La notizia è apparsa su Repubblica, “Kiev, fermato un giornalista italiano: “Di nuovo interrogato” e secondo l’articolo Giorgio Bianchi, fotoreporter italiano, avrebbe dovuto assistere alla commemorazione del 2 maggio a Odessa per la strage che vi fu nel 2014.

Va detto che il fotoreporter in questione ha sempre presentato un’idea precisa sui fatti di Odessa ed è presumibile che se vi fosse andato sarebbe stato per girare immagini ad uso e consumo a supporto del proprio teorema. Forse un giornalista non dovrebbe mai pubblicare certi post schierandosi così nettamente se poi vuole passare per indipendente ed accreditabile anche dall’altra parte in guerra. Inutile qui ricordare che i fatti di Odessa andarono ben diversamente da quanto narrato dai russi (ed anche in piccola parte come narrato dal versante ucraino).

In realtà sembra che Giorgio Bianchi stesse girando un documentario da vendere alle televisioni italiane, documentario interamente girato in questi mesi nei cosiddetti territori occupati del Donbas. Pare che volesse fare delle riprese anche nei territori controllati dall’Ucraina al fine di controbilanciare apparentemente il servizio e non farlo apparire troppo un documentario di propaganda e di parte.

E’ chiaro che l’Ucraina, stato in guerra con la Russia, sottoposta ad una pesante guerra informativa non può porgere sempre il fianco. In un’ottica di difesa ha preferito non permettere al giornalista italiano di girare immagini nel territorio e come lo stesso Bianchi ha scritto in un post, lo ha gentilmente invitato a rientrare in Italia.

Le voci che erano circolate circa un suo interrogatorio si sono rivelate infondate anche se vi erano i presupposti per le autorità ucraine di proceder. Va ricordato che il Governo Ucraino ha consegnato all’Ambasciata italiana l’elenco degli italiani sospettati di terrorismo in Donbas e che sono state aperti diversi fascicoli anche in Italia. Essendo Giorgio Bianchi stato a stretto contatto con alcuni personaggi italiani indagati per terrorismo in Ucraina, lui stesso assume naturalmente la qualifica di testimone.

Sui social il fotoreporter non ha mai fatto nulla per nascondere la sua posizione anti ucraina, dando un’occhiata alla sua pagina Facebook si possono trovare gli articoli dei siti più ferocemente anti ucraini e filo russi in lingua italiana, ma mai nulla di opposta tendenza.  Da Megachip a Saker Italia, da L’antidiplomatico alla Banda Bassotti, da Byoblu all’Intellettuale dissidente per arrivare a Sputnik.

 

Sorprende invece vedere anche diversi post anti israeliani sino a foto pubblicate che lasciano intendere un certo qual anti semitismo. Sorprende perché secondo il main stream seguito da Bianchi gli ucraini dovrebbero essere uno stato Nazista, salvo che poi indignarsi (a meno che la beffa non sia dovuta al fatto che hanno occupato molte sedie della sala partenze dell’aeroporto) perché all’aeroporto di Kyiv vicino a lui ci sono degli Ebrei Ortodossi che pregano, con annessi commenti antisemiti di suoi follower.