Lascia un pò perplessi leggere un articolo di quella che dovrebbe essere la rivista più specializzata in italia di studi strategici, come quello proposto da Federico Giuntini il 20 luglio. L’articolo si basa sulle dichiarazioni di Zaharchenko relativi alla nuova “MalaRossia”.

Si parte attribuendogli un titolo che non ha, quello di Presidente della DNR, in realtà lui si è “solo” autoproclamato leader militare e Primo Ministro della DNR, ma proseguendo nella lettura dell’articolo questo errore diventa quasi trascurabile in confronto all’analisi.

Di seguito, per giustificare la panzanata di MalaRossia l’analista si avventura in ricostruzioni storiche alquanto discutibili, risalenti a più di 150 anni fa.

La cosa preoccupante è che un analista italiano definisce “La proposta è irrealistica nel breve termine, ma potenzialmente in grado di convertirsi in progetto di lungo termine per la componente più russofila della società ucraina” quando è più facile che venga ritrovato vivo Elvis Presley vivo in un’isola del Pacifico che si avveri il progetto di MalaRossia.

Anche questo passaggio è del tutto fuori luogo e totalmente inventato “L’ostilità verso il nazionalismo monista di matrice galiziana – impostosi a Kiev prima con la Rivoluzione arancione e poi, in forma più estrema, con Jevromajdan”. Nella rivoluzione della dignità non vi è assolutamente nulla di monista e veramente non si capisce cosa voglia intendere e come abbia elucubrato tale teoria.

Certamente è risultata decisiva la reiterata indisponibilità di Mosca a procedere verso uno dei due scenari auspicati dalle autoproclamate repubbliche del Donbas: l’annessione sul modello della Crimea o il riconoscimento formale come avvenuto per Abkhazia e Ossezia del Sud” Anche qui sbaglia in quanto la Russia ha riconosciuto (unico Stato al mondo) i passaporti farlocchi distribuiti dalla DNR e dalla LNR ed intrattenine rapporti con i cosiddetti “politici” locali.

La radicalità del progetto “malorusso” non permette margini di trattativa con l’opposto radicalismo nazionalista maggioritario nel parlamento di Kiev”. Su cosa si basi l’idea del radicalismo nazionalista di Kyiv è tutto da capire.

Il finale dimostra tutta la conoscenza dell’Ucraina dell’analista di Limes, “D’altra parte, il presidente Porošenko dovrà senz’altro tenere in considerazione – e temere – la portata destabilizzante che, nel medio-lungo termine, la proposta in questione potrà esercitare sulle dinamiche identitarie e sui processi geopolitici in atto in Ucraina. Paese di cui, ormai, si è arrivati a mettere in discussione il nome stesso”. Sicuramente Poroshenko ha perso il sonno da quando è stata dichiarata la MalaRossia…

A questo punto non ci rimane che dare due “chicche” agli analisti di Limes. Il progetto MalaRossia non è che una trovata propagandistica dopo il fallimento di NovoRossia e la stagnazione delle due Repubbliche farlocche di DNR e LNR, repubbliche dove oramai manca di tutto e i pochi abitanti rimasti in quelle zone sono costretti a lunghissime code ai check point ucraini per poter accedere a negozi e farmacie dotati almeno del minimo indispensabile. La Russia attualmente non è interessata a nuovi improvvidi passi in quanto il suo obiettivo per il Donbas è sempre stato quello di creare una zona di frizione e destabilizzazione che non permetta all’Ucraina di svilupparsi a ritmi elevati (cosa che metterebbe in difficoltà politicamente la Russia al suo interno). Tale annuncio è forse una mossa un pò disperata di Zaharchenko per riaccendere i riflettori e tirare per la giacchetta Vladimir Putin per un maggiore impegno, un Putin che difficilmente prima delle elezioni del 2018 si andrà ad impelagare ancor di più di quanto è già impelagato. L’analisi sulle distinzioni linguistiche evidenzia di come il giornalista non conosca il tessuto sociale ucraino e di come questo sia visto veramente come l’ultimo dei problemi. Anche il richiamo a “Santa madre Russia” forse poteva avere un senso sino a tre anni fa, ma ora dopo il conflitto e i tanti morti la Russia ha perso per sempre l’Ucraina ed in questi tre anni si è andata creando una forte identità nazionale anche in quegli strati di popolazione che prima erano perlomeno equidistanti tra identità russa e ucraina. Se c’è una cosa da temere da Zaharchenko ed i suoi sgherri (tra l’altro andrebbe ricordato che questo personaggio è uno degli imputati per l’abbattimento del volo Malesyan Airline MH17 che causò 298 vittime civili) non è il progetto di MalaRossia, ma che trovandosi oramai in un angolo senza alcuna prospettiva forzi la mano con azioni militari volte a far fallire definitivamente il processo di Minsk per arrivare ad una degenerazione del conflitto (muoia Sansone con tutti i Filistei).

Chissà che queste poche e semplici considerazioni facciano riflettere “gli analisti” di Limes.