Potrebbe sembrare un conto senso ma i tempi che viviamo suggeriscono che si deve trovare in fretta un rimedio altrimenti le democrazie del vecchio mondo saranno trasformate in regimi,ben che vada, dal volto umano.

E’ un problema che riguarda tutto il mondo e incide maggiormente nei paesi a democrazia compiuta.

L’Ucraina è stato, negli ultimi anni, il grande poligono ove testare le nuove armi utilizzate nelle guerre ibride ed anche domenica è stato testato un nuovo format, che siamo sicuri sarà esportato in altri paesi, semplicemente perché ha funzionato alla perfezione.

Come oramai sapete tutti, domenica 21 aprile Vladimir Zelensky è stato eletto nuovo Presidente dell’Ucraina con un plebiscito del 75% di voti. Quello che forse molti non sanno è che Zelensky diventa presidente perché gli elettori inconsciamente non hanno votato direttamente per lui, ma in primis hanno votato CONTRO l’ex presidente e in secondo luogo hanno votato per il personaggio Vasyl Horolodobko interpretato da Zelensky nella fortunata serie televisiva (tre stagioni) “Servo del popolo” che è stata trasmessa a partire dal 2015. Un progetto che nasce in concomitanza con l’occupazione della Crimea e del Donbas da parte della Russia.

Per assurdo il punto debole di Poroshenko è stata quello di aver reso finalmente democratica l’Ucraina, stato in cui ora anche un comico senza alcuna esperienza e senza un partito che lo sostiene è diventato presidente. Riflettendo su questo aspetto dovrebbero recitare il “mea culpa” tutti coloro che in questi anni (coscientemente o forzatamente) hanno sostenuto che Poroshenko era a capo di una “Junta” neonazista che aveva preso il potere con un “Golpe” nel 2014. Si trattava ovviamente di disinformazione a basso costo ma che in qualche modo ha funzionato alla perfezione. E’ probabile che anche adesso che l’Ucraina, unico Stato al mondo insieme ad Israele, che conta su un Presidente ed un Primo Ministro di origini ebraiche, verrà definita la patria del neonazismo moderno da quei giornalisti a cui non interessa un fico secco di fare informazione ma che invece devono ripetere a pappagallo le veline che gli giungono da chissà quale centro disinformativo.

Le elezioni in Ucraina sono state una lezione di democrazia verso i vicini russi (che mai potrebbero avere la possibilità di votare e far vincere un presidente differente da Putin, ne tanto meno un comico) e la folla che ieri si è radunata sotto la residenza presidenziale per salutare il presidente uscente è stato sicuramente un unicum nella storia ucraina e forse anche europea. Va però aggiunto che una vera democrazia non dovrebbe avere il 90% dei canali di informazione televisiva controllati da chi era nemico di Poroshenko. Nei cinque anni i canali nell’orbita di Kolomoisky hanno picchiato duro sul presidente, spesso con vere e proprie campagne denigratorie condite di fakenews, che avevano il solo scopo di rendere invisa al popolo la figura del Presidente.

Il giorno dopo le elezioni, passeggiando per le vie di Kyiv, tutti si interrogano su cosa succederà adesso ed anche i più strenui supporter di Zelensky hanno un’aria un po’ smarrita. Questo è un altro dei punti focali che mette a rischio tutte le democrazie. Oggi infatti è possibile vincere una competizione politica senza avere un programma. Nessuno conosce il programma di Zelensky semplicemente perché non esiste, tutta la campagna elettorale si è basata su alcuni semplici slogan e sul suo personaggio televisivo.

Al momento pertanto non è dato sapere se sarà una grazia o una iattura la presidenza di Zelensky. Potrebbe rivelarsi il miglior presidente di sempre così come una calamità per l’Ucraina. Le prime impressioni sono che non cambierà nulla per quanto riguarda politica estera e sicurezza. Si proseguirà sul percorso tracciato da Poroshenko ed anche in tema di politica fiscale ed economica nulla cambierà per mano del presidente, semplicemente perché anche se volesse non è una sua competenza costituzionale.

Questo è un altro aspetto della debolezza delle odierne democrazie. Chiunque può promettere cose irrealizzabili, basta avere una struttura logistica dell’informazione con giornalisti compiacenti, che invece di fare domande scomode e ribattere che il candidato sta affermando una cosa non vera, recitano una parte di comparsa di uno show più grande di loro. La gente è incline a credere alle facili promesse, è un meccanismo psicologico in ognuno di noi, poi si dimentica in fretta quando il giorno dopo il politico ammetterà che erano solo promesse di campagna elettorale irrealizzabili. E’ successo in Italia, è successo con la Brexit ed è già successo in Ucraina il giorno dopo l’elezione di Zelensky quando il suo portavoce ha ammesso che la promessa dell’abbassamento delle tariffe è irrealizzabile in quanto non di competenza della presidenza.

E’ stato inutile far notare agli elettori di Zelensky che era solo una vuota promessa elettorale perché la Costituzione non gli dava tale potere. L’elettore medio voleva sentirsi dire che le tariffe domestiche sarebbero state dimezzate (ricordate in Italia le accise sulla benzina?), pensioni aumentate e stipendi triplicati. Quando poi messo di fronte alla realtà si rende conto che ha creduto a una frottola, l’elettore moderno è programmato con il famoso codice “Hastato il PD” che in ogni paese assume la sua forma locale ed in Ucraina diventerà “Hastato Poroshenko”.

Aldilà dell’esempio ucraino, che merita molto più spazio e analisi, il problema della disinformazione e della manipolazione degli elettori è diventato un problema centrale per l’esistenza stessa delle democrazie in tutto il mondo cosiddetto libero. Non essendoci più alcuna ideologia si vive in una “Comediocrazia” dove il confine tra fiction è realtà è scomparso. L’elettore medio ucraino, ma anche italiano o britannico, è colui che elegge capo delle forze armate un comico ma poi si lamenta se un Ospedale non funziona perché alla direzione è stato messo un politico invece di un medico.

Non a caso queste operazioni vengono condotte da paesi poco affini con la democrazia e non a caso queste dinamiche non funzionerebbero in Russia o in Cina. La Democrazia oggi deve interrogarsi su come difendersi da questi continui attacchi, l’intelligenthia deve pensare a contromosse efficaci e non fare finta che il problema non esista.

Intanto in Ucraina è iniziata la quarta serie di “Sluga Narodu”, ma questa volta non durerà 8 puntate a stagione, ma sarà trasmessa in diretta tutti i giorni per 365 giorni l’anno per cinque anni e gli ucraini non potranno cambiare canale quando si saranno stufati. Si spera pertanto che i nuovi attori siano all’altezza di questo nuovo grande spettacolo.

Mauro Voerzio