Vladimir Putin ha sempre esibito con piacere – specialmente nelle circostanze in cui si è sentito sotto attacco – i rapporti politici amichevoli con diversi leader politici italiani, anche di estrazione diversa. Silvio Berlusconi, ovviamente. Ma anche Romano Prodi. In un’occasione recente lo ha fatto in una maniera particolarmente ostentata.

In questi mesi, com’è ormai noto, è finito nel mirino il sostegno politico di Mosca ai movimenti populisti anche in Europa. A gennaio Joe Biden, l’ex vicepresidente di Barack Obama, aveva scritto su Foreign Affairs che la Russia «ha compiuto passi per influenzare le campagne politiche in vari Paesi europei, inclusi i referendum in Italia (sulle riforme istituzionali)». Perciò, l’11 gennaio, Putin scelse di parlare direttamente, in una diretta tv, senza intermediari, negando ogni interferenza sull’Italia: «Abbiamo buoni rapporti con l’Italia e per noi queste relazioni con lo Stato italiano sono importanti, non avrebbe nessun senso rovinarle», disse, e fin qui tutto normale. Però fece due aggiunte particolari. La prima: «Queste sono provocazioni fatte apposta per distruggere i legami fra i nostri due Paesi. Noi abbiamo buoni rapporti sia con i partiti politici sia con i servizi segreti italiani, con i quali abbiamo discusso di cooperazione nella sicurezza digitale». Perché tirare in ballo i servizi segreti italiani, e raccontare in pubblico di una loro «cooperazione» addirittura con la Russia proprio nella cybersecurity? Un canovaccio non così dissimile da quanto era stato annunciato nel luglio 2017 dal Cremlino: nientemeno, una collaborazione tra Putin e Trump nella cybersecurity. Nel solco della tradizionale abilità geopolitica di creare un bisogno, e poi proporsi come gli unici in grado di risolverlo. 

Le parole di Putin sull’Italia arrivavano un mese dopo l’audizione al Copasir dei due direttori italiani dei servizi segreti, Aisi e Aise; anche loro avevano negato l’ingerenza russa.

Ma Putin volle pronunciare anche una seconda frase: «Io ho ad esempio ottimi rapporti personali sia con Silvio Berlusconi che con Romano Prodi, che pure si confrontano nell’agone politico». Una sottolineatura molto evidente, che in Russia fu colta da diversi interlocutori. Per quale motivo menzionare esplicitamente Berlusconi e Prodi? Il Cavaliere ha sempre esibito la sua amicizia e un autentico canale preferenziale con Putin. Il Professore, con un profilo più discreto, non ha mai nascosto il suo lavoro geopolitico per il «multipolarismo», e mostrato qualche scetticismo sulle sanzioni (per esempio nel dicembre del 2016). Tuttavia il centrosinistra, e l’area del governo italiano, in questi ultimi due anni si sono trovati divisi, sulla Russia, tra chi voleva un atteggiamento più severo con Mosca sulla questione delle interferenze russe, e chi – nel solco della geopolitica realista di lunga tradizione italiana – non ha mai voluto sollevare o inasprire la questione.

L’ultimo incontro tra Prodi e Putin a novembre 2017, fu annunciato con enfasi dal portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov: «Oggi a Sochi è in programma una serie di riunioni di lavoro, di cui una con l’ex primo ministro italiano Romano Prodi, con cui esistono rapporti amichevoli di vecchia data».

Fonte : Jacopo Iacoboni