A breve l’Unione Europea dovrà decide se prolungare o meno le sanzioni economiche alla Russia per la guerra con l’Ucraina. In Italia vi è molto dibattito intorno questa faccenda, ma siamo sicuri che vi sia altrettanta informazione veritiera o si tratta nella maggior parte dei casi di propaganda ?

Un argomento molto utilizzato in Italia dai partiti politici che sostengono la Russia, in primis la Lega Nord ma anche Forza Italia ed alcune frange del M5S, riguarda il danno procurato al nostro paese dalle sanzioni imposte al’ex paese sovietico per l’annessione della Crimea. Va ricordato che tali sanzioni sono di tipo personale, cioè applicate a persone fisiche per il loro coinvolgimento nella guerra con l’Ucraina e di tipo finanziario contro società che operano nel settore energetico ed in quello militare.

Molto spesso i leader politici italiani hanno sfruttato questo argomento per motivi elettorali e propagandistici senza spiegare ai propri elettori che le mancate esportazioni dell’Italia verso il mercato russo non sono state decise dall’Unione Europea, bensì dalla volontà del Cremlino di applicare delle controsanzioni, vietando l’importazione dall’UE, ma anche dagli USA, Canada, Australia e alcuni altri paesi, di generi alimentari.

Questa scelta è andata a colpire il ceto medio basso in quanto la Russia dipende per un 60% dall’estero per quanto concerne il suo fabbisogno alimentare. Tale considerazione è avvalorata anche dal fatto che negli ultimi mesi la maggior parte dei russi di ceto medio alto si reca nei paesi europei non per turismo ma per fare incetta di beni alimentari.

Gli organi della propaganda di Governo quali Sputnik e Russia Today hanno investito molto in questi mesi nel tentativo di convincere gli europei che le sanzioni danneggiano in primis i paesi europei e non la Russia e che le stesse sanzioni non dovrebbero essere rinnovate in quanto la Russia ha adempiuto pienamente agli obblighi di Minsk.

E’ anche probabile che sia stata investita una certa liquidità per finanziare le campagne elettorali di quei partiti che in questi mesi in Europa hanno dovuto affrontare tornate elettorali, siano state queste amministrative o referendarie. In Italia il caso più eclatante è quella della Lega Nord di Matteo Salvini che sembra essersi trasformata nell’appendice di Russia Unita. La Lega Nord ha addirittura candidato a Roma nelle file di Fratelli d’Italia Irina Osipova, giovane e bella russa figlia di un importante moscovita, da anni residente in Italia, Presidente del movimento Giovani Italo – Russi ed espressione diretta di Mosca.

A giugno l’unione Europea si riunirà per decidere il rinnovo semestrale delle sanzioni ed è estremamente importante che le stesse siano rinnovate in quanto una decisione contraria segnerebbe la definitiva debolezza e sudditanza del continente europeo nei confronti della Russia di Putin che a quel punto non avrebbe più alcun freno alle sue mire espansionistiche in prospettiva di progetto euro asiatico.

Ma aldilà delle opinioni personali se sia meglio essere alleati NATO o della Russia, esistono dati oggettivi che vengono volutamente tenuti nascosti alla popolazione italiana per tornaconti di partito. Quasi nessun giornalista o conduttore di talk show è in grado di porre domande sensate al leghista di turno che declina la sua dichiarazione d’amore per la Russia di Putin, a volte per piaggeria ma molto spesso per mancanza di nozioni circa quell’area geografica di cui si discorre.

Da mesi nelle regioni di Donetsk e Lugansk non si è più vista l’ombra di un giornalista italiano, senza parlare delle zone di contatto dove si combatte una guerra vera. Appare così strano che si dia per scontato in Italia che la Russia stia tenendo fede agli accordi di Minsk, cosa non vera e facilmente verificabile con un semplice viaggio in Donbass.

Ci sono dei dati oggettivi che ci permettono di comprendere che nel caso le sanzioni fossero revocate non vi sarebbe alcune reale beneficio all’economia italiana.

Tenuto conto della caduta dei prezzi a livello mondiale di petrolio e di gas, si è assistito ad un generale e continuo impoverimento della Russia in quanto dipendente dalla vendita di queste fonte energetiche, vendite che vanno a comporre il 60% del PIL interno.

Secondo ROSSTAR (il servizio ISTAT russo) ad aprile 2016 la diminuzione dei redditi reali della popolazione russa ha subito un’impennata se comparata agli anni 2014/15. I redditi reali della popolazione hanno segnato un meno 7,1%, gli stipendi un meno 1,7% e le vendite al dettaglio un meno 4,8%.

Questi indici forniti da Rosstat devono poi essere comparati con gli indici anch’essi negativi del periodo gennaio – aprile 2015 quando le vendite al dettaglio sono diminuite del 9,3%.

Sul fronte finanziario il Presidente del consiglio di amministrazione di SberBank (la più grande banca russa), German Gref, ha dichiarato che vi è stata una preoccupante diminuzione di richiesta dei mutui dovuta alla mancanza di fiducia nelle prospettive future da parte dei russi.

I fondi di riserva del Governo Russo si sono ridotti sino ad 2,89 trilioni di rubli (39 miliardi di euro) e nel budget statale per l’anno 2016 è previsto un deficit di 2,36 trilioni di rubli (31,5 miliardi di euro), in uno Stato che investe il 4,2 % del proprio PIL in spese militari, una enormità se confrontato con l’Italia (che ha lo stesso PIL della Russia ma con un terzo della popolazione) che investe poco più dello 0,8%

Secondo gli indici della capacità di acquisto la popolazione russa ha le stesse potenzialità della popolazione bielorussa e kazakha.

E’ ovvio quindi che anche senza le sanzioni i russi non avranno materialmente i soldi per acquistare il nostro parmigiano o i nostri vestiti (ovviamente escludendo i “ricchi” che già ora non risentono minimamente delle sanzioni e si approvvigionano direttamente nel nostro paese). L’esempio più semplice da portare è nel turismo, sino a due anni fa voli charter pieni di russi invadevano le coste della Romagna per le ferie estive. Si trattava perlopiù di viaggi organizzati dove con la formula tutto completo si vendeva una vacanza di una settimana a 380 euro. Grazie alla svalutazione del rublo quello stesso viaggio a prezzi stracciati ora costa ad un russo l’equivalente di 800 euro cifra che la classe media non si può permettere di spendere.

La revoca delle sanzioni comporterebbe unicamente il rafforzamento nelle convinzioni da parte del potere politico russo di poter agire al di fuori del diritto internazionale basando la propria politica estera sulla modifica dei confini territoriali con la forza, la creazione di nuovi conflitti internazionali che provocherebbero nuove crisi migratorie volte ad indebolire l’Unione Europea ed i paesi più esposti come l’Italia. Sempre seguendo i dettami della dottrina militare di Gerasimov (esposta nel 2013) sarebbe inoltre probabile l’attivazione dei movimenti separatisti in seno alla stessa unione, quegli stessi movimenti oggi ampiamente finanziati e supportati dal Cremlino che nel progetto russo dovrebbero portare al caos ed al crollo dell’Unione Europea per la sua sostituzione con l’alleanza euroasiatica a guida russa. Uno scenario preoccupante dove il diritto internazionale sarebbe sostituito dai rapporti di forza e dalle alleanze basate sui profitti economici.

La vecchia Europa culla delle democrazie moderne si trova di fronte ad un bivio, rinnegare i propri principi a favore dei profitti di pochi oppure mantenere una posizione univoca di fronte alla minaccia russa facendo fronte comune ed obbligando il Cremlino a rientrare in un alveo democratico riportando la persona al centro del progetto.

Fonte : Mauro Voerzio