Nel primo discorso di un presidente della Camera alla Duma, Roberto Fico apre a una revisione delle sanzioni imposte nel 2014 sia dagli Usa che dall’Ue nei confronti di Mosca, quando venne stabilita la sospensione del diritto di voto e delle altre prerogative della delegazione parlamentare russa nell’Assemblea del Consiglio d’Europa.

“Vi è un ampio consenso tra le forze politiche rappresentate alla Camera dei deputati italiana per operare attivamente con gli altri partner del Consiglio d’Europa affinché sia superato il regime di sanzioni adottato nel 2014″

Questa in sintesi la visita del Presidente della Camera, Roberto Fico, a Mosca.

Roberto Fico a Msoca da Putin

 

Nulla di nuovo se si considera che il partito di Roberto Fico insieme alla Lega di Salvini rappresentano l’architrave di Putin in Italia e che saranno una delle armi principali dello Zar alle prossime elezioni europee. Quando alcuni anni fa pochi giornalisti in Italia portarono le evidenze di quanto stava avvenendo a Mosca, gli incontri (alcuni segreti), i patti siglati, erano regolarmente sbeffeggiati, querelati oppure derisi.

Ciò che però va fatto notare sono le giravolte a 180 gradi di tanti personaggi della politica italiana che per vari motivi sostengono posizioni completamente contraddittorie nell’indifferenza del pubblico italiano. Proprio Roberto Fico aveva posizioni chiare nel 2014 circa l’invasione russa dell’Ucraina.

 

Fico alla Duma

 

Fico parlava di “Italia schiava degli accordi sul gas proprio con Putin”, “Essere un paese sovrano significa avere la libertà di non voltarsi dall’altro lato ed essere in pieno attori di pace”

Frasi che rilette oggi, all’indomani del suo all’intervento alla Duma, risultano incomprensibili, sembrano pronunciate da due persone differenti. Forse erano effettivamente due persone differenti, a marzo 2014 Fico era un esponente di spicco di un partito di opposizione che non aveva ancora stretto un’alleanza politica con Russia Unita di Putin, mentre oggi è una delle espressioni principali di un governo che sembra disegnato a Mosca.

Qualcuno potrebbe obiettare che in questi cinque anni molte cose sono cambiate, che nel 2014 quando Fico scriveva questo post, non erano ancora in vigore proprio quelle sanzioni richieste dallo stesso Fico. Il punto fondamentale che però nessun giornalista sembra interessato a sollevare, è che quelle condizioni che hanno portato a “Minsk” non sono migliorate ma peggiorate. La Russia non si è ritirata dalla Crimea, la Russia continua l’aggressione armata in Donbas e i morti (dalla frase di Fico) sono passati da un centinaio a 13.000

Invieremo oggi l’invito al Presidente della Camera ad intervenire alla nostra conferenza di Torino del 9 marzo, ben sapendo che al 99% non potrà partecipare (senza ombra di dubbio l’agenda di un Presidente della Camera non si può variare nel giro di pochi giorni). Sarebbe stato bello averla con noi per parlare di queste tematiche, perché dal confronto nascono sempre delle sintesi che non sono ne bianche ne nere.

La domanda principale che le avrei fatto non riguarda tanto il suo cambio radicale di opinione (nella vita ognuno di noi per sue ragioni personali può cambiare idea), ma chiederle cosa intende per “un impegno di entrambi i paesi (ndr Russia e Ucraina) per implementare gli accordi di Minsk”.

Lei sa benissimo che gli accordi di Minsk prevedono la restituzione della Crimea e il ritiro delle truppe russe dal Donbas. Non è avvenuta ne una ne l’altra delle due condizioni. Cosa potrebbe fare l’Ucraina? Non sarebbe stato forse più corretto dire alla Duma “Siamo pronti a ridiscutere le sanzioni non appena restituirete la Crimea e vi ritirerete dal Donbas” ?

Magari non potendo partecipare alla conferenza potrebbe farci pervenire un video dove spiega il suo cambio di posizione e su che cosa secondo lei dovrebbe fare la Russia affinché adempia agli accordi di “Minsk”, sarebbe un’ottimo spunto di discussione per noi e per il pubblico che presenzierà ai lavori.

Mauro Voerzio