I media si sono precipita a confrontare la vicenda della Catalogna con la Crimea nel periodo della annessione del 2014 e il cosiddetto “referendum”. I giornalisti russi hanno usato la storia catalana nel contesto della Crimea per tentare nuovamente di legittimare l’occupazione della penisola o di distorcere il vero corso degli eventi durante l’annessione. Ad esempio, il giornalista Leonid Bershidskiy nella sua rubrica per Bloomberg View scrive, che il referendum di Crimea non si è tenuto sotto la minaccia degli “uomini verdi“, non c’era nessuna pressione sui Crimeani che non sostenevano la separazione e la presenza di truppe non ha influenzato la sua legittimità.
Anche il blogger, che si definisce come giornalista indipendente scrive nella sua rubrica su Bloomberg che il referendum catalano ha minori opportunità di separazione rispetto a quello di Crimea.
In particolare, scrive: “L’Ucraina sostiene che il referendum del 16 marzo, quando la Crimea ha votato per la separazione dall’Ucraina dall’unione con la Russia, si è tenuto sotto la pressione armata. Tuttavia, questo non è vero. Né “uomini verdi” né i soldati russi senza badge erano presenti ai seggi elettorali durante la votazione. Ai Crimeani, ai tartari di Crimea che non hanno sostenuto la separazione e sostanzialmente si sono astenuti dal voto, non è stata fatta alcuna pressione armata per farli votare a favore o per non farli votare. La presenza di truppe russe ha svolto un suo ruolo, ma non è proprio questo il motivo che ha reso il referendum illegittimo».
Bershidskiy aggiunge anche: «La minaccia della forza e non un referendum ha assicurato che la Crimea esiste in realtà come territorio della Russia “. Ed è per questo, secondo l’autore dell’articolo, la “Catalogna fallirà”.
Il fatto, che il cosiddetto “referendum” in Crimea è stato svolto sotto la pressione delle truppe russe, è stato riconosciuto dalle comunità internazionali, dalle organizzazioni per i diritti umani, dai giornalisti che osservavano il processo. I giornalisti di Reuters scrivono:
“Gli ucraini di Kiev si lamentano di un notevole aumento della presenza di truppe, volontari filo-russi, molti di loro con i bastoni che pattugliano le strade e conducono le perquisizioni alla stazione ferroviaria principale di Simferopoli”.
L’organizzazione internazionale dei diritti umani Human Rights Watch nel suo rapporto scrive che “gli attivisti e i giornalisti in Crimea sono stati rapiti, aggrediti e molestati dalle forze di autodifesa e dai gruppi paramilitari”. Sono stati documentati dei casi di rapimenti, attacchi, molestie e persino omicidi. HRW dichiara: «Gli attivisti ucraini per i diritti umani sostengono anche che le forze di autodifesa sono coinvolte nelle dispersioni violente delle dimostrazioni, nelle perquisizioni illegali delle persone e dei veicoli, in particolare al confine amministrativo, nonché nella molestia di cittadini comuni».