I fatti di questi giorni hanno fatto nuovamente innalzare il livello di tensione tra Russia e Ucraina, da più parti si legge di una imminente invasione su vasta scala da parte delle forze militari russe. Il pretesto sarebbe una operazione terroristica condotta da ucraini nei territori occupati della Crimea.

Il 10 di agosto sul sito ufficiale dell’FSB (l’ex KGB) si leggeva che nel giorno 8 agosto vi era stato un “massiccio fuoco” tra i reparti russi e quelli ucraini. Ad oggi ancora nessuna evidenza di quel “massiccio scontro” è stata fornita dal Governo russo e tutto lascia pensare che sia una delle tante notizie false che la Russia fa circolare per tenere alta la tensione.

Anche il massiccio arrivo in Crimea di uomini e mezzi corazzati potrebbe non essere il segno di una imminente operazione su vasta scala in quanto sarebbe riconducibile alla normale rotazione delle truppe occupanti.

Dunque la domanda che tutti si stanno facendo è “bisogna realmente preoccuparsi ? Stanno per iniziare un’operazione su vasta scala con invasione da sud, est e nord ?”

Per rispondere in maniera corretta bisognerebbe essere nella testa di Vladimir Putin, persona che ci ha abituato (come tutti i dittatori) a tutto ed il contrario di tutto, abile nel sparigliare le carte in tavola e a fare la voce grossa per intimidire i suoi paurosi vicini. Ricorda molto la figura del bullo che da bambini tutti abbiamo conosciuto, una persona grezza e senza cultura che conosce come unica via di comunicazione quella della intimidazione e nello stesso molto narciso con una maniacale necessità di sentirsi il più forte dotato di quel senso animale di saper fiutare quando l’avversario ha paura.

Partendo da quanto si è sempre sostenuto e cioè che l’Ucraina è una false flag e che la Russia la utilizza unicamente per intimorire i suoi paurosi vicini, possiamo tentare di formulare un’analisi di quanto sta avvenendo, un’analisi che ci porta alla conclusione che è improbabile attualmente una operazione militare su vasta scala da parte della Russia, nonostante i segnali vadano nella direzione opposta.

Proviamo a mettere in fila i ragionamenti.

Putin ha sempre alzato la posta e la tensione prima dei grandi vertici internazionali e a settembre si terrà il G20 in Cina. Lo fa per potersi sedere al tavolo delle trattative da una posizione di forza. Qualcuno si ricorda della settimana di Debaltseve ?

Sempre a settembre ci saranno le “elezioni” parlamentari in Russia, ed il partito dello Zar nonostante sia certo di una vittoria (anche perchè in Russia non vi è opposizione ed i pochi che ci hanno provato o sono in carcere o sono stati misteriosamente uccisi su un ponte di fronte alla Piazza Rossa) teme di non avere quel plebiscito che Vladimir Putin vorrebbe.

La guerra in Siria non sta andando proprio benissimo, nonostante alcuni mesi fa il Comandante in Capo aveva dichiarato in TV che la missione era compiuta e che stavano tornando a casa, Aleppo continua ad essere in mano ai ribelli e questa città è cruciale per i russi in quanto da li parte il gasdotto di proprietà russa che passando per Idlib arriva a Damasco. Nonostante i russi abbiano subito più perdite nel periodo in cui loro “non sono in Siria” cioè dopo l’annuncio e nonostante i continui raid aerei la situazione sul campo sembra essere tornata quella di un anno fa.

Il Blitz degli USA in Libia sta dimostrando al mondo che se si vuole realmente combattere l’ISIS bastano poche settimane per spazzare via una accozzaglia di fanatici male armati e senza alcuna cognizione militare. L’operazione di Sirte sembra più una mossa propagandistica dell’America volta a dimostrare che i russi sono in Siria unicamente per Assad e per il loro gas e che mai in un anno hanno attaccato le postazioni dell’ISIS.

L’esercito ucraino non è più quello ereditato dal Presidente Yanukovich, quello che a marzo 2014 poteva contare solo su 6.000 uomini ready to combat, ora vi sono più di 100.000 uomini, armati ed addestrati e cosa ancor più importante motivati. L’esercito si è dotato di metodologie di combattimento occidentali scrollandosi di dosso la vecchia dottrina militare sovietica che si basava solo sul numero e sul volume di fuoco. Gli ucraini stanno nelle trincee per difendere le loro case e le loro famiglie e sono sicuramente molto più motivati di soldati che arrivano dalle regioni degli Urali che forse non sanno neanche il motivo per cui dovrebbero andare a morire sui campi di girasole.

La prima linea ucraina formata dai volontari provenienti direttamente da Maidan sembra quasi più uno specchietto per le allodole da esibire al nemico, quasi ad invogliarlo ad avanzare. Si tratta di giovani estremamente motivati ma poco addestrati e dall’aspetto alquanto “sgarruppato”, brutto a dirsi ma un’esca perfetta. Una mossa sbagliata da parte dell’esercito russo in una avanzata di impeto potrebbe esporre Putin ad una disfatta dai contorni non facilmente prevedibili.

La risposta del Presidente Ucraino Petro Poroshenko è stata ferma e forte e per la prima volta abbiamo assistito ad una presa di coscienza da parte dei vertici ucraini che possono contare solo sulle loro forze, senza aspettare alcun aiuto straniero. Dichiarare lo stato di massima allerta per tutte le forze e dichiarare “abbiamo forze sufficienti per garantire la sicurezza e l’integrità dello Stato” è stato come dichiarare “siamo pronti”. Tornando all’esempio del bullo è come se il soggetto fosse tornato per l’ennesima volta a spaventarci ma questa volta gli abbiamo detto che se ci tira uno schiaffo noi glielo restituiamo. Nella psicologia dei bulli questa cosa li manda su tutte le furie ma nello stesso momento li disorienta. Putin potrebbe agire di impeto e rischiare di prendersi non uno ma una serie di schiaffi oppure scegliere (come spesso fanno i bulli) un avversario più debole per ricominciare il gioco.

Infine la crisi economica della Russia potrebbe essere un player in questa crisi internazionale. Un paese che ha lo stesso PIL dell’Italia si trova già impegnato in una guerra in Siria (con i relativi enormi costi), una guerra in una piccola porzione dell’Ucraina, una occupazione che sta procurando danni economici elevati (la Crimea è la terza stagione turistica che perde) , con un budget per le spese militari in continua ascesa (supera già il 5% del PIL), con i primi segni di cedimento interno nonostante la martellante propaganda ed anche in questo caso i massicci investimenti su di essa (1,2 milioni di dollari annui solo per la propaganda).

Tutti questi sono gli elementi che rendono IMPROBABILE una POSSIBILE invasione dell’Ucraina su vasta scala.

Putin probabilmente la effettuerà quando deciderà che è arrivato il momento di puntare diritto a quello che è l’obiettivo primario studiato molti anni orsono, lo scontro con la NATO e l’Europa per ridar vita a quella che era l’Unione Sovietica e che in futuro si chiamerà Eurasia.

Mauro Voerzio