Non è un caso che il programma “L’ora di legalità” andrà in onda il 15 giugno su RAI 3, è forse l’estremo tentativo di sostenere una verità alternativa rispetto quanto emerso durante questi lunghi mesi di processo.

Sulla vicenda Markiv – Rocchelli abbiamo dedicato molti articoli perché si è trattato di un caso studio su come la disinformazione (coadiuvata dalla misinformation)  può incidere sulla vita delle persone comuni e creare un assassino laddove non c’è, un moderno Girolimoni, un moderno Enzo Tortora.

In ballo innanzitutto vi sono molti soldi, richiesti anche dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana che invece (almeno per motivi deontologici) di tenere un’atteggiamento terzo volto alla ricerca della verità, con il suo Presidente Beppe Giulietti, si è invece subito schierata dalla parte della colpevolezza dell’imputato definendolo un “assassino“. Va da se che in caso di condanna la FNSI vedrà affluire nelle sue casse una cospicua somma richiesta in fase di costituzione civile. Ci siamo chiesti in questi mesi come avrebbe potuto un giornalista curioso approfondire la questione, magari facendo un viaggio a Sloviansk per vedere di persona quella maledetta collina. Come avrebbe potuto scrivere una versione differente sostenuta da FNSI che rappresenta anche lui. La risposta è abbastanza ovvia, nessun giornalista di quotidiani nazionali ha deciso di trattare la vicenda se non confermando per filo e per segno quanto sostenuto dall’accusa, ne tanto meno nessuno ha sentito il bisogno di recarsi là dove i fatti sono avvenuti.

L’appuntamento mediatico del 15 giugno è probabilmente pensato perché l’impianto di questo processo può reggere solo nei media in un format blindato, ma non nell’aula del Tribunale di Pavia dove le accuse sono state smontate una ad una, udienza dopo udienza. Sui media sarà più semplice riproporre la stessa retorica smontata in aula in quanto il pubblico a casa conosce ben poco di questo processo e sicuramente si fiderà di ciò che gli verrà proposto nella trasmissione.

La trasmissione sarà talmente “equilibrata” che non sarà presente nessuno di coloro che sostengono la tesi difensiva, ci manca solo il plastico di Bruno Vespa e poi il mostro è servito.

Possiamo già anticipare cosa vederete, non perché abbiamo visto in anteprima il programma ma perché la disinformazione segue dei format ben precisi e quindi è anche facilmente prevedibile.

Markiv sarà probabilmente descritto come un “Miliziano” (e non come un soldato dell’esercito ucraino, perché le parole nella disinformazione hanno un valore preciso) in alcuni punti, mentre in altri diventerà un “superiore” ovvero una persona in grado di dare ordini (tesi confutata durante il processo perché Markiv  non aveva nessun compito di comando). Vi verranno probabilmente fatte vedere le foto con la bandiera nazista (trofeo di guerra così come è stato esposto nel processo) perché abbiate l’idea che lui è un nazista, le foto con il prigioniero incappucciato (così come sono le procedure per il trasferimento dei prigionieri di guerra) per impressionarvi e farvi credere che lui è un torturatore o magari anche la foto del commilitone ubriaco scambiato dall’accusa per un prigioniero torturato.

Il Governo ucraino verrà proposto come una banda di gangster che non hanno voluto collaborare quando invece ancora prima dell’arresto il vice procuratore capo dell’Ucraina aveva rilasciato un’intervista proprio a StopFake nella quale sosteneva che la Procura ucraina aveva risposto a tutte le domande della Procura italiana a cui poteva rispondere. Certamente non parleranno del perché l’Italia non abbia chiesto alla Russia di sentire Igor Strelkov, il comandante militare russo che in quei mesi era il plenipotenziario di Sloviansk e che per primo si occupò della morte di Andy e Mironov. Nessuno ha mai sollevato il problema che l’area in cui è morto Andrea Rocchelli era occupata dai russi e che quindi l’autorità per tutti i rilievi del caso erano loro e non la Procura ucraina che non poteva entrare in quei territori.

Roguellon sarà presentato come il testimone chiave della vicenda e poco importa se nella trasmissione non si farà menzione della sua prima testimonianza alla autorità francesi, avvenuta poco dopo i fatti (quindi fresca) nella quale contraddice completamente quella rilasciata alle autorità italiane molto tempo dopo. Sentirete ovviamente la parte in cui lui accusa i militari ucraini. Sentirete una versione parziale di quanto ha dichiarato l’autista del taxi che trasportava i giornalisti. Di sicuro non sentirete dire che che erano andati li apposta per vedere gli scontri (o che l’autista li abbia portati li a loro insaputa per chissà quale motivo, in quanto per andare a Kramatorsk come sostiene Roguellon, si faceva un’altra strada). Nessuno si chiederà perché non è stato fatto un esame balistico da parte dei russi sui fori dei proiettili presenti sul taxi. Nessuno vi dirà in questa trasmissione che il taxi si trovava a 2 km di distanza dalla collina dove era Markiv e che pertanto quei proietti non potevano essere stati sparati dagli ucraini.

Possiamo anche dirvi cosa non vedrete ne sentirete nella puntata.

  • Per esempio non vi diranno che durante il processo l’accusa ha utilizzato un documento falso per minare l’attendibilità dei testimoni della difesa.
  • Non vi diranno che durante il processo non è mai emerso (e quindi non è stato mai provato) che Markiv fosse in una posizione in cui poteva vedere o colpire i giornalisti
  • Non ci sarà nessuna ricostruzione virtuale, neanche un disegnino, sul quale vengono riportare le condizioni ambientali e morfologiche, perché se lo facessero vi rendereste conto anche voi seduti su un comodo divano, che in una zona di guerra dove si sta sparando riconoscere tre civili a due kilometri di distanza mischiati ad altri militari in mezza divisa è una cosa impossibile.
  • Non vi faranno vedere alcun video degli scontri di quelle settimane, perché voi dovrete pensare che quei soldati sulla collina erano in gita premio ed essendo che sono dei sadici si divertivano a sparare sui civili.
  • Non vi diranno che questo è forse il primo processo per omicidio svolto tutto su “google maps” perché l’accusa si è rifiutata di andare a visionare la scena del crimine.
  • Non vi diranno che l’interrogatorio di Markiv da parte dell’accusa è stato un dei momenti più imbarazzanti per la Giustizia italiana con domande assurde che nulla avevano a che vedere con la morte di Rocchelli
  • Non vi diranno che durante la sua arringa l’avvocato Ballerini ha citato un documento OSCE che riportava esattamente il contrario di quanto ella sosteneva.
  • Non vi diranno che uno dei maggiori sostenitori di FNSI in questo processo è Sputnik, l’outlet della disinformazione russa in Italia.
  • Non vi diranno che i due giornalisti italiani, principali accusatori di Markiv, in aula si sono contraddetti più volte e non vi diranno che nell’ambiente dei reporter tutti sostengono che la loro condotta è inqualificabile e che rischia di far trascorrere buona parte della vita di un innocente in carcere.
  • Infine non vi diranno il perché abbiano voluto negare ai genitori del povero Andy di avere una verità sulla morte del loro figliolo, una verità che probabilmente è conosciuta da quell’Igor Strelkov che nessuno ha mai voluto sentire.

Ed allora per chi vuole “informarsi” un po’ di più consigliamo di visionare questi video, girati in quelle settimane non dai “naziucraini” ma dalle milizie russe che occupavano Sloviansk. Ovviamente queste cose non le vedrete nel servizio della RAI.

Partiamo dal far vedere quale era la situazione in quei giorni alla collina Karachun, è chiaro che si trattava di una situazione di GUERRA e non come ha tentato di far passare l’accusa come una situazione tranquilla dove i giornalisti potevano andare senza alcun problema.

Bombardamenti contro la collina di Karachun

In questo video la giornalista di RT si trova proprio nel punto in cui è stato ucciso Rocchelli. Dal minuto 00:50 si possono vedere persone armate in abiti civili. La giornalista indossa giubbotto antiproiettile con protezioni balistiche

In questo video stessa cosa. Va ricordato che la tesi dell’accusa è che dalla collina distante 2 km gli ucraini ad occhio nudo potevano distinguere i giornalisti dai soldati

In questo video il giornalista inglese sempre nei pressi del luogo della morte di Rocchelli. Nel video si vedono persone civili armate

Questo è un video che mostra una giornalista rapita a Sloviansk dai miliziani russi, tale video conferma quanto scritto dall’OSCE e confuta la versione dell’avvocato Ballerini

In questo video si vede come i miliziani trattavano i giornalisti a Sloviansk durante l’occupazione

Questo è il documentario girato da Simon Ostrovsky, famoso giornalista americano sequestrato a Sloviansk dai militanti russi

Questa la prima intervista a Roguellon che poi cambia totalmente versione davanti agli inquirenti italiani

Perche non sono stati sentiti i due testimoni che hanno ritrovato i corpi di Rocchelli e Mironov?? Eppure sono stati intervistati da un giornalista italiano, se ci è arrivato lui ad individuarli e intervistarli per i ROS sarebbe dovuto essere un gioco da ragazzi… Forse non volevano scomodare la Russia?

Questo è un fotogramma di un video che riprende un miliziano russo in abiti civili proprio nel luogo dove è morto Rocchelli, in tutti questi video si vedono quanti miliziani in abiti civili vi siano, pertanto è stata del tutto pretestuosa la considerazione dell’accusa che i militari ucraini non potevano non riconoscere i giornalisti in quanto sarebbero stati gli unici in abiti civili.

Questo è un’alto miliziano russo in abiti civili sempre a Sloviansk nei pressi della Zeus.

Uccisione di Rocchelli

L’ultima immagine la dedichiamo agli “investigatori” che se invece di passare tutto il tempo su google maps fossero andati una sola volta di persona su quella collina si sarebbero subito resi conto che la loro tesi accusatorio non era solo strampalata ma del tutto inattendibile. Questa è la sommità della collina Karachun, a due km di distanza vi è la fabbrica Zeus (edificio bianco della foto) dove c’era il passaggio a livello dove è morto Rocchelli. Guardate come si vedono grandi gli alberi e ditemi se era possibile (durante una azione di guerra) che dei soldati dall’interno delle loro buche potessero individuare dei giornalisti mischiati con altri miliziani in abiti civili e puntare il fuoco su di loro… E poi una domanda, ma se io fossi un soldato e mi stanno sparando contro, perché dovrei sparare a dei giornalisti e non al nemico che in quel momento mi vuole uccidere?

Poi rileggetevi questa nostra ricostruzione fatta a Luglio 2017 (due anni fa) dove ben prima del processo avevamo fatto emergere tutte le incongruenze emerse in questo processo.

Il principio dell’oltre ogni ragionevole dubbio, come affermato dalla giurisprudenza di legittimità, rappresenta il limite alla libertà di convincimento del giudice, apprestato dall’ordinamento per evitare che l’esito del processo sia rimesso ad apprezzamenti discrezionali, soggettivi e confinanti con l’arbitrio: si tratta di un principio che permea l’intero ordinamento processuale e che trova saliente espressione nelle garanzie fondamentali inerenti al processo penale quali la presunzione di innocenza dell’imputato, l’onere della prova a carico dell’accusa, l’enunciazione del principio in dubio pro reo e l’obbligo di motivazione e giustificazione razionale della decisione a norma degli artt. 111 c. 6 Cost. e 192 c. 1 c.p.p.

Qui non siamo di fronte ad un “dubbio” qui siamo di fronte ad indizi raffazzonati messi insieme per tenere in piedi una sgangherata accusa contro un capro espiatorio perfetto, un italo ucraino che si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Su quella collina vi erano 150 soldati ma nessuno di loro aveva mai fatto da fixer a due giornalisti italiani (a proposito, che questo sia di monito a tutti, non fidatevi dei giornalisti italiani, vi vendono per un piatto di lenticchie), ne è mai tornato in Italia a trovare i genitori.

Durante tutto il processo l’accusa non è riuscita neanche a determinare con certezza la posizione di Markiv. Pertanto provate ad immaginare una azione di guerra (come quelle che vedete nei film) su una collina 150 uomini dell’esercito ucraino, alla base della collina il nemico formato da militari russi e milizie mercenarie. Un fitto scambio di colpi da ambedue la parti e…. il colpevole è Markiv?? Come hanno scelto lui tra i 150 del battaglione?? Ve lo diciamo noi, era l’unico che parlava italiano, che aveva il doppio passaporto e l’unico che è venuto in Italia. Hanno scelto uno tra 150 a caso (ammesso che Rocchelli sia stato ucciso veramente da un colpo di mortaio partito dalla sommità della collina e non da uno dei russi che avevano i mortai posizionati all’interno della fabbrica Zeus) e gli hanno affibbiato il titolo di “assassino”. Secondo voi questa si può chiamare giustizia??

Un processo farsa che forse supera per la sua assurdità anche il processo a Enzo Tortora. Non può che non finire con una assoluzione “per mancanza di prove“, una formula che salverebbe la faccia alla giustizia italiana per aver tenuto in carcere due anni un innocente senza alcuna prova, anche se in un qualsiasi altro processo Markiv sarebbe assolto perchè “il fatto non sussiste“.

La trasmissione del 15 giugno ha il profumo dell’ultimo disperato tentativo per spostare dall’aula del Tribunale di Pavia il processo e ottenere almeno una sentenza di condanna mediatica e magari influenzare un po’ la corte popolare. In ballo ci sono un sacco di soldi che fanno tanto gola alle parti civili, alla faccia del raggiungimento della verità e della memoria dei poveri Rocchelli e Mironov.

Chi crede, può solo augurarsi che un giorno tutti i corvi che hanno tramato in questi anni contro Vitaly Markiv, abbiano un sussulto di coscienza sapendo che un giorno dovranno rendere conto a chi sta più in alto di noi. Dovranno rendere conto delle loro malefatte e magari prima avranno trascorso lunghe notti insonni perché consapevoli che con dolo e lucida coscienza hanno contribuito a privare la libertà di un innocente.