L’estate del 2019 in Italia non sarà ricordata solo per le temperature anomale e gli eventi metereologici estremi, sarà ricordata anche come il momento quando il paese ha virato pericolosamente verso modelli autoritari.  E’ l’estate dove viene reso evidente che un paese straniero, la Russia, manovra la politica italiana, è l’estate dove gli italiani si accorgono che il massimo organo della Giustizia (il CSM) è corrotto, è l’estate dove un FAKE (l’articolo di Ilaria Morani) fa condannare un innocente a 24 anni di carcere.

Del processo abbiamo scritto già ampiamente e per chi crede nella Giustizia (anche se siamo rimasti in pochi) le sentenze si rispettano e si ribaltano nelle sedi opportune. Invece è necessario porre l’accento sulle cause che hanno portato a tale folle sentenza. Raffaele Della Valle, principe del foro italiano dopo 56 anni di carriera ha dichiarato di non aver mai visto nulla del genere ed egli stesso ha dichiarato che comincia a nutrire dubbi sulla Giustizia italiana. Secondo l’avvocato si è trattata di una sentenza politica che nulla a che vedere con i fatti di cui Markiv è accusato. Praticamente la sentenza era già stata scritta prima dell’inizio del dibattimento, rendendo inutili gli sforzi di quanti in buona fede in questi anni si sono adoperati per dimostrare l’innocenza di Markiv.

Tutto parte da un articolo FAKE (è agli atti che l’articolo è in gran parte inventato) di Ilaria Morani, una semisconosciuta giornalista che nel 2014 si trovava a Sloviansk in compagnia di altri giornalisti tra cui Marcello Fauci. La Morani deve giustificare le spese di trasferta sostenute dal suo giornale e approfitta di una telefonata in viva voce ascoltata (non si sa dove ne come) quando era in compagnia di Fauci. Si inventa una confessione e scrive l’articolo. Logica avrebbe voluto che da buona cittadina una volta rientrata in Italia si sarebbe dovuta recare presso il primo Comando di Polizia ed esporre denuncia per l’omicidio di un suo collega. Ma trattandosi di un articolo inventato sa benissimo di non poterlo fare, tanto che il suo amico, Marcello Fauci, andrà addirittura a trovare Markiv all’ospedale qualche mese dopo e continuerà ad intrattenere rapporti amicali con lui.

Questo fatto deve indurre d’ora in poi gli ucraini a valutare bene quando fidarsi dei giornalisti italiani, perché chiunque è esposto ai pericoli in cui è incorso Vitaly Markiv. Bisogna rendersi conto che accompagnare un giornalista italiano nelle zone interessate dalla guerra è come avere al fianco un giornalista di Russia Today o di Newsfront. Si dimostrano vostri amici, vi chiedono favori, ma in realtà sono pronti a vendervi in qualsiasi momento. Certamente non sono il 100% ma la vicenda Markiv dimostra che il 90% dei giornalisti italiani sono inaffidabili in quanto oramai allineati con le narrative di Mosca.

La prova di tutto ciò?

Basti vedere gli articoli degli ultimi due anni pubblicati da chi si è interessato a questa vicenda, basta sapere che la Federazione Nazionale della Stampa Italiana si è schierata da subito per la colpevolezza di Markiv ed ha chiesto un cospicuo rimborso allo Stato ucraino, basta vedere la rassegna stampa di oggi dopo la sentenza…

RAI 3 nei suoi titoli annunciava la condanna di Markiv che “aveva ucciso Rocchelli con un colpo di mortaio” nonostante sia stato dimostrato che Markiv non ha mai utilizzato (ne sa utilizzare) un mortaio.

IL Fatto Quotidiano scrive di caos all’esterno del Tribunale dopo la sentenza, caos inventato dal giornalista in quanto all’esterno vi erano solo persone incredule in lacrime ed addirittura le forze dell’ordine che solidarizzavano con i presenti.

La Stampa di Torino nel suo titolo continua a descrivere in maniera dispregiativa Markiv un “miliziano”, altro fake abbondantemente confutato e agli atti del processo.

La realtà non è più quella che realmente è, la realtà è quella che viene descritta dai media che seguono delle narrative ed attorno a queste narrative costruiscono i loro articoli. Quando un giornalista si avvicina a voi non lo fa per recuperare informazioni utili al suo pezzo ma per giustificare in qualche modo ciò che scriverà. Se vi chiede il vostro stato civile e gli rispondete che non siete sposati, il giornalista (se è necessario alla sua narrativa) scriverà che siete vedovo. Pertanto coloro che pensano che raccontando la “verità” ad un giornalista contribuiranno a migliorare le cose, in realtà stanno facendo il loro gioco e si rendono in qualche modo complici di questo folle sistema. Ieri abbiamo assistito a questo giochetto anche fuori dal Tribunale, ho sentito le interviste rilasciate ai vari “reporter” ma poi leggendone gli articoli si vede descritta una realtà differente da quella dichiarata.

Perché sostengo che il 90% dei giornalisti italiani sono inaffidabili, perché anche coloro che apparentemente sembrano “neutrali” in realtà pensano prima di tutto ai loro interessi. Esistono materiali di altri reporter italiani che nel 2017 asserivano di aver versioni differenti con le persone “interessate”.

Spero che ora sapendo di un innocente condannato a 24 anni di carcere abbiano il coraggio di venire allo scoperto. Qui in ballo c’è un innocente in carcere, ed due giornalisti che non riposano in pace in quanto i loro assassini sono tuttora liberi.