In esclusiva StopFake, pubblica la lettera aperta consegnata oggi dal Ministro degli Interni ucraino Arsen Avakov al personale diplomatico italiano a Kyiv. La dichiarazione è relativa allo spinoso caso della morte del fotoreporter italiano Andrea Rocchelli che vede come unico imputato il soldato Vitaly Markiv.

DICHIARAZIONE DEL MINISTRO ARSEN AVAKOV

alla vigilia dell’udienza sul caso del militare

della Guardia nazionale dell’Ucraina Vitaliy Markiv

 

Considero mio dovere suggerire una visione differente al contesto concettuale, sul quale continua ostinatamente basarsi l’indagine italiana.

Senza una chiara comprensione di punti chiave e di quanto sia errata l’interpretazione di alcuni fatti importanti relativi agli eventi che stanno alla base della causa penale condotta dalle autorità investigative italiane, sarà difficile per il Tribunale prendere una decisione obiettiva.

Negli atti dell’indagine e nei numerosi documenti giudiziari continuiamo a incontrare concetti come “separatisti filo-russi”, “conflitto civile”,”unità paramilitare parallela all’esercito”, “aggressione dell’esercito ucraino” e così via.

Mi rendo conto che il termine “operazione antiterroristica”, fino ad’ora utilizzato in Ucraina, così come il nuovo concetto di “guerra ibrida”, ampiamente utilizzato nella società, non forniscono una risposta giuridica sufficiente alla questione “cosa stia realmente accadendo in Ucraina?” – nel contesto dell’annessione della Crimea da parte della Federazione Russa e delle azioni militari nel Donbass, azioni che sono state provocate e continuano ad essere nutrite  dal sostegno della Russia contro lo stato dell’Ucraina con l’uso di tutti i tipi di armi moderne.

L’articolo 1 della risoluzione intitolata “Definizione dell’aggressione”, adottata nel 1974 nel corso della 29ª sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, afferma che “l’aggressione è l’uso della forza militare da parte di uno Stato contro la sovranità, l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di un altro Stato, o in qualsiasi altro modo che sia incompatibile con la Carta delle Nazioni Unite”.

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha anche elencato 7 tipi di azioni considerate come atti di aggressione. Tre di questi sono rilevanti per descrivere la situazione in Ucraina:

  • Invasione o attacco da parte delle forze armate di uno Stato del territorio di un altro Stato o qualsiasi tipo di occupazione militare – sia questo temportaneo o meno – che risulti da tale invasione o attacco o qualsiasi annessione con l’uso della forza del territorio di un altro Stato o di una parte di esso.
  • Blocco dei porti o delle coste di uno Stato da parte delle forze armate di un altro Stato.
  • Invio da parte dello Stato o per conto dello Stato di bande armate, gruppi e forze regolari o mercenarie che commettano atti con l’uso della forza armata contro un altro Stato così gravi da essere paragonabili agli atti di cui sopra, oppure una sua significativa partecipazione in questi.

Il contenuto di questi articoli è contenuto nella legge “Sulla difesa dell’Ucraina”. Di conseguenza, ciò che è avvenuto in Crimea e ciò che sta accadendo nel Donbas, sia per la definizione delle Nazioni Unite che per la definizione della legislazione nazionale, è un atto di aggressione della Russia contro l’Ucraina.

In precedenza, l’emergere di conflitti internazionali e di movimenti separatisti nell’area dell’ex Unione Sovietica era associato al processo di disintegrazione dell’URSS. La Russia è sempre intervenuta in questi eventi per sostenere uno dei lati del conflitto nei propri interessi. Solo dopo, rendendosi conto dell’intera gamma di opportunità offerte dall’esistenza di “conflitti congelati” per controllare altri paesi, la sicurezza regionale e internazionale, la Russia ha ideato un nuovo modo di controllare le ex repubbliche sovietiche, creando artificialmente nuove zone di destabilizzazione e di sostegno mirato ai movimenti separatisti degli Stati confinanti. È questa la strategia usata contro l’Ucraina.

Annunciando sulla scena internazionale dichiarazioni ciniche sulla non ingerenza negli affari interni dell’Ucraina, il Cremlino continua ad inviare sul nostro suolo non solo consiglieri, istruttori e mercenari, ma anche truppe regolari.

Le formazioni armate illegali che operano in certi territori delle regioni di Donetsk e di Luhansk non controllati oggi dal governo ucraino – le cosiddette “Repubblica Popolare di Donetsk” e la “Repubblica Popolare di Luhansk”– continuano ad ottenere dalla Russia non solo risorse finanziarie, ma anche gli ultimi modelli di armi, munizioni, materiali, e vengono addestrate presso le aree di addestramento militare dello Stato-agressore vicino. Questi militanti utilizzano ampiamente una tattica terroristica che ha molto in comune con le azioni di organizzazioni terroristiche riconosciute a livello internazionale (come “Al Qaeda” o “Stato islamico”).

Secondo le informazioni del Ministero degli Interni dell’Ucraina, oggi nei territori temporaneamente non controllati dal governo delle regioni di Donetsk e Luhansk operano sotto le sembianze di formazioni paramilitari delle cosiddette “RPD” e “RPL”, un gruppo operativo delle truppe d’occupazione composto dal primo (Donetsk), secondo (Lugansk) corpi militari dell’ottava Armata delle forze armate russe settore Sud. Pertanto non fanno parte solo rappresentanti della popolazione locale, ma anche mercenari e personale militare delle forze Armate russe. Questi raggruppamenti sono rinforzati dalle divisioni delle forze armate russe, che operano sul principio della rotazione.

In totale nel primo e secondo corpo d’armata dell’esercito vi sono:

  • 35,5 mila militari;
  • circa 478 carri armati;
  • 848 veicoli corazzati militari;
  • 750 mortai / sistemi di artiglieria;
  • 208 sistemi lanciamissili;
  • 363 sistemi anticarro;
  • 419 mezzi di difesa aerea.

Solamente nel secondo corpo d’armata (Luhansk) vi sono circa:

– 14,8 mila militari;

– 196 carri armati;

– 357 veicoli corazzati militari (BMP, BTR);

– 309 mortai / sistemi di artiglieria;

– 86 sistemi lanciamissili;

– 120 mezzi anticarro;

– 165 mezzi di difesa aerea.

Questi gruppi di soldati vengono gestiti da un comando operativo creato con il personale dell’ottava Armata (Novocherkassk, Russia), le cui parti e elementi sono il secondo scaglione delle forze nemiche. La stessa ottava Armata effettua il rifornimento operativo, militare e logistico del primo e del secondo corpo d’armata.

Secondo gli schemi approvati nelle formazioni quasi governative fantoccio – “RPD” e “RPL” – l’intelligence russa, attraverso i suoi agenti, cerca di far emergere animosità interetniche, interconfessionali e sociali, e promuove la comparsa e la diffusione di nuovi movimenti separatisti nel resto dell’Ucraina.

Questa è l’essenza della “guerra ibrida” – un nuovo fenomeno che distrugge radicalmente i fondamenti delle relazioni internazionali moderne ed è un’enorme minaccia non solo per l’Ucraina, che è stata vittima delle intenzioni aggressive della Russia, ma anche dell’intera Europa e del mondo nel suo complesso.

La giustizia italiana, prendendo in considerazione il caso del mio connazionale Vitalii Markiv, dovrebbe tenere conto di tale situazione.

Credo fermamente che la giustizia italiana dovrebbe essere chiara sul fatto che nel maggio 2014 Vitalii Markiv, quale regolare soldato della Guardia Nazionale dell’Ucraina, si trovava nella zona di Sloviansk, facendo parte delle unità regolari del Ministero degli Interni (e non di “strutture paramilitari” – come si legge negli atti), ed eseguiva gli ordini che erano quelli di difendere la sovranità e l’integrità territoriale dello Stato.

Il luogo dove è avvenuta la tragica morte del fotoreporter italiano Andrea Rocchelli era in quel momento l’epicentro delle azioni militari. Andrea Rocchelli lo sapeva bene, ma contrariamente all’avvertimento dall’Ambasciata della Repubblica Italiana in Ucraina e senza alcuna approvazione (accreditamento) da parte delle autorità ucraine, è partito per questo pericoloso viaggio, finendo così sotto il fuoco aperto dai separatisti.

La manipolazione dei concetti e la sostituzione dei significati è un’altra arma pericolosa della guerra ibrida moderna contro l’Ucraina!

Chiedo alla giustizia italiana di essere quanto più attenta e precisa possibile nel comprendere il contesto politico e di non cadere nei tranelli delle false interpretazioni sparse dalla insidiosa propaganda russa, che sicuramente non potrà non sfruttare il caso del soldato ucraino V. Markiv al fine di diffamare gli ucraini e l’Ucraina.