia per milioni di dollari – è già apparsa in altre rivelazioni dei media occidentali sugli affari della cerchia intima del Cremlino. Il suo fortunato sposo, Kirill Shamalov, pochi mesi dopo il matrimonio è diventato uno dei principali azionisti della società energetica Sibur, rilevando la quota di Ghennady Timchenko, altro oligarca considerato intimo di Putin e diventato uno degli uomini più ricchi della Russia grazie ai diritti sul trading del petrolio russo. Kirill è figlio di Nikolay Shamalov, ex rappresentante di attrezzature per dentisti a Pietroburgo diventato l’uomo chiave della finanza legata al colosso del metano Gazprom, dove hanno trovato cariche da top manager anche i suoi giovani pargoli. E solo pochi giorni fa si è scoperto che Ekaterina usa come residenza un lussuoso appartamento di proprietà di tale Grigory Baevsky, imprenditore della cerchia dei Rotenberg. Che ha anche passato a condizioni tutte da scoprire un appartamento da 228 metri a Leysan Kabaeva, sorella di Alina, l’ex campionessa di ginnastica che il gossip considera amante del presidente.

Un gattino per il presidente

Un’altra donna beneficiata dai doni di Baevsky è Anna Zatsepina, che a 81 anni è diventata proprietaria di un terreno a Uspenskoe, zona di dacie governative a ovest di Mosca, uno dei lembi di terra più costosi al mondo. L’anziana signora è nonna di Alina. Infine, un appartamento molto grazioso di proprietà di Baevsky è passato ad Alisa Kharcheva, studente di giornalismo e relazioni internazionali, diventata famosa grazie a un calendario dedicato al compleanno di Putin sul quale posava in lingerie. Alisa sostiene di aver acquistato l’appartamento regolarmente attraverso un’agenzia immobiliare, senza specificare come è riuscita a guadagnare centinaia di migliaia di dollari a soli 23 anni. L’ultimo post sul suo blog risale al 7 ottobre 2012, quando ha posato di nuovo per fare gli auguri al presidente, in compagnia di un ritratto del capo dello Stato – «un uomo favoloso, un leader forte e il leader ideale per il Paese» – e di un delizioso gattino che giustificava l’ambiguo titolo del post: “Pussy for Putin”.

Un mondo di doppie identità  

Tutte donne di cui il presidente ignora l’esistenza, smentisce l’impeccabile Peskov (che negli ultimi mesi è stato anche impegnato a smentire l’esistenza della sua collezione di orologi, ciascuno dei quali più costoso del suo stipendio annuo, e la luna di miele su uno yacht da miliardari in Sardegna). E’ un mondo curioso, dove ciascuno ha una doppia identità. Perfino la figlia di Putin, di cui il Cremlino non conferma né smentisce la parentela, nonostante una forte somiglianza della giovane sia con il presidente che con l’ex moglie Liudmila (il cognome Tikhonova sarebbe un alias in omaggio alla nonna materna). Alina Kabaeva è deputata della Duma e presidente della holding che detiene la maggioranza di diversi giornali e tv, tra cui il primo canale nazionale, ma ufficialmente non ha nessun legame con Putin (nonostante alla coppia vengano attribuiti due figli). Alina è solo una ragazza carina che ammira il presidente. E il violoncellista Roldughin, stimato concertista e professore, nei Panama Papers rivela la sua vita segreta di manovratore di miliardi e proprietario occulto di importanti asset russi. Un intimo della cerchia putiniana ha spiegato a Novaya Gazeta – il giornale per il quale lavorava Anna Politkovskaya, che fa parte del pool internazionale che ha indagato sui Panama Papers – ha spiegato che il musicista è solo «un custode», e che Putin l’ha scelto come fiduciario dopo essersi stancato dell’«insaziabilità» di altri amici.

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Vladimir Putin con Alina Kabaeva

Cose di famiglia  

Che Putin si fidi solo degli amici è cosa nota. Tratto insolito per un’ex agente dei servizi, ma molto tipico degli ex sovietici: diffidare di ogni sistema, organizzazione o Stato e confidare nella famiglia, di sangue o allargata. I fondatori della cooperativa Ozero sono saliti insieme al potere dal nulla, e insieme figurano nella lista degli uomini più ricchi della Russia e in quella dei vip russi sotto sanzioni degli Usa e dell’Ue. E a portare alla ribalta i loro nomi, pubblicando i loro affari e le foto dei loro palazzi, è stato Alexey Navalny, il blogger diventato leader dell’opposizione russa grazie alle rivelazioni anti-corruzione e al grido «Putin ladro» scandito dalla piazza di Mosca durante le proteste dell’inverno 2011-12. Da allora le rivelazioni sugli affari degli amici di Putin si susseguono a ritmo sempre più sostenuto, pubblicate da media internazionali di fama come Reuters e Bloomberg, e Peskov aveva preannunciato nei giorni scorsi «un nuovo attacco», che ieri ha confermato provenire da «fonti che conosciamo», alludendo ai legami con la Cia e il dipartimento di Stato Usa di «diversi giornalisti». Nello stesso tempo Edward Snowden, l’ex talpa americana che ha trovato asilo a Mosca dopo aver denunciato i servizi americani, esultava per l’uscita dei Panama Papers, una gaffe imperdonabile verso l’uomo che gli ha concesso ospitalità.

La smentita vale più della notizia  

I tg di Mosca hanno trasmesso più la smentita che la notizia delle rivelazioni, concentrandosi invece sul ruolo nei Panama Papers del presidente ucraino Petro Poroshenko, magnate del cioccolato pizzicato con un offshore (sul quale non è registrata alcuna operazione). Non è il solo: nelle carte figurano altri presidenti post sovietici, come l’azerbaigiano Ilham Aliev, e decine di imprenditori, governatori, deputati e ministri russi. Tutti impegnati nelle stesse operazioni: offshore che comprano altri offshore, in un sistema di scatole che si perdono dentro altre scatole, si prestano soldi, si scambiano pacchetti azionari, si comprano a vicenda. La società del re dei concimi Rybolovlev, per esempio,possedeva Van Gogh, Picasso, Monet e Modigliani per mezzo miliardo di euro: i quadri erano stati occultati via offshore alla divisione dei beni nel processo di divorzio con la moglie del magnate. Secondo Boston Consulting Group, un quinto dell’economia russa gira nei paradisi fiscali, nonostante Putin avesse proibito ai politici russi di possedere proprietà all’estero e lanciato una campagna per «de-offshorizzare l’economia». Perfino alcuni imperi petroliferi e finanziari spesso risalgono a un oscuro offshore cipriota o panamense, con socio unico anonimo. Per gli imprenditori è un modo di mettersi al sicuro da guai con il governo, per il governo l’unica maniera di occultare guadagni altrimenti difficilmente giustificabili.

Le conseguenze

Ed è proprio per questo che il fedele Peskov in fondo ha ragione quando dice ai giornalisti che nelle rivelazioni dei Panama Papers «non c’è nulla di nuovo». Che la Russia è governata da «ladri e cialtroni», come recitava un famoso slogan di Navalny, non è una novità per nessuno. Né per Washington, dove dopo l’annessione della Crimea è stata creata una task force dei servizi e del Tesoro per indagare sui traffici occulti di Mosca. Nè per i russi, che ogni giorno vedono le ville, le limousine, gli abiti e gli orologi dei loro deputati, governatori, ministri e gerarchi del Patriarcato di Mosca. Nonostante la campagna per le elezioni dell’autunno alla Duma si preannunci calda, e incentrata soprattutto su temi sociali per mobilitare un elettorato flagellato dalla crisi economica, nascondere la ricchezza in Russia è ancora considerato cattivo gusto. I Panama Papers possono solo fornire dettagli, dinamiche e numeri di uno stato delle cose noto e onnipresente. Con annessi giri di mogli, figlie, ginnaste e amici della palestra. LaCremlin Corp replica soltanto uno schema collaudato ben prima dell’arrivo di Putin al potere, e non saranno certo le rivelazioni delle quali per giunta i media ufficiali non parleranno a sconvolgere i russi. Come dice una battuta coniata dai social network russi, i Panama Papers produrranno le dimissioni in Islanda, le fucilazioni in Cina, il silenzio in Arabia Saudita, lo scandalo con annesse lotte di potere e soldi in Ucraina, e un giro di vite contro opposizione e media in Russia.