Il caso di Aleksandr Gabyshev, lo sciamano siberiano arrestato e inviato in un carcere psichiatrico, è un’occasione per tutti coloro che non accettano supinamente la propaganda e che vogliono comprendere i fatti del mondo senza l’intermediazione del “grande fratello”.

La storia di Aleksandr Gabyshev è balzata agli onori della cronaca solo negli ultimi giorni per via del suo oltraggioso arresto. Lo sciamano Siberiano aveva iniziato alcuni mesi fa il suo viaggio a piedi dalla Siberia alla volta di Mosca. Armato solo del suo carrettino, di una tenda e di ferrea volontà, contava di giungere a Mosca nel 2021 dove avrebbe “liberato” la parte oscura dell’anima del Presidente Vladimir Putin, considerata una persona impossessata dai demoni.

Alcuni potrebbero sorridere della cosa ma sicuramente non lo faranno le persone di cultura che conoscono le tradizioni dello sciamanesimo siberiano e le differenze culturali che permeano quel popolo così differente dal popolo russo ed europeo.

 

 

In Italia la Siberia è conosciuta solo come luogo dei lager sovietici, dove fa molto freddo e poco di più. Invece la Siberia è un luogo nevralgico per il potere centrale, li vi sono grandi giacimenti di gas, li si sta costruendo l’Hub per il commercio del gas con la Cina, li da anni vi sono forti spinte indipendentiste da parte della popolazione siberiana.

Qui nasce una prima contraddizione abbastanza macroscopica del regime russo. Putin ha sempre sostenuto che Crimea e Donbas sono due esempi di autodeterminazione dei popoli e per questo ha fornito il suo aiuto. In Russia però questo non avviene perché da decenni i siberiani cercano di riottenere la loro storica indipendenza e come sempre questi moti vengono sopiti con la violenza o gli arresti arbitrari.

I “piccoli popoli del nord”, con la loro storia e la loro cultura sono sempre stati soggetti ad influenze asiatiche e alla colonizzazione russa. L’ottica nazionalistica di russificazione e dello sfruttamento del territorio, è stata causa di persecuzioni nei confronti delle popolazioni locali e della libera espressione della loro identità etnica e dunque culturale.

Il secondo aspetto da rilevare è che in una società arcaica e poco tecnologica, la manipolazione di massa ha un indice di penetrazione assai più ridotto rispetto le società moderne grandi consumatrici di informazione spazzatura. Questo mancato controllo delle masse con la disinformazione obbliga il regime ad utilizzare i “vecchi” metodi (ma sempre efficaci) della repressione violenta.

 

 

Ultimo ma centrale aspetto da prendere in considerazione è che Vladimir Putin teme di più Aleksandr Gabyshev che non Navalny. Teme di più un omino vestito di stracci che come Forrest Gump intraprende un viaggio a piedi non “contro” qualcuno ma “per il bene di qualcuno”. L’azione dello sciamano infatti non è nella sua cultura un’azione cattiva contro Putin ma al contrario “per liberarlo da un male” che risiede nella sua anima.

Aleksandr Gabyshev è pericoloso per il regime perché è il simbolo di una mente non manipolabile con la disinformazione di massa, è un personaggio legato alle sue tradizioni culturali, alle sue convinzioni ad un mondo che resiste all’uniformazione delle masse. Nel suo viaggio in solitaria stava diventando sempre più famoso, nei villaggi dove passava si radunavano centinaia di persone per accoglierlo e supportarlo, tanto che le autorità russe avevano emesso ordinanze di divieto di assembramento al suo passaggio.

Probabilmente tra qualche settimana nessuno si ricorderà più di questo coraggioso personaggio e lui impazzirà in un carcere psichiatrico russo, ma per le persone che ancora hanno delle capacità cognitive e analitiche dovrà rimanere viva la testimonianza di un simbolo di non violenza che ha tentato di sfidare l’impero del male.

Mauro Voerzio