Non è un fenomeno solo italiano, ma in generale europeo ed anche americano. Chiunque in Italia può averne la riprova di tale affermazione semplicemente scorrendo I vari profili social di chi oggi appoggia le narrative del Cremlino. Ci si accorgerà che un anno fa quelle stesse persone si stracciavano le vesti contro vaccini e dittature sanitarie. La cosa buffa è che proprio una delle eminenze grigie del negazionismo odierno, ha affermato in televisione che preferisce i bambini sotto una dittatura ma vivi che in una democrazia ma morti. Ebbene lo stesso personaggio si scagliava contro la “dittatura sanitaria” in Italia, un esempio di dissonanza cognitiva indotta.

Data per acquisita la sovrapposizione perfetta di NoVax e supporters di Putin, andrebbe compreso perché questo è avvenuto.

La risposta non è così difficile come potrebbe sembrare, ne vi sono particolari implicazioni sociologiche, semplicemente è figlia di una guerra ibrida che va avanti da anni mossa da Mosca contro le nostre democrazie.

La guerra ibrida non riguarda solo la guerra cinetica o la politica, la guerra ibrida copre diversi ambiti che possono essere i rigassificatori o i vaccini, il suo scopo è quello di creare caos nell’ambito avversario, di dividere e polarizzare e di conseguenza influenzare i governi locali che debbono tenere conto del volere popolare.

Anche nel caso del Covid, Peskov ha sempre definito le accuse che venivano mosse contro la Russia come “russofobia”, la stessa parola chiave che viene usata oggi e che viene usata contro gli Ucraini a partire dal 2014.

Anche la catena logistica della diffusione di tali narrative è sovrapponibile perfettamente, i programmi TV che allora ospitavano i vaneggiamenti dei NoVax oggi ospitano gli stessi personaggi che sostengono che Bucha è il risultato di un set cinematografico.

Chi non ricorda la martellante campagna fatta dal canale LA7 a supporto del vaccino russo Sputnik? Nessuno ha mai chiesto scusa per quella ignobile campagna travestita da libertà di espressione, nessuno si è mai soffermato a dire che quel vaccino è risultato inefficacie, che molti paesi hanno smesso di somministrarlo e che nella stessa Russia il vaccino è stato somministrato a poco più del 30% della popolazione. Eppure allora ogni giorno veniva ospitato un servizio da San Marino dove folle entusiaste di italiani ringraziavano la Russia per l’unico vaccino al mondo efficacie. Uno spettacolo che ricordava molto i format di Russia Today.

Oggi gli stessi che un anno fa erano esperti di virologia diventano esperti di geopolitica. Questo non deve sorprendere perché la disinformazione russa usa dei commedianti e un commediante può vestire qualsiasi ruolo, l’importante è che abbia un copione da recitare.

Allora il copione era quello dello scettico sulla validità dei vaccini, sui danni che producevano sui bambini, sul 5G, sui microchip iniettati, sul fatto che saremmo oggi già dovuti essere tutti morti noi che abbiamo ricevuto il vaccino. Oggi quelle stesse persone in TV ci spiegano che in un villaggio di 24.000 ucraini si sono messi d’accordo ed ucciso e stuprato centinaia di donne e bambini loro vicini di casa solo per fare uno sgarro alla Russia. Neanche Goebbles sarebbe arrivato a tanto. 

Se torniamo indietro nel tempo troviamo gli stessi personaggi, schierarsi contro le nuove trivellazioni, schierarsi contro il TAP, contro la creazione di nuovi rigassificatori, ovvero si schieravano allora a difesa degli interessi della Russia che puntava ad indebolire la posizione italiana sul fronte energetico.

La vicenda “dalla Russia con amore” ancora non è stata chiarita e chi sosteneva al tempo che si trattasse di una grande operazione di spionaggio organizzata direttamente da Putin con il consenso di parte del nostro sistema politico, era stato minacciato direttamente dal Governo russo e tacciato di russofobia (ecco che torna la parola magica). Quella vicenda è un altro pezzo tragico del nostro paese, non sorprende che la nebbia non si sia ancora diradata come nel caso della vicenda dell’Hotel Metropol. Sono quelle notti buie della Repubblica di cui verremo a saperne i contorni solo tra qualche anno se non decennio. Si trattò di un tentativo concreto di porre le basi per un cambio di alleanza strategica del nostro paese, operazioni di guerra ibrida ai più alti livelli che per fortuna l’Italia è riuscita ad assorbire ed evitare.

Qui non si tratta più di coltivare opinioni differenti, si tratta di un piccolo esercito in seno alla nostra democrazia (così come presente anche in altre importanti nazioni europee) che opera per gli interessi di uno stato nemico. Una volta si chiamavano collaborazionisti e venivano puniti pesantemente, oggi vengono invitati nelle trasmissioni televisive quali paladini del pensiero non allineato. Questa è la debolezza del nostro sistema, non comprendere che siamo già in guerra e che il nemico lavora per distruggerci. E’ come avere un cancro al primo stadio e non volerne prenderne atto e rinviare le cure, più passa il tempo più il cancro cresce e debilita il nostro corpo.

L’Italia deve ringraziare il suo premier Mario Draghi che sta tenendo la barra dritta e piano piano sta facendo le grandi pulizie. Draghi ha perfettamente compreso in quale fase siamo ora, quella che prelude ad un confronto cinetico. Draghi ha perfettamente compreso che se l’Ucraina sconfiggerà sul campo militare la Russia, i paesi europei saranno al sicuro, in caso opposto nessun paese europeo nei prossimi anni potrà sentirsi al sicuro, anzi forse l’ampiamento della guerra è dietro l’angolo.

Chi ama la democrazia deve isolare gli elementi locali dell’esercito di Putin, non si tratta di censura, ma guardarli ed ascoltarli ben sapendo che stanno dicendo e scrivendo cose non per informarci ma perché il loro editore gli ha imposto di seguire certe narrative. Non sono vostri amici ma bensì nemici, per ora in tempo di pace ma nessuno sa quanto questa pace durerà ancora. Prima che questo accada, tutte le persone che si riconoscono nella democrazia devono agire perché il male ha una condizione necessaria affinché vinca, che i buoni smettano di lottare.