Parla Robert Shlegel, ex leader dei giovani putiniani di Nashi: “Di Battista e Di Stefano? Ci sono piaciuti. Loro il primo partito-Internet”

«Alessandro Di Battista e Manlio Di Stefano? Ci hanno fatto in generale un’impressione positiva, quando ci siamo incontrati. Se l’accordo poi è stato formalizzato? Se c’è stata una forma di aiuto, politico o finanziario? Questo deve chiederlo a Zheleznyak». Il quale, per ora, non ci ha ancora risposto.

Per la prima volta in Italia parla un testimone diretto di alcuni dei contatti russi tra il Movimento cinque stelle e uomini della cerchia stretta di Vladimir Putin. Si tratta di Robert Shlegel, neanche trentacinquenne, fino al 2016 deputato della Duma, dov’è stato capo dell’Expert Council della Commissione parlamentare per le politiche sull’informazione, l’information technology e le comunicazioni, e ex membro influente del gruppo della Duma per la creazione di un parlamento elettronico. Per la prima volta siamo in grado poi di pubblicare anche una foto di uno degli incontri dei grillini con gli uomini di Putin, incontri sempre o negati o estremamente minimizzati, e comunque mai adeguatamente pubblicizzati in Italia (l’incontro qui è con Di Battista e Di Stefano, avvenuto a fine marzo 2016 a Mosca, assieme al potentissimo e discusso Sergej Zheleznyak, uomo nella lista di politici e finanzieri russi sottoposti a sanzioni dall’amministrazione Obama).

Se i contatti dei grillini con Zheleznyak hanno cominciato ad emergere perché rivelati un anno fa dalla Stampa, la presenza e la testimonianza che ci rende Shlegel sono del tutto nuove. Anche Shlegel, sebbene non svolga più ruolo ufficiale, è un uomo assai influente, nel suo ramo. Benché ancora molto giovane, in Russia ha fatto parlare molto di sé perché fu a lungo il capo di Nashi, la gioventù putiniana, impegnata con tecniche sperimentali anche nel costruire eserciti di attivisti online pro Putin. Nel 2006 costruì uno studio di produzioni video dal basso, che faceva agit prop su Internet per Putin, con il meccanismo di video non sempre riconducibili direttamente a qualcuno, ma potentemente virali.

Fu lui a suggerire alla Commissione centrale del partito di formare un elenco di blog e siti per condurre operazioni di agitazione su Internet. Sempre lui a creare, in tandem con i vertici di VKontakte – il più grande social network in cirillico – gli account di tutti i deputati del partito di Putin. Il Guardian scrisse che, nell’agosto 2015, Anonymous International pubblicò un carteggio di mail hackerate ai danni di vari politici russi vicini a Putin, tra cui Shlegel, riguardanti «un attacco troll coordinato ai siti web di importanti organizzazioni giornalistiche americane e inglesi, tra cui New York Times, Cnn, Bbc, Usa Today, Huffington Post». Shlegel ha sempre negato questo tipo di critiche; e ha tra le altre cose tenuto contatti per i russi con Afd, il partito di estrema destra tedesco, e lo Jobbik. «In questo momento non faccio più politica in quanto tale, non sono più al partito», ci dice Shlegel. «Gli incontri col Movimento fanno parte di una serie di meeting internazionali. Non pianificammo un lavoro specifico. Noi eravamo interessati molto al loro lavoro perché sono diventati il primo di questi Internet-party, partiti nati con Internet».

Ci viene in aiuto, paradossalmente, un comunicato ufficiale reperito nelle pieghe del web in cirillico. Lo pubblica il sito di Russia Unita, il partito di Putin. In un incontro coi grillini si è parlato, si legge, di «format per una ulteriore cooperazione tra M5S e Russia Unita, esperienza nelle campagne elettorali e agenda internazionale». Il terzo punto riguarda, chiaramente, il no alle sanzioni a Mosca, noto caposaldo geopolitico grillino. Il primo spiega che – nel marzo 2016 – la cooperazione era così avviata da poter mettere a scopo di un meeting un «ulteriore» rafforzamento. Il secondo punto – esperienze, ossia (traduciamo noi) know how, di campagne elettorali – è ciò di cui la Russia di Putin è stata a modo suo maestra, la propaganda in questi anni dark.