Una trasmissione della stazione radiofonica francese Sud Radio del 10 maggio è stata dedicata all’Ucraina. L’ospite del programma, Adrien Bocquet, durante il suo intervento di un’ora, ha raccontato ai conduttori André Bercoff e Augustin Moriaux che i crimini di Bucha non erano affatto opera degli occupanti russi, ma “crimini di guerra compiuti dal reggimento Azov”. Ha anche detto che i giornalisti americani che erano a Bucha con lui hanno filmato video messi in scena, in cui gli stessi militari ucraini hanno usato i cadaveri di civili per inscenare il “massacro di Bucha”. Suona forse come una fantasia dei propagandisti russi? Ebbene, è proprio così.

Adrien Bocquet, un ex fuciliere dell’esercito francese e autore del libro Alzati e cammina grazie alla scienza, sostiene di aver viaggiato a Leopoli, Bucha e Kyiv nell’aprile di quest’anno. Afferma anche di essere tornato dall’Ucraina alla fine di aprile, dopo avervi trascorso 16 giorni. Cioè, Bocquet è arrivato in Ucraina a metà aprile. Questo è un punto importante per valutare la credibilità delle sue prove. A detta sua, è venuto in Ucraina con una missione umanitaria per aiutare donne, bambini e profughi ucraini (15:28).

Non ci sono dati, che confermino la sua permanenza a Bucha, sulle sue pagine ufficiali di Twitter, Facebook e Instagram, anche se fino a quel momento le ha utilizzate regolarmente. Nonostante ciò, durante le trasmissioni a cui ha partecipato, Bocquet afferma di avere “centinaia di video di crimini di guerra compiuti dall’esercito ucraino”.Tuttavia nessun video o foto è stato finora pubblicato, oppure consegnato alle forze dell’ordine francesi che sono direttamente coinvolte nelle indagini.

Tramite il suo account Instagram abbiamo contattato Bocquet per un commento, ma, alla data di pubblicazione di questo articolo, non abbiamo ricevuto alcuna  risposta.

Il canale francese BFM.TV ha mandato in onda diverse foto che sembrerebbero confermare la permanenza di Bocquet in Ucraina nell’ambito di una missione umanitaria. Queste foto sono state scattate sullo sfondo di un furgone della Fondazione caritatevole Ospedale Sheptytsky, che risiede effettivamente a Leopoli. Per scoprire da quanto tempo Bocquet lavora con la Fondazione e quali attività ha svolto per loro, ci siamo rivolti al direttore della Fondazione Ospedale Sheptytsky, Andrii Login.

Login ha detto a StopFake che Bocquet è venuto alla sede della Fondazione a Leopoli solo due volte, e che non ha mai lavorato continuativamente con loro. In entrambe le visite è arrivato, senza preavviso e con un trasporto privato, per consegnare pacchi di aiuti umanitari. Il francese ha fatto queste visite private, insieme ad altri accompagnatori, il 4 aprile all’ora di pranzo e il 6 aprile a mezzanotte. Inoltre secondo Login, non era possibile comunicare con Bocquet e i suoi compagni: tutti loro parlavano solo il francese (ma nelle sue interviste Bocquet afferma di capire un po’ il russo e l’ucraino, e grazie a questo ha scoperto di cosa stessero parlando tra di loro “i nazisti ucraini del reggimento Azov a Bucha”).

La sua storia, raccontata più e più volte negli studi dei media francesi, contiene chiari segni di cliché della propaganda russa. Anche i dettagli della sua storia sono confusi e contraddicono l’oggettiva cronologia di ciò che stava accadendo nella città ucraina di Bucha nel mese di aprile. Se ne accorgerà chiunque abbia seguito, anche solo superficialmente, gli eventi della guerra in Ucraina. Malgrado ciò i giornalisti presentatori, senza fare domande approfondite, ascoltano con interesse il suo racconto. Così, in onda su Sud Radio il 10 maggio, Bocquet assicura che durante la sua permanenza in Ucraina ha aiutato i militari ucraini (che in seguito avrebbe chiamato “nazisti”) fornendo loro primo soccorso e medicine (nonostante il fatto che inizialmente lui abbia dichiarato che lo scopo della sua visita era aiutare i rifugiati e la popolazione civile in Ucraina). Successivamente, dopo aver stabilito contatti amichevoli nel reggimento Azov, Bocquet sarebbe riuscito a diventare testimone di numerosi crimini dell’esercito ucraino.

Dalla metà e fino alla fine di aprile 2022, quando ha visitato l’Ucraina, non si svolgevano più operazioni militari a Bucha, sul posto non c’erano più feriti, per non parlare dei soldati russi fatti prigionieri. Bucha è stata occupata dalle truppe russe dalla fine di febbraio e fino al 1° aprile. Già il 1° aprile, in serata, è stato pubblicato il primo video con cadaveri sparsi per le strade della città e con ciò, Bocquet non poteva in alcun modo essere a Bucha e contemporaneamente osservare “i neonazisti commettere crimini di guerra”.

Bocquet racconta di diversi episodi di “crimini” dell’esercito ucraino. In primo luogo, afferma che i combattenti del battaglione Azov sono letteralmente ovunque in Ucraina, anche nell’Ucraina occidentale (dove, come sapete, non ci sono ostilità) (19:00). Secondo lui, i militari dell’Azov indossavano “toppe neonaziste che non imbarazzavano nessuno”. “Ho lavorato con questi ragazzi, ho dato loro delle medicine. Sai quali erano le loro conversazioni, visto che capisco un po’ di ucraino e di russo? Ridevano dicendo che se avessero incontrato ebrei o neri li avrebbero uccisi”. All’osservazione del presentatore che il battaglione Azov è solo una piccola parte delle Forze armate ucraine (il reggimento Azov è una divisione della Guardia nazionale ucraina – ndr), Bocquet risponde che “Ufficialmente sono 5.000, ma ci sono anche i volontari che si sono uniti a loro, quindi devi moltiplicarli per 4 o 5. Ce ne sono almeno 20.000. Ventimila per l’Ucraina è un enorme battaglione” (27:00).

La popolazione dell’Ucraina è stimata in 42 milioni di persone, quindi 20.000 di questi soldati per l’intero Paese, anche solo come ipotesi, non sarebbero un numero così grande. All’inizio del 2022 le forze armate dell’Ucraina contavano più di 246.000 persone, di cui 195.000 militari. Ammettendo che la forza del battaglione Azov possa arrivare fino a 5.000 unità, con la quale lo stesso Bocquet è d’accordo, allora questo rappresenterebbe il 2,5% delle intere forze armate ucraine. Pertanto l’affermazione secondo cui i combattenti Azov erano “ovunque” Bocquet si trovasse, non può essere vera. Inoltre il reggimento Azov possiede un rigoroso sistema di reclutamento che registra anche il numero dei volontari: che questi possano essere 4 volte il numero dei membri effettivi non ha nessun riscontro reale, nemmeno approssimativo.

“Ma allora perché l’Europa sta aiutando con l’invio di armi i nazisti con tanto di toppe delle SS?” Bocquet ripete questa domanda in tutte le trasmissioni dedicate all’Ucraina (27:00). Il comando del reggimento Azov ha più volte affermato di non condividere l’ideologia nazista. “Non c’è alcuna prova dell’invito a entrare nei nostri ranghi a organizzazioni di estrema destra o a persone che sostengono questa ideologia (nazista – ndr)”, ha spiegato il comandante del reggimento Denis Prokopenko. In una recente intervista Andriy Biletsky, fondatore e primo comandante del reggimento Azov, ha anche fatto notare che “per definire qualcosa fascista, bisogna guardare non le immagini, ma i fatti reali. Il fascismo è genocidio, uccisione di civili, distruzione delle prove di tali crimini, guerre aggressive contro stati terzi. Solo la Russia rientra in tutti questi criteri”. Anche il simbolo del reggimento Azov non ha nulla a che fare con i simboli nazisti: si chiama “Idea Nazione” ed è stato creato nel 1991. Maggiori dettagli sulle opinioni e sulle convinzioni del personale di Azov, sono disponibili nel video stream realizzato l’8 maggio per i giornalisti stranieri: girato nei seminterrati dello stabilimento Azovstal dove i combattenti Azov lottavano per il loro paese. Tuttavia per la propaganda russa, il reggimento Azov è la prova provata del nazismo, nonché la giustificazione necessaria alla Russia per iniziare la guerra su vasta scala contro l’Ucraina che ha provocato migliaia di vittime. Ora che i combattenti Azov sono l’ultima roccaforte rimasta della resistenza a Mariupol, città distrutta dalle truppe russe, è importante per la Russia convincere il mondo intero che c’era una vera ragione per invadere l’Ucraina: le forze armate ucraine, e non i militari russi, sono criminali di guerra.

Da qui Bocquet passa poi alla sua narrazione più significativa su come i combattenti del reggimento Azov, in sua presenza, avrebbero massacrato i soldati russi catturati. “Ho visto prigionieri di guerra russi legati e picchiati. Eravamo in un capannone dove arrivavano tre o quattro persone alla volta ​​a bordo di piccoli furgoni. “Azov” chiedeva loro: “Chi è l’ufficiale qui?”. Ognuno di loro, nello scendere dal furgone, veniva colpito con un proiettile di Kalashnikov al ginocchio, mentre quelli che dicevano di essere un ufficiale ricevevano una pallottola in testa. Ecco cosa sta succedendo a Bucha. Ho visto tutto. Ho dei video che lo dimostrano”. (21:00) In un’altra intervista sul canale YouTube VA Plus, Bocquet arricchisce ulteriormente questa storia con un nuovo aneddoto, raccontando di aver visto come “Azov” avrebbe proibito di fornire assistenza ai soldati russi feriti che giacevano lungo la strada a Bucha, e di come siano stati poi finiti con un fucile mitragliatore Kalashnikov. “Coloro che non erano già spacciati per le ferite, venivano finiti con un colpo alla testa”, dice Bocquet (14:00).

Tutta l’assurdità di questa affermazione sta nel fatto che a Bucha, nel periodo da metà a fine aprile, le ostilità tra le truppe ucraine e russe erano terminate. Di conseguenza anche la fornitura di assistenza medica direttamente sul posto, ai militari o ai civili, non è plausibile. Ne deriva che le “preziose informazioni” condivise da Bocquet sui media francesi sono una bugia. È evidente che il francese abbia mentito di essere un testimone degli omicidi dei soldati russi, perché la sua trama coincide esattamente con quella del video attivamente diffuso alla fine di marzo dai canali russi per screditare le forze armate ucraine. Il video mostra infatti un gruppo di soldati che spara alle gambe dei prigionieri mentre sono condotti fuori da un furgone. Nel video i militari chiedono ai prigionieri chi di loro sia un ufficiale. Dalle loro conversazioni si può capire che gli eventi filmati si sono svolti vicino a Kharkiv. Bocquet quindi, sta meramente descrivendo il contenuto del video e non l’autentica scena che avrebbe osservato a Bucha. 

Inoltre, l’11 aprile, un distaccamento di gendarmi del reparto tecnico scientifico francese è arrivato in Ucraina per indagare sui crimini di guerra commessi nei dintorni di Kiev; lo ha riferito l’ambasciatore francese in Ucraina Etienne de Ponsin. Intervistati, nessuno dei gendarmi ha fornito prove nemmeno lontanamente simili alle storie raccontate da Bocquet.

A Bucha, Adrien Bocquet avrebbe persino osservato dei giornalisti americani realizzare video e foto falsi, spacciandoli poi come prove dei bombardamenti russi. “Ho anche visto giornalisti americani osservare le bombe cadute in un piccolo parco vicino a Bucha, a est della cittadina. Gli americani hanno filmato il video e hanno detto che erano stati i russi a bombardare. Dissero “verrà un bel quadretto” (22:00). Inutile dire che a metà aprile a Bucha era semplicemente impossibile osservare scene del genere. Non si sparavano più proiettili da parte dell’esercito russo o ucraino. Inoltre Bocquet afferma che i massacri di Bucha sono stati inscenati. La sua versione dell’accaduto coincide del tutto con una delle versioni della propaganda russa, che, tra le altre cose, viene trasmessa per i media stranieri: presumibilmente i corpi a Bucha erano reali, ma sono stati portati lì dall’esercito ucraino (25:00).

Ma, nonostante tutti i crimini a cui ha assistito, Bocquet è comunque riuscito a tornare in Francia, anche se, dice lui, i combattenti dell’Azov lo hanno tenuto in ostaggio per 10 ore, dopo aver controllato il suo telefono (e a quanto pare non notando centinaia di video e foto di crimini di guerra, che lui sostiene di possedere ancora) (28:23). Bocquet è probabilmente male informato su come vengono eseguiti i controlli veri, ad esempio quelli effettuati dai militari russi nei “campi di filtrazione” nelle regioni di Donetsk e Lugansk, dove le persone sono costrette a rimanervi per diversi giorni, o settimane, prima di essere interrogate, e dove il contenuto dei loro telefoni e dei loro profili social viene controllato scrupolosamente.

Bocquet insomma, sta cercando di convincere i francesi con la sua narrazione secondo cui la Russia è stata costretta a iniziare una guerra solo a causa della reale minaccia al Donbass da parte dei nazisti ucraini e delle autorità ucraine, che avrebbero “distrutto la popolazione filorussa della regione durante gli ultimi 8 anni”. Questa versione degli eventi è molto familiare a chiunque si sia mai imbattuto nella propaganda russa. Al termine della trasmissione radiofonica, Bocquet porta gli ascoltatori di Radio Sud alla conclusione che “se Macron si fosse trovato in una situazione in cui 14.000 francesi vengono uccisi fuori patria, probabilmente avrebbe fatto lo stesso (effettuato l’invasione militare di una stato vicino – ndr)”. (42:00). Come si è scoperto, Adrien Bocquet condivide anche l’opinione secondo cui la Russia ha iniziato preventivamente la guerra, dato che l’Ucraina “ha accumulato un gran numero di truppe ai confini del Donbass pronte a lanciare un’invasione” (44:00).

Ricordiamo che, come una delle ragioni per dichiarare la guerra su vasta scala contro l’Ucraina, Putin ha citato il “genocidio nel Donbass”, durante il quale sarebbero morti civili e violati i diritti della popolazione di lingua russa. Questa narrazione è già stata confutata più volte da organizzazioni internazionali, come l’ONU e l’OSCE, che non hanno riscontrato tali fatti. Secondo l’ONU, durante le azioni militari della Russia contro l’Ucraina avvenute dal 2014 al 2021, sono effettivamente morte nel Donbass circa 14.500 persone. Di questi, 3.500 deceduti erano civili, 4.500 militari delle forze armate ucraine e 6.500 membri di bande armate russe. Vale a dire che la cifra su cui specula Putin è il numero totale dei militari e civili morti da entrambe le parti. Di questo StopFake ha ripetutamente scritto nei suoi report.

Le trasmissioni con la partecipazione di Adrien Bocquet sono un’arma della propaganda russa in Occidente, ma gli argomenti che cita sono ampiamente diffusi anche dai media russi. Tant’è vero che le dichiarazioni rese in onda alla radio francese Sud sono state pubblicate anche sui social dalla rappresentante ufficiale del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. Le “prove” immaginarie di Adrien Bocquet hanno anche costituito la base di pubblicazioni dei media propagandistici russi Gazeta.ru, Izvestia, Lenta.ru, Komsomolskaya Pravda e altri ancora. Nel servizio fatto da Pervy Kanal, per mostrare le “prove video dei crimini di guerra dell’esercito ucraino”, è stato utilizzato lo stesso video anonimo girato vicino a Kharkiv, apparso per la prima volta in rete alla fine di marzo e che non aveva nulla a che fare con Adrien Bocquet. Finora, nessuna delle prove video presumibilmente possedute da Bocquet è stata rilasciata o condivisa con le forze dell’ordine europee.

Bocquet, attraverso il suo racconto fittizio, impone all’opinione pubblica francese gli stessi argomenti che la Russia usa per giustificare l’aggressione contro l’Ucraina. La sua finta “prova” secondo cui l’Ucraina avrebbe commesso crimini anche contro la popolazione civile − ed essendo quindi uno stato nazista che compie un “genocidio nel Donbass” − dovrebbe portare a comprendere che “non tutto è così semplice”, e che la Russia avrebbe avuto delle ragioni per iniziare una guerra su vasta scala contro l’Ucraina.

StopFake invita le redazioni dei media europei a studiare il background degli esperti che sono invitati in studio per discutere sul corso della guerra russo-ucraina. Dare la parola a propagandisti filorussi che danno dettagli piuttosto confusi in merito al loro soggiorno in Ucraina e fanno dichiarazioni basate esclusivamente sui “manuali del Cremlino”, è inaccettabile.

Aggiornamento: Abbiamo apportato correzioni a questo materiale dopo aver ricevuto ulteriori informazioni sui contatti di Adrien Bocquet con la fondazione Ospedale Sheptytsky.