Si è svolto ieri sera allo stadio Olimpico di Kyiv il tanto atteso confronto tra i due candidati presidenziali Petro Poroshenko e Vladimir Zelenszy. Un format insolito per gli occidentali, ma che qui in Ucraina riporta al passato quando gli Hetman si sfidavano sulla pubblica piazza per venire eletti.

Il luogo era stato scelto da Zelensky, uomo di spettacolo, comico affermato e vincitore indiscusso del primo turno, convinto che si sarebbe trovato a suo agio più su un palco che non in uno studio televisivo.

C’erano molti dubbi sulla tenuta del servizio d’ordine e sulla possibilità di provocazioni, ma tutto è filato via liscio ed è stata una grande dimostrazione di maturità democratica del popolo ucraino.

I controlli all’ingresso erano molto accurati e la presenza di forze dell’ordine ovunque ha fatto si che lo show assumesse poi una veste anche seria e molto emozionante.

In mezzo al campo due palchi, uno per ogni candidato, ed il campo diviso in due diviso da un fitto cordone di polizia. sugli spalti il pubblico era misto ma con una forte preponderanza di sostenitori di Poroshenko.

Quando inizia il confronto si vede ad occhio che i sostenitori di Poroshenko sono almeno quattro volte di più di quelli di Zelensky. Forse per la maggior capacità del Presidente di coinvolgere i suoi elettori o forse solo perchè i supporter di Poroshenko avvertivano che era la battaglia decisiva e forse credono ancora di poterla vincere.

Quando inizia il confronto Poroshenko si reca sul palco di Zelensky e il pubblico al suo passaggio si infiamma.

Le sensazioni sonore confermano quelle visive, sembra di assistere ad un incontro di calcio di cui una delle due squadre è ospite, non sembra un derby.

Colpisce anche composizione del pubblico, dalla parte di Poroshenko moltissime bandiere ucraine ed europee, dalla parte di Zelensky sono riuscito a vedere solo due sostenitori con la bandiera ucraina. In entrambi i casi (sia che i fans fossero stati organizzati dai rispettivi team, sia che fossero del tutto spontanei) era una rappresentazione simbolica abbastanza chiara di due visioni differenti di Ucraina. Quella di Poroshenko molto più identitaria, nazionalista incardinata in un quadro europeo, quella di Zelensky molto più pragmatica e priva di qualsiasi ideologia.

Il confronto dura quasi un’ora e come era prevedibile non emergono fatti sostanzialmente importanti. La tipologia del luogo non permette un confronto vero ma invece alimenta lo scontro verbale.

Non potendo quindi valutare in maniera profonda i contenuti, siamo costretti a valutare le simbologie. Colpisce innanzitutto che Zelensky abbia letto tre quarti dei suoi interventi, era molto in difficoltà quando parlava a braccio e si sforzava di parlare ucraino. Poroshenko invece molto più abituato all’oratoria politica si dimostrava a suo agio nonostante fosse sul palco del contendente e con sotto i fans di Zelensky che cercavano in qualche modo di irretirlo.

In tribuna stampa, avendo avuto modo di scambiare delle sensazioni con colleghi sostenitori di Zelensky, emergeva il loro disappunto proprio su questo tema, Zelensky non riusciva a non leggere ciò che gli era stato scritto prima. Va anche detto che al termine del confronto queste persone non hanno cambiato idea e comunque lo voteranno al secondo turno.

Altri momenti importanti sono stati quando Zelensky ha definito i combattenti della DNR e LNR dei “ribelli”, ovvero la retorica ripetuta dal Cremlino negli ultimi cinque anni, di fatto istituzionalizzando i “ribelli” e individuandoli come controparte politica, e conseguentemente aprendo al riconoscimento delle due autoproclamate Repubbliche.

Il dibattito proseguiva con Poroshenko all’attacco di Ihor Kolomoisky, l’oligarca di cui si dice sia il vero burattinaio di Zelensky. Poroshenko ricordava più volte che la controparte dell’Ucraina è la Russia quale paese aggressore mentre Zelensky cercava in tutti i modi di evitare tali argomenti.

Simbolico anche il momento “dell’inginocchiamento” quando Zelensky effettuava il gesto verso i suoi elettori mentre Poroshenko si inginocchiava alla maniera dei cavalieri verso i Veterani del conflitto.

Terminvaa il dibattito e all’inno nazionale si aveva un momento di vera comunità quando all’unisono tutti cantavano l’inno. Anche qui alcune simbologie non sono sfuggite agli osservatori. Mentre tutti sul palco cantavano l’inno con la mano sul cuore, Zelensky faceva facce buffe e gesti verso il suo elettorato indicando la V di vittoria senza cantare l’inno. I più maligni sostengono che non lo conosce.

Terminava con Poroshenko che tornava al suo palco che intanto trasmetteva una famosa canzone patriottica. Dopo aver stretto centinaia di mani risaliva sul palco ed arringava una volta di più i suoi sostenitori mentre dall’altra parte del campo erano oramai quasi tutti usciti.

Difficilmente il confronto di ieri potrà variare il corso di queste elezioni. Il vantaggio di Zelensky è ampio e rassicurante per lui. Di certo si è avuta la sensazione che “Stadion, Tak Stadion” non sia stata il massimo di strategia politica da parte del suo team comunicativo e si sia trasformato in un boomerang. Una persona che fa spettacolo da una vita doveva immaginare che l’immagine dall’alto del confronto dei due elettorati era impietosa nei suoi confronti. Anche la scarsa capacità oratoria è emersa in tutta la sua preoccupante veste.

La cosa più bella di tutto il confronto è stato il grande livello democratico dimostrato dai due elettorati e l’emozione che entrambi hanno saputo esprimere, una emozione che si percepiva molto vera. Comunque andrà il confronto allo stadio è stato un’appuntamento con la storia.

Mauro Voerzio